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Perin va al Benfica. Scelta giusta o l’ennesima trappola estera per un portiere italiano?

Lasciare la Juventus per approdare alla “Juventus” del Portogallo. È questo il futuro di Mattia Perin, che ha deciso di sposare il progetto del Benfica, la squadra più titolata della Primeira Liga (trentasette titoli – due in più dei bianconeri – di cui l’ultimo conquistato solo due mesi fa). E il palcoscenico della Champions League ad attendere l’ex portiere del Genoa, che vuole assolutamente tornare a essere protagonista e riconquistare la maglia della Nazionale. Ma se la scelta di Perin sarà stata giusta o sbagliata lo sapremo solo tra un po’ di tempo. Infatti, nonostante l’Italia vanti un’ottima tradizione, i portieri italiani hanno faticato più del previsto all’estero. Non tutti chiaramente, ma sono stati molti gli esempi di estremi difensori che hanno fallito lontano dal nostro paese.

Anche Emiliano Viviano ha provato l’avventura portoghese. In realtà si trattava della sua seconda esperienza fuori dall’Italia (nella prima, all’Arsenal, non giocò praticamente mai e finì alla Sampdoria). Lo scorso anno ha accettato le lusinghe dello Sporting Lisbona, rivale storica del Benfica. Ma l’esonero di Mihajlović, il tecnico che lo aveva voluto fortemente, ne ha scaturito il declino ancora prima di iniziare e così a gennaio Viviano è passato alla SPAL.

Poco fortunata anche l’avventura estera di Morgan De Sanctis. Nel 2007 il portiere abruzzese si liberò dall’Udinese in virtù dell’art. 17 del Regolamento FIFA (=ogni giocatore che ha firmato un contratto prima di 28 anni si può svincolare tre anni dopo che l’accordo è stato firmato; se lui ha 28 o più anni, il tempo limite è ridotto a due anni) e venne ufficializzato dal Siviglia. Ma in Andalusia rimase solamente una stagione, giocando per di più pochissimo, visto che gli veniva preferito l’esperto Palop. L’anno dopo, prestito al Galatasaray, andò meglio ma alla fine della stagione De Sanctis fece ritorno in Italia.

Ma la lista è ancora lunga. Come scordare l’infelice parentesi di Massimo Taibi al Manchester United, in cui si rese protagonista di papere ed errori clamorosi. E per rimanere Oltremanica, i flop di Michael Agazzi (Middlesbrough), Generoso Rossi (QPR), Matteo Sereni (Ipswich Town), Daniele Padelli (Liverpool). Oppure le infruttuose esperienze spagnole di Francesco Bardi (zero presenze con l’Espanyol nel 2015/16), Christian Abbiati (solo una stagione con l’Atlético Madrid), Marco Storari (una retrocessione con la maglia del Levante) e Alberto Brignoli (sceso solo una volta in campo a difesa della porta del Leganés).

Uno dei pochi ad affermarsi all’estero è stato Salvatore Sirigu, che difese la porta del Paris Saint-Germain per cinque stagioni conquistando quattro scudetti, due Coppe di Francia, tre Coppe di Lega e tre Supercoppe di Francia. Ma anche il portiere sardo, prima di tornare a in Italia al Torino, fece un autentico buco nell’acqua durante l’annata in Spagna (in cui si divise tra Siviglia e Osasuna).

Tornando al discorso iniziale, Perin cerca il rilancio in Portogallo e ha scelto la squadra migliore, dal punto di vista del blasone e delle possibilità di vincere. Giocherà la Champions e questo probabilmente gli ha fatto accettare le avances portoghesi. Ma la sua avventura sarà tutt’altro che facile. Rischia di diventare una trappola, soprattutto se la sua fase di ambientamento dovesse durare più del previsto.