Dopo le emozioni che ha saputo regalare la Nazionale Italiana Femminile di Milena Bertolini, con una corsa entusiasmante terminata purtroppo ai quarti di finale con l’Olanda, il Mondiale Femminile di Francia 2019 ha vissuto il suo ultimo atto con la finale tra Stati Uniti e Olanda, vinta dalle americane che hanno ottenuto il loro quarto successo su otto edizioni della massima competizione internazionale. Ora che si sono spenti i riflettori, è ovviamente tempo di bilanci.
Il primo a tracciare un bilancio è, neanche a dirlo, il presidente della FIFA Gianni Infantino, che ha espresso tutta la sua soddisfazione per il Mondiale francese, parlando di “migliore edizione di sempre” e di “una Coppa del Mondo fenomenale“. Infantino ha anche rilanciato sull’appoggio della FIFA al calcio femminile, dicendo che non bisogna perdere tempo e che bisogna volere una Coppa del Mondo ancora più grande, dicendosi favorevole all‘ampliamento della fase finale da 24 a 32 squadre entro il 2023. Inoltre, ha anche annunciato che dal prossimo anno creerà anche una Coppa del Mondo femminile per club, ribadendo che la FIFA sosterrà un investimento complessivo di 1 miliardo di euro sul calcio femminile.
Il secondo bilancio da tracciare è quello relativo al continuo incremento del calcio femminile: solo il calcio italiano, per esempio, ha fatto registrare quasi 1,1 milioni di calciatori tesserati nella stagione 2017-2018, di cui i nati all’estero sono pari a 59.842, con un aumento del 35% rispetto ai 44.294 registrati nel 2009-2010. Con questi numeri il calcio italiano si posiziona al quinto posto in Europa per calciatori tesserati, dietro solo a Germania (2,2 milioni), Francia (2,1), Inghilterra (1,5) e Olanda (1,2). Oltretutto, i grandi marchi si stanno avvicinando a questo sport con entusiasmo, sfruttando un’opportunità unica di comunicazione legata a valori fondamentali non solo nello sport ma anche nella vita quotidiana.
Il terzo bilancio bisogna farlo, giocoforza, sugli Stati Uniti: la nazionale a stelle e strisce ha disputato un’edizione da record. Basti citare alcuni numeri: 26 gol segnati, di cui 13 solo contro la Thailandia (e cinque solo di Alex Morgan), con una differenza reti di +23, 12 vittorie consecutive e 17 gare da imbattute e 6 Coppe del Mondo in cui ha segnato Carli Lloyd, superando il record di Birgit Prinz. E quelli che abbiamo citato sono tutti record. Le americane venivano da un ricambio generazionale e dall’addio di icone come Abby Wambach, Hope Solo, Christie Rampone e Heather O’Reilly ma hanno trovato stelle come Rose Lavelle, Mallory Pugh, Abigail Lynn Dahlkemper e Tierna Davidson. In più la presenza in panchina di una allenatrice come Jillian Ellis è sinonimo di garanzia.
Però ora, come in un ipotetico percorso circolare, torniamo alle prime affermazioni di Infantino e chiediamoci: è stato davvero il miglior Mondiale Femminile di sempre? Beh, si potrebbe dire di no, almeno a guardare i numeri di partecipazione del pubblico (1.131.312 spettatori con una media di 21.756 per match, meno di Cina 2007 e Canada 2015). Inoltre ci sono state alcune polemiche che sono nate nel corso della manifestazione che hanno lasciato perplessi: per esempio, non c’era nessun cartello promozionale a Parigi sulla Coppa del Mondo, tranne che nella zona attorno al Parco dei Principi e al museo temporaneo della Coppa del Mondo a Châtelet, oppure l’utilizzo delle regole di gioco aggiornate e approvate dall’IFAB, che ha portato molti a ipotizzare l’utilizzo delle calciatrici come “cavie” per il calcio maschile, con un comportamento potenzialmente sessista. In questo caso è dovuto scendere in campo Pierluigi Collina, capo degli arbitri della FIFA, a spiegare che è tradizione che le nuove regole arbitrali vengano introdotte a giugno, prima dei grandi tornei nazionali.
E ora? E ora ci vorranno altri quattro anni prima del prossimo Mondiale Femminile che si giocherà in una nazione tra Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Colombia, Giappone, Nuova Zelanda, Sudafrica o Corea del Sud, con gli asiatici che hanno espresso interesse a organizzare un’edizione congiunta con la Corea del Nord. Non ci resta che aspettare.