Il ritorno di Frank Lampard al Chelsea, nella vigilia della stagione più dura degli ultimi anni
Dopo solo una stagione in Blues, Maurizio Sarri è tornato in Italia e ha lasciato il vuoto sulla panchina del Chelsea. Nonostante la vittoria dell’ultima Europa League, la situazione dei londinesi è particolarmente critica. Il presidente Roman Abramovič pare sempre più distaccato dal club e il blocco del mercato per un altro anno costringe a disputare la prossima stagione con i giocatori che si hanno in casa. A tutto ciò, vanno aggiunti la recente cessione di Eden Hazard al Real Madrid e il ritorno di Gonzalo Higuaín alla Juventus.
Con un contesto di questo genere, nessun allenatore si è messo fuori da Stamford Bridge a fare la fila. Così, la dirigenza russa ha deciso di affidare la panchina a Frank Lampard. Dopo solo un anno di esperienza da manager, per altro in Championship, Lampard si ritrova già alla guida del club di cui detiene il record di gol e di cui è stato perno per anni. A chi altro poteva essere affidata, se non a una bandiera, la panchina per la prossima stagione?
Il primo dato di fatto da sottolineare è che per la prima volta Abramovič non caricherà di estreme pressioni il neo tecnico. La lista dei predecessori di Lampard è strabordante di nomi di primissimo piano, ai quali venne esplicitamente chiesto di portare trofei su trofei a Stamford Bridge. Fra gli altri, infatti, sono passati dal Chelsea Mourinho, Ancelotti, Hiddink, Conte, Scolari, Benítez. Insomma, sempre solo nomi altisonanti che avessero già in bacheca vittorie e riconoscimento internazionali. L’arrivo di Lampard, quindi, sancisce una rottura, un po’ inaspettata e un po’ inevitabile. A ripercorrere gli altri allenatori passati dalla panchina del Chelsea, però, incappiamo anche nel nome dell’unico che è riuscito a portare i Blues sul tetto d’Europa: Roberto Di Matteo. Similarità con Frank? Anche l’italiano era scarico di pressioni.
Fra le questioni da affrontare, Lampard dovrà gestire il rapporto fra la frangia più giovane e quella più esperta della rosa. Per quanto riguarda i primi, non va dimenticato che Lampard è cresciuto in quel West Ham in cui i più giovani pulivano gli scarpini ai più anziani. Nello spogliatoio del Chelsea ci sono diversi potenziali talenti pronti a imporsi in Premier League, ma in questi casi è fondamentale il ruolo di chi li deve gestire. Per quanto riguarda i secondi, il neo allenatore Blue ha già confessato il suo desiderio di avere personalità forti in spogliatoio e ha anche fatto i nomi: David Luiz, Azpilicueta, Kanté, Jorginho, Giroud e Willian. Con una situazione societaria complicata, “the attitude of the players” sarà fondamentale e Lampard pare averlo chiaramente capito.
Inoltre, costretto dal blocco del mercato in entrata (che comunque vedrà arrivare Christian Pulisic, acquistato a gennaio), Lampard ha già esternato la sua intenzione di valorizzare alcuni dei giocatori accantonati dai suoi predecessori. I primi a cui Frank vuole dare una possibilità sono Danny Drinkwater, evanescente da quando è al Chelsea, e Michy Batshuayi, in rientro dal prestito al Crystal Palace. Anche in questo caso, Lampard non ha avuto dubbi e ha dichiarato che il loro futuro al Chelsea dipenderà da “the attitude of the players“.
Le grane all’interno del mondo Chelsea non fanno dormire sonni tranquilli ai suoi tifosi, che però paiono aver appreso con soddisfazione il ritorno di Lampard. Il neo tecnico dovrà riuscire quanto meno a mantenere il Chelsea in lotta per la Champions League, cercando di sfruttare le sole capacità già detenute in casa. L’errore da non fare, però, è quello di dare per spacciato il futuro di Lampard, soprattutto ricordandoci esempi del calibro di Zidane, il quale, senza aver mai allenato e con molti osservatori avversi, portò il Real Madrid a vincere la Champions League per tre volte consecutive.