Si è conclusa la 22/a edizione degli Europei Under 21 con un successo della Spagna che è stato netto e meritato, ma durante il corso della manifestazione sono tanti i giocatori che hanno saputo mettersi in mostra. Basandoci sulle prestazioni, sull’undici scelto dall’UEFA e su un confronto interno alla nostra redazione, abbiamo stilato una top 11, comprensiva di panchina, che abbiamo deciso di schierare secondo un 4-4-2 iper offensivo, che in fase d’attacco diventa praticamente un 4-2-4, con due ali e due punte centrali.
LA TOP 11 DI EURO UNDER 21
1) Alexander Nübel (GERMANIA): gli si può tranquillamente perdonare la respinta corta che ha propiziato il raddoppio di Dani Olmo in finale, perché probabilmente anche senza quell’errore la Germania avrebbe perso contro la Spagna. Il portierone dello Schalke 04 si è reso protagonista di un torneo ad alti livelli, dando dimostrazione di grande sicurezza tra i pali. Dei 7 gol subiti, addirittura quattro sono su rigore, e va ricordata la paratona in semifinale sul colpo di testa di Pușcaș, che ha evitato un potenziale 3-1 e probabilmente la fine dei giochi per i tedeschi.
2) Lukas Klostermann (GERMANIA): terzino vecchio stile, ricorda gli esterni di una volta. Non è un fulmine di guerra sulla fascia, ma ha notevole classe e sa fare alla grande entrambe le fasi. Ha un ottimo piede destro ed è dotato di buona fisicità da far valere nell’uno contro uno. Anche per la sua duttilità, il giocatore del Lipsia è un ottimo prospetto e, non a caso, è già nel giro della Nazionale maggiore.
3) Jonathan Tah (GERMANIA): non lo scopriamo certo oggi, visto che da diverse stagioni gioca da protagonista in Bundesliga con la maglia del Bayer Leverkusen. Tra l’altro, conta già 6 presenze con la Germania dei grandi. Eppure non è mica scontato confermarsi in un torneo breve come questo: lui tuttavia ha sempre sfoderato prestazioni di livello, confermandosi un leader difensivo e una sicurezza in marcatura.
4) Jesús Vallejo (SPAGNA): il capitano della Rojita merita un posto nella top 11, pur avendo sofferto nella gara d’esordio contro Chiesa e compagni. Nel prosieguo della competizione, però, ha saputo riprendersi, dando sicurezza alla Spagna a livello difensivo. Bravo nella marcatura ma anche nell’impostare l’azione, ha il merito di aver neutralizzato in finale, assieme al compagno di reparto Unai Núñez, lo spauracchio Waldschmidt.
5) Joakim Mæhle (DANIMARCA): vera sorpresa del torneo, pur avendo disputato soltanto due partite nella fase a gironi (nella prima contro la Germania era stranamente in panchina), che, guarda caso, sono coincise con le due vittorie danesi. Terzino da entrambe le fasce, il giocatore del Genk è risultato decisivo specialmente nella gara vinta 3-1 contro l’Austria, mettendo a segno una doppietta che dimostra la sua abilità in fase di spinta e negli inserimenti verso l’area di rigore. Da tenere d’occhio in ottica futura.
6) Fabián Ruiz (SPAGNA): l’MVP di Euro Under 21, naturalmente, non poteva non essere il perno del nostro undici. In Italia già da tempo abbiamo avuto il piacere di apprezzarne le qualità, ma ci sembra che il ragazzo migliori col passare del tempo. Protagonista di un torneo pazzesco, anima di una Spagna che sa cadere e rialzarsi, lottare e colpire. Chiude il suo Europeo con 1 assist e 2 reti, la seconda delle quali in finale contro la Germania, sette minuti dopo il fischio d’inizio grazie a una giocata e a un sinistro dalla distanza degni di un campione. Il Napoli ora si ritrova in casa un fenomeno vero e proprio e non può che sfregarsi le mani.
7) Dani Ceballos (SPAGNA): a differenza dei compagni, lui aveva lasciato il segno anche nella gara d’esordio persa contro l’Italia, con un bellissimo gol a giro da fuori area. MVP negli Europei in Polonia due anni fa, era chiamato a ripetersi e, possibilmente, stavolta a vincere il titolo. Obiettivi ampiamente centrati e conferme su conferme: questo ragazzo ha qualità sconfinate, sa nascondere la palla, ha una rapidità nei movimenti e nel dribbling che in pochi possiedono e la visione di gioco dei grandi centrocampisti iberici. Il futuro è dalla sua, se saprà giocare in questa maniera anche con la maglia del Real Madrid. A proposito, siamo sicuri che resterà con i blancos?
8) Dani Olmo (SPAGNA): l’altro Dani d’oro della truppa di de la Fuente è questo esterno d’attacco in forza alla Dinamo Zagabria. Guarda Italia-Spagna dalla panchina, ma dalla seconda gara è titolare inamovibile, collezionando 3 gol e 1 assist nelle quattro gare disputate. Importantissimo il momentaneo 2-0 alla Germania in finale, in cui emergono tutte le sue qualità: scavetto dolce e delicato dopo la respinta corta di Nübel e sfera che si infila lenta e inesorabile. Fantasia, estro, dribbling: anche in questo caso siamo al cospetto di un giovane che può crescere ancora tanto e, chissà, diventare un punto fermo della Spagna che verrà.
9) Federico Chiesa (ITALIA): vero che gli Azzurrini sono usciti dal torneo per grossi demeriti propri (brucia ancora la sconfitta contro la Polonia), ma è altrettanto vero che l’eliminazione è dipesa anche da una formula scellerata, che fortunatamente verrà cambiata già fra due anni in Ungheria e Slovenia. Resta, in ogni caso, la grande vittoria contro quelli che ora sono i campioni europei, una vittoria targata Federico Chiesa, di gran lunga il migliore fra gli italiani, e non solo nella gara d’esordio. Chiude con 3 gol e lasciando l’impressione di poter essere devastante quando decide di cambiare passo. Se la Spagna ha un grande futuro davanti a sé, anche noi non possiamo certo lamentarci.
10) Gian-Luca Waldschmidt (GERMANIA): capocannoniere di Euro Under 21 con 7 reti, per lui un amaro secondo posto (e una prestazione in finale abbastanza deludente), con la consolazione di aver eguagliato il record dello svedese Marcus Berg agli Europei del 2009. L’attaccante del Friburgo ruba la scena al collega Marco Richter, mettendo in mostra tutto il proprio repertorio: tiri dalla distanza, calci piazzati, pallonetti e in generale un’ottima visione di gioco. Indossa la maglia numero 10, ma ha movenze da 10 e da 9 allo stesso tempo. Ora non può più nascondersi, ci si attende tanto da lui nell’immediato futuro.
11) George Pușcaș (ROMANIA): siamo sinceri, ci ha sorpreso. Il giovane attaccante rumeno dell’Inter si è rivelato un valore aggiunto nella sorprendente Romania di Mirel Rădoi: 4 gol, di cui 3 su rigore, ma non solo, perché ha dimostrato di saper difendere la palla, di far salire la squadra e di saper lottare in mezzo ai centrali avversari. Allo stesso tempo, si è rivelato pericolosissimo anche come finalizzatore (fra legni e miracoli dei portieri, il suo bottino poteva essere persino più consistente). Insomma, a 23 anni sembra aver raggiunto una grande maturità. Chissà che non riesca a ritagliarsi uno spazietto addirittura nella rosa dell’Inter, agli ordini di mister Conte.
IN PANCHINA
POR – Paul Bernardoni (FRA)
DC – Dayot Upamecano (FRA)
TD – Cristian Manea (ROM)
TS – Junior Firpo (SPA)
CC – Alexandru Băluță (ROM)
CC – Mahmoud Dahoud (GER)
TQ – Nadiem Amiri (GER)
AS – Mikel Oyarzabal (SPA)
PC – Marco Richter (GER)