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Il muro polacco e l’inconsistenza azzurra. Le ombre dell’Italia di Di Biagio

La vittoria in rimonta con la Spagna aveva fatto pensare a un girone eliminatorio in discesa. E aveva mascherato le difficoltà incontrate contro gli iberici, soprattutto nella prima parte di gara. La giovane Italia di Di Biagio esce completamente ridimensionata dal match con la Polonia: sconfitta e con il morale quasi azzerato, dopo una prestazione che, al netto delle evidenti difficoltà a superare il muro polacco, è stata molto al di sotto delle aspettative. Adesso la classifica si fa complicata, perché non basterà una semplice vittoria contro il fanalino di coda Belgio per staccare il pass per le semifinali (a cui, ricordiamo, accederanno le prime tre di ogni girone più la migliore seconda).

È stata una brutta botta, difficile da assorbire rapidamente. Il fatto che l’Italia abbia dominato il possesso palla significa poco, se si commisura alla reale pericolosità e al gioco espresso dagli azzurri. L’inizio della partita è stato confortante, con il solito Chiesa a dettare legge sulla fascia sinistra. L’attaccante della Fiorentina sembrava in serata, come quando praticamente da solo, era riuscito ad agguantare la Spagna. Ma alla luce del prosieguo del match, ha finito per essere l’unica freccia “scagliabile” contro l’insormontabile fortezza polacca, disposta in assetto da guerra – con il solo Kownacki in attacco – pur di difendere il risultato.  A complicare una situazione già ingarbugliata ci ha pensato al 40′ il gol di Bielik, una scoccata che ha trovato impreparata tutta la difesa azzurra, compreso Meret.

Nel secondo tempo ci si aspettava un’Italia più battagliera e grintosa, disposta a gettare il cuore oltre l’ostacolo. E l’inserimento di Kean faceva presagire un cambio di passo. Ma gli azzurrini, in realtà, non sono mai riusciti ad accelerare. Ci hanno provato, certo. Ma in maniera poco convinta, con cross che l’arcigna difesa polacca è riuscita a respingere senza troppi affanni. È mancata la lucidità di trovare alternative a un gioco un po’ troppo bloccato e prevedibile, reso ancora più macchinoso dal catenaccio avversario. Basti pensare che l’unico vero grattacapo alla porta di Grabara è stato il tiro da fuori di Pellegrini che ha centrato il palo a portiere battuto.

È inutile girarci intorno. La delusione è cocente e Di Biagio finisce inevitabilmente sul banco degli imputati. Per carità, l’Italia è ancora in corsa per la qualificazione e i processi si faranno, semmai, alla fine del campionato europeo. Ma stasera ha perso un’occasione d’oro: ha fallito il più classico dei match-point e adesso dovrà sperare in una sconfitta della Polonia (oltre che vincere contro il Belgio) per agguantare il primo posto. Al ct italiano si imputano le scelte iniziali di formazione (ben quattro cambi rispetto all’esordio) e la gestione tattica dell’intera partita. Ma in generale la vera criticità è rappresentata dalla scarsa propensione al gioco collettivo: poche trame di squadra, molti squilli individuali. E finché hai Chiesa che ti risolve le partite bene; ma poi, quando questo non basta, allora si complica tutto. Chissà cosa accadrà, ma la Nazionale Italiana – considerata la più forte degli ultimi Europei – rischia sempre di più il flop.