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Nonostante tutto… Cento di questi anni, Salernitana

Domani è il 19 giugno 2019. Una data che sancisce l’ingresso – nel sempre più nutrito gruppo di società calcistiche centenarie – della Unione Sportiva Salernitana. Era il 19 giugno 1919, infatti, quando Adalgiso Onesti, Matteo Schiavone e Vincenzo Giordano costituirono a Salerno, presso Corso Umberto I al civico 67 (attualmente Via Mercanti) l’Unione Sportiva Salernitana.

Riassumere cento anni di storia della Bersagliera – questo il soprannome storico della Salernitana – in poche righe è impresa improba, ma ci proviamo. Innanzitutto i numeri: 94 campionati (contando anche il prossimo 2019/2020) disputati suddivisi in 6 di primo livello (alle note Serie A 1947/1948 e 1998/1999, vanno aggiunti nel calcolo anche i tornei di Prima Categoria 1920/21 e 1921/22 e quelli di Prima Divisione 1923/24 e 1924/25), 37 di secondo livello (ai tornei di Serie B bisogna affiancare i campionati di Seconda Divisione 1927/1928 e quelli di Prima Divisione (il primo livello era stato ribattezzato “Divisione Nazionale”) che vanno dal 1928 al 1935. E va aggiunto anche il primo campionato disputato in assoluto dalla Salernitana, la Promozione Regionale 1920. Completano il quadro 50 campionati di terzo livello suddivisi tra Terza Divisione, Serie C, Serie C1, Lega Pro Prima Divisione e Lega Pro Unificata e l’unico di quarto livello, il campionato di Seconda Divisione Lega Pro 2012/2013.

Poi i colori sociali. Oggi tutti riconosciamo universalmente il granata come colore della Salernitana, ma la maglia originale era “modello argentina” a strisce verticali bianche e celesti e in alcune occasioni è stato utilizzato lo stesso celeste. Il granata divenne stabile a partire dal 1943 dopo essere stato utilizzato in una prima occasione nel 1927 per assicurare la continuità calcistica con il Campania, il sodalizio che rappresentò la Salerno calcistica dal 1925 al 1927.

Poi il simbolo. Il cavalluccio marino, disegnato dal Maestro Gabriele D’Alma nel 1947 e stilizzato da Jack Lever nel 1986 nell’attuale configurazione. Un simbolo “giocoforza” sostituito dalla “palla di pezza” dal 2005 al 2010, richiamando uno dei primi loghi della Salernitana.

Poi i calciatori. La Salernitana ha avuto tra le sue fila calciatori di livello assoluto. Due nomi su tuttI: Pierino Prati e Agostino Di Bartolomei. Ma l’elenco può continuare con Marco Di Vaio, Arturo Di Napoli, Gennaro Gattuso. Sebbene i tifosi granata siano affezionati a nomi meno noti a livello nazionale ma che hanno lasciato un’impronta indelebile nei cuori dei sostenitori della Bersagliera. Da Margiotta, Iacovazzo, Valese e Onorato a Pisano, Lazzaro, Breda, Grimaudo, Tosto, Tudisco passando per Pantani, Capone, Rigotto, Scarnicci, Leccese, Messina, Zaccaro, Pecoraro, Ferrara, Della Monica, ecc ecc….

Poi gli allenatori. Gipo Viani, il Maestro del “Catenaccio” all’italiana, nato proprio a Salerno nel 1947 prendendo spunto dall’intuizione di Antonio Valese avuto nell’occasione dello storico torneo sulla spiaggia di Santa Teresa. E poi Tom Rosati, Ferenc Hirzer, Giancarlo Ansaloni, Delio Rossi, Fabio Brini, Carlo Perrone, i tecnici vincenti della Salernitana. Un elenco che comprende anche e giustamente Leonardo Menichini, una promozione in B e due salvezze in cadetteria ai playout, l’ultima appena una decina di giorni fa contro il Venezia.

Poi i presidenti. Tanti si sono affacciati a questa carica ma pochi sono degni di nomina. L’elenco comprende Enrico Carpinelli, Domenico Mattioli, Pasquale e Michele Gagliardi, Giuseppe Tedesco, Giuseppe Soglia e Aniello Aliberti. Basta. Probabilmente sull’ultimo nominativo, alcuni non saranno d’accordo ma è comprensibile, il bello della democrazia e della libertà di pensiero è anche questo.

Infine, l’attualità. La Salernitana è, da otto anni a questa parte, nelle mani di Claudio Lotito e Marco Mezzaroma. Una gestione bifronte. Sensazionale nei primi quattro anni con tre promozioni dalla D alla B e con la ciliegina sulla torta della conquista della Coppa Italia di Lega Pro nel 2014. Disdicevole negli ultimi quattro. Vero, sono giunte quattro salvezze in cadetteria ma a seguito di campionati dove si è percepita la spiacevole sensazione (attenzione, sensazione e basta, lungi da noi l’idea di ipotizzare che sia tutto programmato altrimenti saremmo i primi a chiudere baracca e burattini e a tornarcene a casa, meglio ribadirlo a scanso di equivoci) di assistere allo stesso copione. Partenza ottima, crisi di risultati a gennaio e febbraio, cambio dell’allenatore, direttore sportivo sempre puntualmente confermato, ripresa ad aprile con playoff sfiorati.

Quest’anno, l’anno del Centenario, invece, non vi è stata alcuna ripresa ad aprile. Anzi, in primavera la Salernitana è crollata e solo l’avvento di Menichini ha ottenuto una salvezza acciuffata per i capelli, ai rigori nel playout col Venezia. Un anno bruttissimo anche dal punto di vista della tifoseria, che si è spaccata in due tra “filosocietari” e “antisocietari”, una divisione che si ripercuoterà anche sulle manifestazioni per celebrare il Centenario, dato che i primi non andranno alle feste organizzate dai secondi e viceversa. Sì, perché, sempre a scanso di equivoci, l’Unione Sportiva Salernitana di Lotito e Mezzaroma per il 19 giugno 2019 non ha organizzato assolutamente nulla, benché voci di corridoio sussurrano che il sodalizio cercherà di porre rimedio a questa evidente mancanza in breve tempo.

Come risanare questa frattura in seno alla tifoseria granata? La bacchetta magica non è a disposizione di nessuno. Però l’esperienza insegna che in una trattativa le due parti in contrapposizione fanno parlare i loro esponenti più “moderati”, mettendo a tacere i più “facinorosi” che sguazzano nella divisione. Ecco, seguire questo vademecum consolidato rappresenterebbe un punto di partenza. Però, ora spazio alla festa. Ecco perché, nonostante tutto, Auguri Salernitana! Cento di questi anni!