Home » Coni, dal Pupone al Piagnone: a chi giova?

Dal Pupone al Piagnone in mondovisione. Che figura abbiamo fatto? Da italiano non riesco a darmi pace: pane al pane e Totti a tutti, giustamente “le bandiere non passano”. Ma allora come mai quella bianca a cinque cerchi finisce tra i panni sporchi romanisti?

Una nuova Lavanderia Coni, come tre anni fa, fiction di successo che di sportivo aveva ben poco, protagonisti la vedette neosindaco Raggi col gran rifiuto per Roma2024 e il presidente spazientito Malago’ che torno’ piccato dal Campidoglio. Via col vento di una promessa non mantenuta, nella Capitale sta diventando un’abitudine per non dire vizio. E se domani e’ un altro giorno, ci si domanda quale messaggio olimpico doveva avere la diretta del divorzio di Totti- Pallotta, trasmesso nell’edificio principe dello sport italiano su scala internazionale (e in senso lato edificante di tutto il movimento sportivo italiano) garanzia pure del nostro sport bandiera, il calcio, preda di continui scandali e ribaltoni.

Roma caput mundi sarebbe da illusi affermare che non e’ cosi’, una citta’ dove ogni tre palazzi c’e’ un ministero e le agenzie di stampa vivono di politica, sport e gossip: quello andato in scena ieri al Foro Italico sulla tv nazionale e’ in fondo un atto quasi dovuto. Anche se da italiani non ha convinto. Tutti ai piedi di Totti, ma il re era nudo e nessuno lo ha avvisato di coprirsi, almeno con un patentino di direttore sportivo prima ancora che DT. That is the question.

Totti ne esce rinfrancato con la coerenza di metterci la faccia, genuino leale eterno capitano giallorosso e della Nazionale italiana, a cui siamo tutti debitori –dal titolo Mondiale in Germania alla pagella sicura nel Fantacalcio – mentre il Coni fa autogol. La Sala d’Onore del nostro Sport ha dato voce, ha dato pubblico sostegno a un’arringa personale senza controparti da interpellare e senza precedenti, per attaccare le magagne private di un club: un’operazione che dietro a Totti ancora una volta di sportivo ha poco.

L’unico fattore veramente Olimpico e’ lo stadio di Roma. Se davvero “gli americani vogliono far fuori i romani” ( nessun controllo mediatico dal Coni sulla frasi del Pupone che peraltro ricomincerebbe solo con una nuova proprieta’) fa drizzare le antenne e pare convergere verso interessi paralleli. Insomma l’italian job resta ma doveva agire in sedi diverse. Ora si spera di non ingenerare un confessionale sportivo in stile Grande Fratello, mera carne fresca per le decine di cannibali del rotocalco. Pure questo abbiamo volgarmente preso dagli inglesi. Manca solo che l’entourage di Pallotta, in futuro, risponda dalla Casa Bianca.

Per ora hanno perso lo sport italiano e tutte le battaglie personali silenziose lungo la penisola, per migliorare il proprio grado di formazione, anche se sei stato un Campione. Quello si’, il Coni avrebbe il dovere di rimarcarlo prima di altri interessi.