Una chiacchierata con…Aurora Campagna – 1/a puntata
Dopo Francesca Indelicato, la lotta femminile torna a essere protagonista della nostra chiacchierata con Aurora Campagna. Ventenne savonese, portacolori delle Fiamme Oro, Aurora Campagna è salita alle luci della ribalta lo scorso mese di aprile quando, agli Europei di Budapest, ha conquistato una splendida medaglia d’argento nella categoria dei 62 kg. E ovviamente la nostra chiacchierata non può non cominciare da questo grande risultato.
Ciao Aurora. Allora, ti stai abituando all’idea di essere una vice-campionessa d’Europa o non ci credi ancora?
Ciao. Devo dire che mi fa ancora “strano” essere definita vice-campionessa d’Europa. Sarà per l’importanza del titolo, ma ancora adesso in alcuni momenti fino all’ultimo non ci credi che sia vero. In ogni caso, questa medaglia mi sta dando tanta consapevolezza in più.
Quali persone sono state importanti nel tuo percorso di atleta verso il raggiungimento di questo obiettivo?
Ci sono state tante persone che mi hanno dato un aiuto e, soprattutto, un esempio. In primis, vorrei ringraziare la mia società di lotta, la Portuali Lotta Savona. Qui ho appreso i principi basilari del “buon sportivo” e la metodologia di allenamento. Poi in Nazionale, il Team Manager che mi ha dato l’opportunità di partecipare alla gara, il direttore tecnico Enrique Valdes, l’allenatore Adrian Droeshout e alcune mie compagne di squadra che con il loro impegno ti danno la forza a impegnarti ancora di più.
Ora il principale obiettivo diventa la qualificazione olimpica per Tokyo 2020. Quali sono i passi da compiere per centrare questo importante traguardo?
Beh, diciamo che non esiste un vero e proprio cammino in tal senso. Sarebbe anche facile se fosse così. L’unica cosa che bisogna fare è dare il meglio, fare ciò che le si vien detto e impegnarsi sempre per poter conseguire questo obiettivo.
Cosa rappresentano per te le Olimpiadi?
Le Olimpiadi per me sono un sogno. I Giochi sono quella fantasia che hai fin da bambina. Mi viene istintivo associare alle Olimpiadi la parola “chissà”. Quando pensi alle Olimpiadi automaticamente pensi: “chissà se riuscirò a parteciparvi?”. Dovessi andarci, realizzerei qualcosa di davvero speciale.
Torniamo ai recenti Europei di Budapest. Nel tuo cammino verso la finale, hai affrontato e vinto l’incontro con l’ungherese Marianna Sastin. Quest’ultima è un’atleta esperta e di livello, che può vantare nel suo palmarès un oro mondiale e sei medaglie a livello europeo. Quando si affrontano avversarie titolate, c’è il rischio di avere – in maniera inconscia – una sorta di timore reverenziale?
Affrontando il discorso in maniera generale, posso dire che il fattore esperienza nella lotta è molto importante. Direi che arriva a fare – in termini percentuali – il 50% della prestazione. In quanto la lotta è uno sport che vive di situazioni, quindi più esperienza hai, più hai vissuto determinati momenti e più ovviamente sai come ci si comporta quando quei determinati momenti si presentano. Marianna Sastin è sicuramente un’atleta che ha dalla sua tanta esperienza. Allora, qual è il “trucco” per salire sul tappeto da vincenti? Semplicemente, quello di non porsi limiti e di contare solo sulle proprie forze. I campioni guardano solo ed esclusivamente il loro cammino e non quello parallelo percorso da altri atleti.
A proposito di “cammino parallelo” e di rapporti con altri atleti, secondo te è possibile allacciare rapporti che vanno oltre la semplice conoscenza con alcune avversarie? In un’intervista del 2008, Dorina Vaccaroni, celebre fiorettista italiana degli anni ’80-’90, affermò che non puoi essere amica con chi sei disposta ad “accoppare”, ovviamente sempre sportivamente parlando. Tu cosa ne pensi?
Mi sembra esagerato affermare che non ci possa essere amicizia con un’avversaria. Tra le tante cose belle dello sport vi è senz’ombra di dubbio il rispetto reciproco fuori dagli scenari di gara. Un rispetto reciproco che in alcune occasioni può sfociare in una simpatia e – perché no – anche in un’amicizia. Poi, una volta che si è in gara e nello specifico sul tappeto nel mio caso, si lotta fino all’ultimo secondo per il conseguimento dell’obiettivo sportivo. Ma questo non impedisce di certo che possa nascere un’amicizia anche con un’atleta della tua stessa categoria.
(continua)