Gran Premio del Canada, 7/a tappa del Mondiale di Formula 1 2019. Analizziamo quanto accaduto sul circuito di Montreal con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.
Viaggia in 7/a marcia, il “Muro dei Campioni” – Si tratta di uno dei passaggi più belli, spettacolari e ovviamente difficili di tutto il Mondiale di Formula 1. Sul muretto che circonda il curvone che porta al traguardo del circuito di Montreal ci hanno lasciato tutti, prima o poi, il loro “marchio”. Quest’anno è toccato a Magnussen con la Haas nelle qualifiche e, in forma minore, a Giovinazzi con l’Alfa-Sauber. Si consolino i due nel pensare a chi li ha preceduti in questa speciale graduatoria. Micheal Schumacher in testa.
Viaggia in 6/a marcia, Sebastian Vettel – Come vi sentireste voi se scrivete un’opera molto importante, impiegandoci ore e ore di lavoro e, al momento della consegna, qualcuno vi urta e fa cadere sul manoscritto quella tazza di caffè che avevate in mano? Bene, allora potete immaginarvi come si sente Sebastian Vettel. Un fine settimana da urlo, rovinato solo da una sbavatura che gli costa 5 secondi di penalità e il ritorno alla vittoria. Una decisione cervellotica, quella dei commissari, che rendono ancor di più meno credibile la Formula 1. Poi Vettel concede alla platea lo spettacolo della macchina non portata sotto il podio e dello scambio di cartello, autoassegnandosi quello con il numero 1 riservato al vincitore. Ci sta, per “vendicarsi” di un’autentico furto con scasso.
Viaggia in 5/a marcia, Daniel Ricciardo – Le proposte di fusione dovrebbero arrivare più spesso, se queste servono a far risvegliare la Renault dal torpore delle prime gare. E quando la macchina gira, Ricciardo c’è. L’australiano infila un gran quarto posto in qualifica e un comunque buonissimo sesto posto in gara, duellando per quanto è possibile sia con Bottas che con Verstappen. La strada per la competitività assoluta è ancora lunga, ma un primo passo è stato fatto.
Viaggia in 4/a marcia, Lewis Hamilton – Ha vinto, ha il Mondiale praticamente in mano dopo solo 7 gare. Però non può essere da 7/a marcia questa vittoria ottenuta non in maniera irregolare, ci mancherebbe, ma in un modo che non può piacere a chi ama questo sport. E, ne siamo convinti, non piace neanche a lui vincere così.
Viaggia in 3/a marcia, la McLaren – Una gara dai due volti. Le vetture di Woking vanno bene al sabato, con Norris che centra la top 10 (ottavo), ma la domenica è un disastro. Il 19enne inglese è costretto al ritiro per una foratura all’anteriore destra, Sainz perde la zona punti negli ultimi giri a vantaggio di Stroll e Kvyat. Lungo e faticoso è il risorgere dalle ceneri. Passaggi a vuoto come questi ci possono stare.
Viaggia in 2/a marcia, la Haas – A proposito di fine settimana da dimenticare, la scuderia statunitense avverte in pieno tutto il disagio di correre in un Paese tradizionalmente rivale. Grosjean non pervenuto, Magnussen che si spalma sul muro dei campioni al sabato e litiga via radio con il Team Manager Gunther Steiner in gara. Una squadra…sull’orlo di una crisi di nervi.
Viaggia in 1/a marcia, la Direzione gara – Il quesito è molto semplice: perché è stato punito Vettel di cinque secondi per essere rientrato in pista “ostacolando” Hamilton e non fu punito lo stesso Hamilton a Monaco 2016 per l’identica manovra nei confronti di Ricciardo? Poi vi è un altro quesito molto semplice: perché non abbiamo gli stessi commissari gara per gara ma assistiamo sempre a una rotazione? Non è un elemento che alla lunga potrebbe falsare il campionato? E poi, per favore, restituiteci la Formula 1, restituiteci le battaglie dure ma corrette. Restituiteci lo spettacolo. Se ora i parametri sono questi, quanti secondi di penalizzazione avrebbero avuto in carriera Senna e Villeneuve, tanto per fare due grandissimi nomi?