È passata solo una settimana dall’annuncio, ma Antonio Conte sembra già essere entrato nel mondo Inter. Cene con la dirigenza, missioni di mercato e tanto lavoro, per un avventura iniziata già senza prendere fiato. Tutto per provare a cancellare il passato, per entrare nelle grazie di un ambiente che fino a qualche tempo fa aveva sempre visto ostile.
Certo, dimenticare in fretta la sua vita in Bianconero non sarà impresa semplice, né per lui né per i tifosi, ma questa convivenza dovrà partire proprio da questo principio. E allora ecco che, come nella maggior parte dei casi, sono le esperienze del passato che insegnano ad affrontare il futuro. Sono tanti i calciatori e gli allenatori che hanno scelto l’Inter dopo esser passati per la Juventus e viceversa, ma in particolar modo le storie di Giovanni Trapattoni e Marcello Lippi possono mostrare a Conte la strada maestra. Due carriere con tante similitudini, come la doppia esperienza in Bianconero con un intervallo Nerazzurro o come i quattro anni in Nazionale, ma anche con tante differenze sostanziali. Proprio l’esperienza in comune all’Inter, li ha resi due poli opposti, con due modi assolutamente diversi di interpretare determinate realtà. L’Inter del Trap è ancora negli occhi di tutti. Il tecnico dei 7 scudetti in Bianconero, viene chiamato dal presidente Pellegrini che sogna di riportare i Nerazzurri tra le più grandi d’Europa, affidandosi a quello che per lui era l’unico in grado di farlo. Anche dopo le prime due stagioni, non proprio positive, rinnovò la fiducia al tecnico di Cusano e i risultati premiarono la scelta: una Supercoppa italiana, lo scudetto dei record, un trionfo in Europa (Coppa Uefa) che mancava da quasi trent’anni.
Dopo cinque stagioni a Milano, Trapattoni tornerà a Torino, ma i tifosi Nerazzurri di certo lo ricordano ancora più con affetto che con occhio nemico. Discorso che non può appartenere anche a Lippi. L’allenatore dell’ultima Champions Bianconera, sbarcò a Milano nell’estate del 1999 tra le speranze di un ambiente che non sognava altro che ritornare a trionfare in Italia. Nonostante una rosa di livello altissimo, con campioni del calibro di Vieri, Baggio, Recoba e Ronaldo (anche se praticamente inutilizzabile), i risultati furono impietosi: due finali perse e un misero quarto posto in Serie A, il tutto condito da continue liti con lo spogliatoio e dal pessimo rapporto con Baggio e compagni. L’esonero dell’Ottobre del 2000 fu naturale conseguenza, e il ritorno alla Juve fu quasi liberazione per entrambe le parti.
Il tecnico di Viareggio viene tuttora considerato dagli interisti un nemico storico, emblema di quegli anni poco felici fatti di sospetti e sconfitte. La storia dunque insegna, e a Conte consegna due modelli diversi da cui prendere spunto. Facile scegliere quale seguire, il difficile sarà metterlo in pratica dimenticando il passato.