Tutti i tifosi dell’Hellas ricordano Ilyos Zeytullayev, uzbeko che nel maggio 2008 segnò allo scadere il gol dell’1-1 sul campo della Pro Patria. Il Verona stava disputando il play-out di Serie C1 ed era a pochi minuti dal baratro della C2. Fu Zeytullayev, spesso insignificante per tutta la stagione, a segnare all’89esimo il gol che valse la salvezza. Quelli erano altri tempi. Oggi, a 11 anni di distanza, il Verona festeggia la promozione in Serie A, ma il tragitto è stato decisamente travagliato.
Quello di Zeytullayev fu il Verona che toccò il punto più profondo dell’abisso sportivo degli ultimi due decenni gialloblù. La discesa iniziò nel 2001, quando il Chievo raggiunse la Serie A, con la retrocessione dell’Hellas e il lento sprofondamento che pian piano si trasformò in un vero e proprio annegamento. Al termine della stagione 2006/2007, i play-out di Serie B contro lo Spezia condannarono il Verona addiritura alla Serie C1. Ma non è finita, perché neanche con l’acqua alla gola gli scaligeri riuscirono a imparare a nuotare: l’anno dopo arrivò la giornata di Busto Arsizio. Da lì, altre due stagioni in Serie C1, fino all’arrivo di Andrea Mandorlini in panchina.
Nel corso della stagione 2010/2011, Mandorlini prelevò la panchina da Giannini e portò la squadra in finale play-off, poi vinta contro la Salernitana. Finalmente, dopo 4 sofferti anni di Serie C1, il Verona iniziò a rialzare la china e a sbucare dall’acqua in cui stava affogando. Ma il grande merito del tecnico romagnolo fu quello di ridare un’anima alla squadra. E l’affetto della calorosa città lo testimoniò, con il Bentegodi che tornò a fare i pienoni. Due stagioni e il Verona raggiunse anche la Serie A, in cui tornerà nella stagione 2013/2014.
Giunti nella massima serie, l’entusiasmo e la corsa portati da Mandorlini non sono ancora svaniti. Trascinati da Luca Toni, gli scaligeri lottarono fino alla fine per un posto in Europa League e accumularono diversi storici record per l’Hellas. Ma l’addio di Mandorlini sancì la fine di un tipo di Hellas Verona che poche altre volte si è rivisto fino a oggi. E infatti la nostalgia della Curva Sud per quella squadra resta viva tuttora.
La retrocessione del 2016 è il primo tassello delle critiche contro la dirigenza a guida Maurizio Setti. I malumori si intensificarono e si diffusero l’anno successivo, quando la risalita in Seria A si rivelò più difficile del previsto. Per la stagione successiva il Verona confermò Fabio Pecchia, osteggiato dai tifosi, che colsero al volo l’occasione per incrinare ulteriormente i propri rapporti con la società. Altra stagione deludente e retrocessione. Panchina a Fabio Grosso, con l’obiettivo di continuare la sequenza di su e giù fra la A e la B. Non ce la farà il campione del mondo, ma ce la farà Alfredo Aglietti, oggi eroe di tutti “Butei” gialloblù.
I meriti di Aglietti non possono essere limitati al morale della sua rosa. In un ambiente ostile, il tecnico aretino ha messo al centro della sua formazione alcuni elementi che così sono riusciti a esprimersi al meglio. A partire da Di Carmine, diventato la punta titolare e da lì cannoniere decisivo. Ma non solo. In pochissime settimane Aglietti ha costruito un trio di centrocampo che ha saputo combinare solidità e qualità: Zaccagni, Gustafson e Henderson. Un ruolo determinante è stato affidato anche a Vitale e Faraoni. Nel nuovo modo di giocare i due terzini hanno variato fra attacchi verso il centro e spinte fino sul fondo. Attorno a questa spina dorsale, poi, si sono inseriti gli altri.
La corsa, le idee e la grinta della nuova squadra schierata da Aglietti hanno riconsegnato speranze a molti. Alle prestazioni positive e ai risultati si è aggiunto il fatto che tutto ciò è sorto da una situazione complicata. Quanto lasciato da Grosso era una squadra demotivata e destinata a perdere. In pochissimo tempo il neo arrivato ha compiuto un’impresa non troppo lontana da quella di Mandorlini in Serie C, costruendo una squadra nuova, combattiva e vincente.
Fino a un mese fa il destino dell’Hellas pareva destinato a un altro anno di Serie B. Ora, con la possibilità di disputare la Serie A, il futuro gialloblù è totalmente capovolto. Il primo nodo da sciogliere, però, non sarà quello dell’allenatore o del mercato, ma quello dei rapporti fra presidenza e tifosi. Nonostante ciò, dal canto suo Aglietti potrà vantare di aver fatto ricordare a molti tifosi quella squadra nata dal basso che con Mandorlini resse le sfide contro i grandi del calcio italiano.