Dal nostro inviato a Lugano (CH)
Incontriamo, nella zona mista dello stadio di Cornaredo, il tecnico del Lugano Fabio Celestini, ovviamente euforico. “Tante emozioni, ma alla fine conta dove ti trovi al 95′. per noi è una grande gioia. È stata una partita strana: potevamo chiuderla sul 2-1, e abbiamo sbagliato il gol della tranquillità. Poi hanno segnato loro, due volte, e le cose si sono fatte difficili. Alla fine il però il calcio ci ha premiato, e pensiamo di meritarcelo.
“Ora ci aspettano i gironi di Europa League, squadre forti. Il rinnovo? L’ho formalizzato oggi pomeriggio. Ho avuto da subito la fiducia del presidente, di Giovanni (Manna, il DS – ndr). Mi hanno sempre lasciato lavorare tranquillamente, anche nei momenti difficili, tipo dopo la sconfitta contro il Thun. È stata una stagione strana: sino a 10 giorni fa lo Xamax era ancora lì, e il rischio dello spareggio era concreto. Ho usato l’Europa come stimolo positivo per i ragazzi: era un sogno che abbiamo tenuto nel cassetto, e tirato fuori al momento giusto.”
“In questo 2019, abbiamo fatto 15 risultati positivi su 19 incontri: direi che si tratta di un risultato eccezionale. Siamo stati la squadra che, dopo Young Boys e Basilea, ha fatto più punti in questo 2019, quindi credo sia un traguardo meritato.”
Abbiamo infine fatto il punto tattico con l’allenatore, rispetto all’incontro di stasera. Eravamo a caccia del pari, e ho provato Čovilo, anche se sapevo che, visti i problemi ai tendini, non aveva più di 5/10 minuti. Però è entrato con lo spirito giusto, per addomesticare i palloni che lanciavamo in avanti. Brlek l’ho messo perché sapevo che poteva darci qualcosa. Ovviamente non potevo immaginare che segnasse: però è entrato con un grandissimo spirito. In fondo lui non sa neppure dove giocherà l’anno prossimo: però si è messo a disposizione del gruppo si è fatto trovare pronto.”
“Se gioco in un altro modo rispetto ai tempi di Losanna? Credo sia un calcio molto simile: giochiamo un po’ più indietro rispetto ad allora, ma perché ho giocatori con caratteristiche differenti. Tuttavia, qua come a Losanna, la squadra gioca la palla, non la lancia in tribuna: e, sotto quest’aspetto, credo che il modo di giocare sia il medesimo.”