Una questione di (ir)riconoscenza
“AC Milan e Carolina Morace comunicano l’interruzione del rapporto professionale relativo all’incarico di allenatore della squadra femminile. Il Club ringrazia Carolina per l’impegno e la serietà profusi nel corso della prima stagione rossonera nel campionato di Serie A”. Con il più classico dei comunicati la società rossonera, alla prima stagione in Serie A Femminile, ha annunciato l’interruzione del rapporto professionale con l’allenatrice e icona del calcio in rosa.
Comunicato assolutamente inaspettato, visto sia l’arrivo solo un anno fa della Morace sulla panchina del Milan Women, scelta da Massimiliano Mirabelli e Marco Fassone, sia perchè al primo anno nella massima serie femminile italiana le rossonere avevano concluso al terzo posto dietro Juventus e Fiorentina e con il raggiungimento delle semifinali di Coppa Italia, guadagnando anche il titolo di capocannoniere del torneo con Valentina Giacinti e mostrando un buon calcio. Bocche cucite sul motivo della rottura, anche se i giornali parlano di divergenza di vedute su alcuni aspetti con Leonardo, anche se non si sa bene quali. Per il momento la squadra è stata affidata a Nicola Williams, vice dell’ormai ex coach delle rossonere, e si valuterà anche la posizione della dirigente Elisabetta Spina, responsabile del settore femminile rossonero. Intanto la stessa Morace, sul suo profilo Instagram, ha rivolto un bel messaggio a tutto il mondo rossonero: “Il mio primo pensiero va a tutte le ragazze del team e i miei collaboratori, che mi hanno seguito con il massimo impegno. Siamo riusciti insieme a vivere l’esordio nel campionato di Serie A e in Coppa Italia da protagonisti, nel solco del DNA del Milan. Ringrazio il Club, davvero unico, per la grande opportunità, e sono certa che la strada intrapresa lo riporterà a breve nell’eccellenza del calcio mondiale, grazie anche ai suoi straordinari tifosi”. .
Stessa sorte, se non peggiore, è toccata a Sebastian de la Fuente, allenatore dell’Inter Women, artefice di una cavalcata trionfale con la sontuosa promozione in Serie A da imbattute in campionato: stando a quanto scrivono i giornali, il CT, cognato di Javier Zanetti, non sarà più alla guida dell’inter ed è partita la ridda di voci sul suo possibile sostituto. Il più gettonato è Attilio Sorbi, vice allenatore della Nazionale Femminile impegnata a breve nel Mondiale in Francia, seguito da Federico Guidi, commissario tecnico della Nazionale Under 19 maschile, e dalla suggestione Patrizia Panico. La scelta ovviamente ha irritato non poco la bandiera interista, che non ha gradito la scelta della società, e segna un cambio di passo della dirigenza Suning anche sul calcio femminile, non si sa se in positivo o in negativo.
Da cosa sono legate queste due storie? Da due elementi: il primo è Antonio Cincotta, allenatore della Fiorentina Women’s, legato da un altro anno di contratto con le viola ma che resta l’oggetto segreto del desiderio, almeno a quanto dicono i rumors, di entrambe le società, vista la sua carriera e il suo palmares. Il secondo è una certa dose di irriconoscenza, meno marcata nel primo caso ma molto più percepibile, soprattutto da parte del pubblico di fede interista, nel secondo.
Come abbiamo già scritto, la stagione del Milan, al suo esordio, è stata molto buona e ha visto le rossonere lottare per lo scudetto e un posto in Champions League fino all’ultima giornata, mostrando a tratti un ottimo calcio e aggregando attorno a sè le simpatie dei tifosi. Se si analizza questo, si rimane quantomeno perplessi per la scelta del Milan. Nel caso dell’Inter, sembra davvero incredibile come si possa essere scaricati così dopo una stagione da record: 21 vittorie, 1 pareggio, 87 gol fatti e solo 12 subiti non sono bastati a De La Fuente per avere la riconferma. È una mossa che rischia di essere contestata amaramente dai tifosi e non vorremmo essere nei panni di Gianni d’Ingeo, Direttore Sportivo e unico “sopravvissuto” della vecchia società nerazzurra marcata Elena Tagliabue prima dell’avvento di Suning.
Questo, però, porta a una riflessione più profonda. Se, da un lato, l’ingresso delle squadre maschili nel calcio femminile è stato visto come una manna dal cielo ed è da considerare un “male necessario”, dall’altro lo svilupparsi di alcune dinamiche tutte maschili, del tutto estranee al mondo del calcio in rosa, dentro il calcio femminile, potrebbe portare soltanto danni. Speriamo che siano solo due casi isolati.