Volevo essere Maradona
Qualche mese fa, in occasione della doppia amichevole tra le Nazionali Under 15 di Italia e Turchia, si svolse al Centro Tecnico Federale la prima visita del “Fifa Coach Mentorship Programme“, il progetto che vede coinvolte 42 allenatrici provenienti da tutto il Mondo divise in 21 coppie, con un “mentore” e una “allieva“. Nel nostro caso il tecnico federale Patrizia Panico, alla guida proprio della Nazionale maschile Under 15, ebbe l’occasione di avere come mentore Sarina Wiegman, la CT dell’Olanda campione agli europei femminile del 2017.
Per spiegare chi sia Patrizia Panico, basta guardare la sua storia da calciatrice: ha vinto quattordici volte il titolo di capocannoniere della Serie A, in aggiunta al titolo di capocannoniere nella Champions League femminile 2007-2008, segnando quasi seicento reti in più di cinquecento incontri con le maglie di Lazio CF, Torino, Modena, ACF Milan, Bardolino Verona/AGSM Verona, Torres e Fiorentina e vincendo 23 titoli di club ripartiti in 10 Scudetti, 5 Coppe Italia e 8 Supercoppe italiane. In Nazionale ha totalizzato 204 presenze, con 110 reti, e detiene sia il record di presenze in nazionale italiana, con cui ha vinto l’argento all’Europeo di Norvegia e Svezia del 1997 e preso parte alla fase finale del Mondiale degli Stati Uniti 1999, sia quello di migliore marcatrice della squadra. Numeri spaventosi che le hanno permesso di diventare l’emblema del calcio femminile in Italia, raccogliendo il testimone da Carolina Morace, e diventare tecnico della nazionale italiana Under 15, prima donna ad allenare una rappresentativa maschile italiana.
Questa favola aveva bisogno di essere raccontata e ci ha pensato Valeria Ancione, giornalista professionista del Corriere dello Sport, che ne ha raccontato la vita nel libro “Volevo essere Maradona. Storia di Patrizia che sognava la Serie A”, che uscirà il 14 maggio e che sarà presentato dalle due protagoniste al Salone del Libro di Torino sabato 11 maggio per la presentazione in anteprima, con la mediazione del giornalista Darwin Pastorin.
Perchè la vita di Patrizia ha diritto di essere raccontata? Perchè è una storia vera, che parla di una ragazzina che non demorde e che ha talento, coraggio e tenacia, tanto da andare contro alla madre, che le ripete di continuo di scendere dalle nuvole e studiare, e ai ragazzi della borgata romana in cui tira i primi calci a un pallone, convinti che una femmina non possa giocare a calcio. E saranno proprio le sue doti a permetterle di entrare in una squadra vera e da lì spiccare il volo per calcare prima i campi della Serie A e poi indossare la maglia della Nazionale, maglia che vestirà per ben 18 anni, dal 1996 al 2014.
Questo libro, che si muove tra narrativa e documento, parla di un sogno straordinario, della vita di una ragazza che ha fatto del calcio la sua più grande avventura, come dice lei stessa nel libro: “Il calcio per me è amicizie che durano nel tempo, amori, città, viaggi, sfide, impegno, solidarietà, condivisione, partecipazione, priorità, uguaglianza. Non ha confini. E’ un istinto primario. Ma essenzialmente è la mia vita”. Il pallone visto come rifugio, come amico fidato, come ancora di salvezza negli anni dell’adolescenza. La dimostrazione che la tenacia paga e che questo esempio deve arrivare anche alle nuove generazioni di calciatrici.