In queste ore c’è stato un vivace botta e risposta tra la Permac Vittorio Veneto e Riozzese, entrambe squadre militanti nel Girone B della Serie C Femminile e avversarie nella semifinale nazionale di Coppa Italia Femminile di Serie C.
Raccontiamo meglio i fatti per cercare di dipanare questa matassa: dopo il sorteggio, con l’andata di competenza della Vittorio Veneto, la squadra veneta ha subito provveduto al cambio giornata, facendo anticipare il maschile al sabato per aver libero il campo alla domenica, e rispettare l’impegno preso. La gara era finita 1-0 per le ospiti, con il gol partita di Edoci al 78′.
Per il ritorno la situazione è apparsa subito più complicata, perchè molte giocatrici della Vittorio Veneto, fresche studentesse universitarie o lavoratrici, per i loro impegni lavorativi non potevano affrontare la trasferta in terra lombarda. Si era cercato, tramite un gentlemen’s agreement pre-sorteggio, di evitare questo disguido proponendo soluzioni, ma le stesse non erano state accettate.
Questo è stato il comunicato stampa ufficiale della Permac Vittorio Veneto: “Ci rammarica moltissimo di dover prendere la decisione di non prendere parte all’incontro. Una sconfitta per lo sport in generale e soprattutto per il movimento e la crescita del calcio femminile. Non si può costringere ragazze che studiano e lavorano ad impegni infrasettimanali di tale importanza – spiegano in società -. È stato deprimente, commovente e molto, molto doloroso, guardare negli occhi in lacrime le ragazze costrette a dare forfait. Sentendosi queste quasi colpevoli con la loro assenza solo perché costrette ad andare a lavorare e non alla partita, di aver infranto il sogno delle compagne di giocarsi un traguardo storico, sudato e combattuto tutto l’anno. Speriamo almeno che questo sacrificio posso essere utile in futuro ad una maggiore attenzione, considerazione e soprattutto rispetto per questo meraviglioso mondo chiamato Calcio Femminile ed alle sue splendide, appassionate protagoniste”.
Nella giornata di oggi, però, è arrivata la risposta della Riozzese da parte di Germano Sessa, direttore sportivo della Riozzese. E racconta un’altra storia, ben più complessa: “Ci dispiace molto essere finiti in questa situazione ma noi abbiamo fatto il possibile affinché questa gara si giocasse, Domani stare fino all’ultimo a controllare se l’avversario arriva al campo o no è una sconfitta per tutti. Noi questa partita vogliamo giocarla non vincerla a tavolino. Quando sono usciti gli accoppiamenti ci hanno chiesto lo spostamento della data ma noi non abbiamo potuto rispondere di sì perché eravamo, e lo siamo ancora oggi, in attesa che ci venga detto se dobbiamo recuperare una gara oppure no. Qualche tempo la partita Oristano-Riozzese non si era potuta giocare perché ci è stato chiuso il gate all’aeroporto e non siamo potuti salire sull’aereo. Tre a zero a tavolino, un punto di penalizzazione e 5000 euro di multa. Abbiamo vinto il ricorso. È stata stabilita una nuova data ma dopo che abbiamo comprato di nuovo i biglietti abbiamo saputo del controricorso dell’Oristano. Abbiamo così buttato via i biglietti e ora siamo in attesa di sapere cosa deciderà il Collegio di Garanzia del Coni. Se ci daranno ragione si giocherà il 24 alle 15. Per noi sarà una gara inutile considerato che abbiamo già vinto il campionato, ma vogliamo giocarla. Faremo di tutto per essere presenti al fischio d’inizio. Noi domani saremo in campo sperando che si giochi. Mi pare strano che un club così glorioso non trovi quindici ragazzi magari con qualche juniores in modo da disputare la partita. Ancora ieri sono rimasto al telefono tutto il pomeriggio per dare la nostra disponibilità per spostare la gara di un’ora, due o tre o anche di giorno. Ma certe cose non dipendono da noi. Le vittorie a tavolino, lo ripeto, sono una sconfitta per tutti“.
E quindi, di chi è colpa? Della Permac Vittorio Veneto che non può trovare quindici giocatrici per disputare una gara? Della Riozzese che non ha rinunciato al ricorso contro l’Oristano pur avendo già vinto il campionato? Delle giocatrici del Vittorio Veneto che devono gestire il doppio impegno di calciatrici e di lavoratrici? O di un sistema che permette questo orrore perchè le calciatrici non hanno ancora nessun inquadramento come professioniste e devono barcamenarsi tra campo e lavoro per vivere una vita degna di essere chiamata tale? Riflettete, e poi dateci la risposta. Che non cambierà però un risultato annunciato.