Estero

Mal comune

La settimana appena passata ci ha regalato non uno, ma bensì altri due casi di razzismo nel calcio. E sono successi nelle civilissime Francia e Inghilterra, a dimostrazione che il problema ormai è diffuso e non relegato a una sola area geografica.

Il primo spiacevole episodio si registra in Francia, durante l’anticipo del 32esimo turno di Ligue 1 tra Digione e Amiens. Siamo al 78′ quando, poco prima di battere un calcio d’angolo, il difensore e capitano degli ospiti Prince-Désir Gouano ferma tutto e chiede all’arbitro di interrompere la partita: “È una cosa indecente, c’è un tipo che fa il verso della scimmia, non si può continuare così. O si risolve la situazione o riporto la squadra in spogliatoio”. Il centrale, che ha giocato in Italia nel Vicenza e nell’Atalanta, invita i suoi compagni ad abbandonare il gioco ma i giocatori del tecnico Kombouaré riescono in qualche modo a calmarlo: a quel punto Gouano va sotto la curva avversaria e indica col dito il tifoso artefice degli ululati razzisti. L’uomo, un 21enne ubriaco ex daspato per 45 giorni nel 2017 per rissa fra ultrà, verrà individuato e arrestato, come comunicato per vie ufficiali dal Digione, ma questo non calma Gouano (che tra parentesi è francese e ha il solo problema, per qualcuno, di avere la pelle scura): “Siamo tutti uguali. Certa gente non ha nulla a che vedere con il calcio. Nessuno nasce razzista, come nessuno nasce ladro. È un seme cattivo che viene seminato e contro di questo mi batto; io ho già perdonato il tifoso di Digione, ma il razzismo lo condanno fermamente”. Per la cronaca il Digione ha presentato una denuncia per “incitamento all’odio razziale” e la Lega Calcio Francese, nel frattempo, ha fatto sapere che potrebbero essere presi ulteriori provvedimenti.

Il secondo episodio avviene in Inghilterra. In un video diventato virale, alcuni tifosi del Chelsea, in trasferta per la gara di Europa League contro lo Slavia Praga, cantano in coro in un pub “Salah is a bomber”, gioco di parole per dare all’attaccante egiziano del Liverpool del “bombarolo” e del terrorista. Il video è finito sotto gli occhi della dirigenza del Chelsea che ha subito identificato e cacciato 3 tifosi, in attesa di identificarne altri tre. Il Liverpool ha ringraziato il Chelsea per la collaborazione, ma ha emesso sul suo sito un comunicato durissimo: “Il video che circola online, che mostra cori vili e discriminanti nei confronti di uno dei nostri giocatori, è pericoloso e inquietante. Già in questa stagione abbiamo assistito ad abusi discriminatori all’interno di stadi in Inghilterra, in Europa e in tutto il mondo – sottolinea il club, riferendosi anche ai casi di nazionali inglesi fatti oggetto di cori razzisti. Abbiamo anche assistito a numerosi attacchi odiosi sui social media. Questo comportamento deve essere chiamato per quello che è, serve vera e propria intolleranza. Il Liverpool Football Club crede che sia responsabilità di coloro che ricoprono posizioni di autorità, seguendo le norme del giusto processo, agire con urgenza per identificare e poi punire chiunque commetta un crimine mosso dall’odio. Non c’è posto per questo comportamento nel calcio, non c’è posto per questo nella società. Un crimine di questo tipo fa più vittime del singolo individuo verso il quale è compiuto. E’ perciò necessaria un’azione collettiva e decisiva per affrontarlo”. La polizia del Merseyside, che sta indagando sulla vicenda, sta attualmente esaminando la pubblicazione di una serie di Tweet offensivi realizzati in relazione a un calciatore del Liverpool. Il linguaggio utilizzato, secondo gli agenti, è “aberrante“.

Gouano, in un’intervista all’Equipe, racconta che aveva un’idea negativa dell’Italia prima, proprio riguardo al razzismo: “Molti me ne avevano parlato male prima che io arrivassi. Ma lì non mi sono mai accaduti episodi di razzismo. Eppure mi ero preparato al peggio, mi dicevo “Ah beh, tanto me l’avevano detto…”. E invece è stato tutto diverso. Sono arrivato a Torino che non capivo una parola di italiano. E il mio professore non parlava il francese. Mi si continuava a ripetere che gli italiani sono razzisti, ma io ho scoperto proprio il contrario. I compagni di scuola mi aiutavano, certi cercavano di farmi da interprete”. Ma non c’è niente da gioire su questo, se ormai la mala erba del razzismo sta attecchendo un poco ovunque. Non è una questione da “mal comune, mezzo gaudio”. È una questione dal “mal comune” e basta.

Published by
Stefano Pellone