La Juventus abbandona la Champions e lo fa con profondo rammarico. Alla luce del risultato dell’andata, tutto sommato positivo, e della rete del vantaggio siglata dal solito Cristiano Ronaldo, la qualificazione alla semifinale sembrava ampiamente alla portata dei bianconeri. E invece è l’Ajax a passare il turno. Grazie alla sua tenacia e alla sua tecnica, ma soprattutto grazie alla sua freschezza. I ragazzi terribili di Ten Hag confermano la loro fama di “ammazzagrandi“, ottenendo un altro scalpo illustre dopo quello strappato al Real Madrid negli ottavi di finale.
La differenza l’ha fatta il secondo tempo. Perché all’intervallo, nonostante l’Ajax fosse riuscita a pervenire al pareggio, la sensazione era che la Juve potesse fare sua la posta in palio. Aveva concesso poco ai Lancieri, che avevano trovato l’1-1 nell’unica vera azione della partita e approfittando di una macroscopica disattenzione di Bernardeschi. Ma nella ripresa gli uomini di Allegri sono stati letteralmente sovrastati dai loro avversari, più concentrati ma soprattutto più freschi mentalmente e fisicamente. Anzi, alla fine il risultato va pure stretto agli olandesi, vista la mole di occasioni costruite negli ultimi 45 minuti.
Se si analizza ai raggi X la prova della Juventus nel suo complesso non c’è che da rimanerne delusi. Hanno deluso tutti i reparti, nessuno escluso. A mancare è stata, in primis, la coralità del gruppo: quante volte un qualsiasi attaccante è stato messo nelle condizioni di andare al tiro grazie a una azione corale? Purtroppo quasi mai. Certo, l’Ajax a un certo punto ha cominciato a difendere con fermezza, lasciando pochissimi spazi. Ma da una squadra di qualità come quella bianconera ci si aspettava un cambio di passo significativo, che potesse stravolgere in un secondo l’inerzia del match. E il gol di De Ligt ha messo una pietra tombale, visto che la reazione juventina non si è vista proprio.
E invece l’Ajax ha finito per prendere il sopravvento. Macinando gioco e prendendo le decisioni giuste al momento giusto. Incarnando perfettamente il suo stile, quello di squadra vivace e veloce, che riesce a esaltarsi in campo aperto e quando l’avversario molla un po’ dal punto di vista mentale. La forza di Ten Hag è stata quella di pazientare: da squadra matura, nonostante la giovane età dei suoi interpreti potesse fare immaginare l’opposto. L’Ajax piomba meritatamente in semifinale, la Juventus si lecca le ferite e si interroga sulla reale forza di questo gruppo in ambito europeo.