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Arsenal-Napoli, la storia sembra la stessa. Ma la rimonta non è impossibile

I novanta minuti della gara dell’Emirates Stadium di ieri sera ci hanno mostrato interamente il meglio e il peggio dell’Arsenal e del Napoli (o meglio: del Napoli della seconda parte di stagione). Il 2-0 finale è un risultato giusto, una punizione corretta per gli azzurri praticamente fuori dalla sfida nel primo tempo e decisamente a un altro livello nella ripresa, pur con tutti i rischi corsi. Ma è anche il risultato che tiene aperte le speranze per il ritorno, con la consapevolezza che ribaltare due gol ai Gunners non sarà impossibile.

Da Arsenal-Napoli del 2013 ad Arsenal-Napoli del 2019 è sembrato passare soltanto il tempo naturale, ma non quello delle due squadre. Chi vide la sfida di ormai quasi 6 anni fa, non può non aver notato le tante, a volte deludenti, somiglianze tra le due gare. Un Arsenal atleticamente superiore, capace di colpire a folate un Napoli sottotono, con troppi giocatori con le gambe tremanti nel primo tempo, ma con gli azzurri in grande ripresa nei secondi 45′ e, alla fine, costretti a uscire anche con qualche rimpianto.

La sfida di ieri sera ha raccontato una storia simile. Il dominio, più atletico che tecnico, a centrocampo e sugli esterni dei Gunners era fin troppo evidente nel primo tempo: da una parte le cavalcate di due instancabili come Matiland-Niles (che, è giusto sottolineare, in linea teorica sarebbe la riserva dell’infortunato Bellerin) e Kolašinac, l’intensità del pressing di un Torreira onnipresente e diventato simbolo del nuovo gioco di Emery, il passo da mezzofondista e gli inserimenti di Ramsey da una parte; dall’altra Hysaj e Mario Rui spesso in affanno, soprattutto nel creare gioco, ma soprattutto due uomini chiave come Allan e Fabian Ruiz che da almeno un mese non sembrano nelle migliori condizioni.

I Gunners, d’altro canto, ce li si doveva aspettare proprio così, soprattutto in casa: intensi, con un pressing molto alto, ma inevitabilmente costretti ad alternare fasi di grandi corse ad altre di copertura. Ed è proprio in quest’ultima fase che sono emersi i limiti dei londinesi e che saranno proprio il punto di partenza in vista del ritorno. La difesa a tre dell’Arsenal scricchiola quando gli attaccanti tagliano in profondità:un po’ per una questione di eredità che i Gunners portano dietro sé dall’era Wenger, un po’ per la scarsa qualità dei singoli (in primis di un Monreal adattato centrale, ma non idoneo per grandi partite). Ma nella ripresa Ancelotti ha trovato la chiave per aprire gli avversari e le occasioni per colpire non sono mancate.

Se però alla fine della gara il migliore del Napoli risulta essere Meret qualche domanda è lecito porsela. E in effetti, il giovane portiere (non previsto titolare, dato che tutte le probabili formazioni indicavano l’ex Ospina) ha confermato di essere ormai sulla via per diventare uno dei migliori almeno in Italia. Ma tra gli azzurri è mancata la qualità e soprattutto la quantità di giocatori troppo importanti per permettersi un’assenza in gare simili: da un Koulibaly meno esplosivo del solito al duo di centrocampo, fino a Insigne e Mertens, la coppia che tanto aveva fatto bene in Champions e che ora ha perso quella velocità di gioco e pensiero tanto devastante.

Chi parla di un Napoli che ha sofferto l’ambiente non ha probabilmente realizzato che i partenopei giocano in Europa e in stadi di grande livello ormai da anni. Troppi per poter addurre come giustificazione la mancanza d’esperienza. Non soprattutto alla luce di quanto fatto nella fase a gironi proprio di questa Champions League, in cui gli azzurri hanno dimostrato di poter tenere testa sia in casa che fuori squadre come PSG e Liverpool. Ben superiori all’Arsenal di Emery, sicuramente migliore per idee di gioco e intensità di quello di Wenger, ma pur sempre squadra che rischia di essere tagliata fuori dalla Champions del prossimo anno.

Per Ancelotti e i suoi comincia ora la fase di preparazione del ritorno. Riferimenti ad altre grandi rimonte di italiane nel recente passato (Juventus e Roma) a parte, il Napoli sa che ribaltare la gara al San Paolo non sarà impossibile. Servirà altro da ieri sera, certo, e forse il gap da recuperare è al momento superiore di quello che si pensava. Ma la ripresa degli azzurri ci ha offerto l’immagine di come potrebbe essere il ritorno: un Napoli che attacca, crea, trova occasioni, pur rischiando nei contropiedi (da non sottovalutare) dell’Arsenal. Tutta un’altra gara, insomma, per dimostrare che, rispetto a 6 anni fa, i partenopei sono ora abbastanza maturi da poter finalmente superare la fase delle sconfitte con rammarico per passare a quella dei grandi successi.