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Napoli e gli esami di aprile. Sei prove in 19 giorni

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Sei partite in diciannove giorni, un mese di aprile decisivo per la valutazione complessiva della stagione per il Napoli di Ancelotti. L’Empoli e il Chievo in trasferta, il Genoa e l’Atalanta al San Paolo con in mezzo la doppia sfida dei quarti di finale di Europa League contro l’Arsenal.

Da queste sei sfide passa non solo il presente ma anche il futuro degli azzurri, per capire chi sia in grado di far parte del Napoli che verrà, con ogni probabilità affidato alla gestione manageriale di Carlo Ancelotti, come anticipato da De Laurentiis alcune settimane fa. L’occasione per alcune pedine di dimostrare il proprio valore e la propensione ad adattarsi in ruoli non proprio nelle corde, un modo per mandare il segnale di essere gli uomini giusti su cui puntare per i prossimi anni. Ma non solo, se è vero che il traguardo dei quarti di finale di EL è già di suo importante, riuscire a battere una corazzata come l’Arsenal ed entrare nel lotto delle migliori quattro darebbe un segnale forte a una piazza che vive in un limbo, tra la soddisfazione di aver blindato un buon secondo posto dietro la schiacciasassi Juventus e l’apatia dovuta all’aver abbandonato già da tempo qualsiasi sogno di gloria tra i confini nazionali.

Nel capoluogo campano si passa da quelle che vengono definite le “vedovelle” di Sarri ai ferventi sostenitori del blasone del pluridecorato tecnico di Reggiolo. Eh sì, perché quando non hai una vera posta in palio da giocarti è altro su cui ti basi e quindi fai comparazioni di stile, confronti i numeri, stai lì pronto a cercare colpevoli o eroi. A noi non piace tutto questo, sia chiaro, ogni settimana, partita, competizione, squadra o stagione ha una storia a sé, fare comparazioni è del tutto inutile e invece di mettere a fuoco qualcosa si fa in modo che ci si allontani da una disamina fedele del quadro generale. E poi il Napoli si ritrova in una seconda posizione in classifica che molte altre piazze bramerebbero.

Ma nonostante questo non si può far finta di non vedere e sentire la voglia smisurata del tifo partenopeo di alzare al cielo un trofeo importante. Quindi se è vero che il secondo posto e l’accesso in Champions siano un obiettivo valido da raggiungere lo è altrettanto che arrivare secondi (e per l’ennesima volta) non regala gioie e date indimenticabili, lascia solo la soddisfazione effimera che dura quanto una cena con gli amici. Ed ecco spiegato il motivo di “maretta” e poca esaltazione, nonostante alcune belle vittorie e il campionato a sé vissuto dietro la sola Juventus di Cristiano Ronaldo.

È per questo motivo che dalle prossime sei partite in meno di tre settimane passa la valutazione complessiva dell’annata, un filotto di vittorie, un margine più ampio nei confronti della terza, un rosicchiare qualche punto ai bianconeri e l’avanzare in Europa potrebbero far lievitare il voto all’intera stagione con maggiori consapevolezze di staff tecnico e tifoseria sul potenziale della rosa attuale e sul come intervenire per migliorarla ulteriormente. Come se fossimo alle ultime interrogazioni del secondo quadrimestre, insomma.

Il prossimo futuro passa tra i piedi di Younes, Ounas, Ghoulam, Malcuit e Verdi, uomini che hanno giocato poco ma dalle enormi potenzialità. Una prova del nove per far chiarezza sull’effettiva ampiezza e qualità della rosa a disposizione. Un modo per tastare la sostanza di questo Napoli e capire quanto margine di crescita ulteriore potrà esserci, cosa aggiustare e su chi affidarsi per vincere qualcosa. Una città passionale ha bisogno di ribollire, qualsiasi sia l’obiettivo. Vegetare e non appassionarsi non è nel DNA di Napoli e della sua gente.