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Anche il prescelto può fallire

In un anno il miracolo non è accaduto: i Los Angeles Lakers, per il sesto anno consecutivo, non prenderanno parte ai play-off NBA. Nemmeno uno come LeBron James, abituato a fare cose straordinarie, è riuscito a portare al vertice questa franchigia. Mancava soltanto la matematica, arrivata dopo la sconfitta contro i Brooklyn Nets, per sancire il fallimento di un binomio destinato comunque a riprovarci l’anno prossimo.

Come prontamente scritto sui social, il prescelto ha ribadito fermamente la volontà di portare i Lakers dove meritano: dall’addio di Kobe Bryant infatti i gialloviola stanno vivendo una pesante crisi che speravano di risolvere con l’ingaggio del migliore giocatore del mondo, ma che evidentemente avrà bisogno di un tempo maggiore.

LeBron vanta numeri impressionanti in carriera e soltanto poche settimane fa ha superato Micheal Jordan nella classifica all-time di punti segnati; il suo ritorno a Cleveland nel 2014 e la vittoria dell’anello contro i Golden State Warriors lo hanno elevato a un grado assoluto di onnipotenza. Ovunque va vince, si era detto: impresa riuscita ovunque ma non a Los Angeles. I Lakers per accaparrarsi le prestazioni di sua maestà hanno dovuto ripiegare su una squadra molto giovane e senza ulteriori stelle finendo per pagare a caro prezzo la mancanza di esperienza nelle situazioni più delicate.

Metteteci poi anche l’infortunio subito dal numero 23 e la stagione diventa quasi automaticamente fallimentare: LeBron non ha mai cambiato il suo stile di gioco amando giocare per sé coadiuvato da una squadra che sa sempre cosa fare nelle situazioni più delicate; coach Luke Walton ha impiegato del tempo per cucire i Lakers addosso a LeBron e la prossima stagione sarà determinante.

Era dal 2005 che la guardia nata ad Akron non approdava in post season: in questo arco di 14 anni ha messo in bacheca tre anelli NBA, 4 MVP della regular season, 3 MVP delle finals e altrettanti MVP dei play-off. L’alieno ha letteralmente cambiato questo sport scindendolo in due fazioni: chi lo ama e chi lo odia, ma quando uno è ai suoi livelli l’odio è più che altro invidia di vederlo vincere praticamente sempre.

Oltre 27 punti di media a partita con 8 assist e rimbalzi sono comunque numeri importanti per un’annata negativa: anche nelle difficoltà il prescelto c’è sempre. Il basket è uno sport di squadra e non si vince da soli, ma se c’è un giocatore in grado di farlo è sicuramente LeBron James.