Iconoclasti!
Milan e Inter stanno seriamente pensando di demolire un tempio sacro come San Siro per costruire un nuovo stadio per entrambe le squadre. La notizia era già nell’aria da tempo ma negli ultimi giorni sembra che le due parti abbiano intensificato le discussioni in merito alla questione stadio e questa sarebbe la soluzione ritenuta migliore per entrambe le società.
Una scelta che ha fatto storcere il naso alla gran parte dei tifosi rossonerazzurri e, più in generale, agli appassionati di calcio in Italia. San Siro è una delle icone più celebri nella storia del calcio, un monumento storico ma non per questo obsoleto, un’arena che ha ospitato incontri epici e che non più tardi di tre anni fa è stata teatro della finale di Champions League. Uno stadio che è stato valutato “cinque stelle” dalla Uefa e “secondo stadio più bello del mondo” dal quotidiano britannico The Times (preceduto solo dal Westfalenstadion di Dortmund).
Il Meazza è di proprietà del comune di Milano e questo è il suo più grosso limite: Milan e Inter necessitano di uno stadio di proprietà per aumentare gli introiti e per elevare il valore del club in caso di vendita futura (questo aspetto riguarda più i rossoneri, dal momento che è risaputo che il fondo Elliot punta esclusivamente alla rivalutazione e alla successiva rivendita). Il progetto di abbattimento di San Siro e di costruzione di un nuovo impianto meno capiente (si parla di 60.000 posti a sedere) sembra scontentare tutti per diversi motivi: innanzitutto, in pochi sarebbero pronti a dire addio allo stadio che rappresenta la casa di queste due prestigiose squadre; nel caso questa fosse la decisione finale, la scelta di condividere nuovamente lo stadio tra “cugini” sembra assurda: se è vero che i costi sarebbero dimezzati mentre i ricavi sarebbero comunque molto alti – andrebbero condivise solo le entrate derivanti dall’utilizzo dello stadio per attività non concernenti Milan e Inter – è anche vero che le due società non avrebbero la possibilità di personalizzare l’impianto a proprio piacimento, il che contrasta fortemente con il concetto di “costruire una propria casa”.
Infine la questione capienza: 60.000 posti sono pochi per due squadre prestigiose che vantano un bacino di tifosi enorme. Sono pochi per due società ambiziose che mirano a militare stabilmente in Champions League. Sono pochi per due squadre che negli ultimi decenni hanno avuto una media di 40.000 abbonati. Nelle gare di cartello Milan e Inter registrano sempre il tutto esaurito, quest’anno anche in una gara di fascia bassa come Milan-Sassuolo erano presenti più di 60.000 persone. Ai tempi in cui le due milanesi disputavano le fasi finali della Champions League c’erano richieste di 250.000 biglietti per le partite interne. Insomma, la Juventus dovrebbe essere presa da modello non solo in positivo ma anche in negativo: bene lo stadio di proprietà, male la capienza limitata. Se l’impianto dei bianconeri fosse stato da 60.000 anziché da 40.000 sarebbe stato comunque quasi sempre tutto esaurito e, di conseguenza, il costo dei biglietti avrebbe potuto essere meno salato. Più tifosi allo stadio, più incitamento per la squadra, incassi più alti e prezzi più accessibili. Ridurre la capienza e aumentare i prezzi significa premiare una parte elitaria del tifo, escludendo chi ha meno possibilità economiche.
San Siro è considerato uno dei simboli più caratterizzanti per la città di Milano e, anche se non è uno stadio di nuova costruzione, permette al pubblico di vedere la partita in modo eccellente. Il Bayern Monaco ha costruito uno stadio nuovo ma il vecchio Ollympiastadion era inadatto a causa della pista; l’Arsenal ha abbandonato l’Highbury che, anche se intriso di fascino, era realmente fatiscente; l’Atlético Madrid ha abbandonato il Calderón per il Wanda Metropolitano e i tifosi stanno rigettando il nuovo impianto, che viene descritto come “freddo”. Nuovo non è sempre meglio. Ci si può mettere al passo con i tempi senza distruggere pezzi di storia: l’esempio più ovvio sono Barcellona e Real Madrid che stanno ristrutturando i loro fantastici stadi.
D’altro canto, non pretendiamo che una proprietà americana e una proprietà cinese possano capire i sentimenti che pervadono tutti quegli italiani che, per una partita della propria squadra, per vedere la nazionale o per assistere a un concerto hanno provato l’emozione di entrare a San Siro. Nessuno si sognerebbe di abbattere il teatro “La Scala” per costruirne uno più avveniristico. Allo stesso modo nessuno dovrebbe avere il coraggio di pensare di cancellare un simbolo del calcio mondiale come il Meazza. Il problema è che non si è mai paventata nemmeno in lontananza la possibilità che Inter e Milan acquisiscano San Siro dal comune: quest’ipotesi sembra non possa essere neanche presa in considerazione, e questo è un peccato, perché sarebbe la svolta definitiva per la Milano calcistica.