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No alla retorica. Ma anche no al silenzio

Consentiteci di scrivere una banalità. Nello sport – e in generale nella vita -,a meno di clamorose congiunzioni fortunate, è praticamente impossibile riuscire a conseguire un qualsivoglia risultato senza il sacrificio del lavoro e dell’allenamento.

E dal punto di vista del sacrificio fisico e dell’abnegazione, rugby e pugilato sono senz’ombra di dubbio in cima alla lista. In ogni parte del globo e per tutti gli atleti. Senza alcuna distinzione di sesso. Oramai solo chi è rimasto con l’orologio cerebrale al Medioevo, può “scandalizzarsi” nel vedere donne praticare con maestria e determinazione questi sport.

Di questi tempi, l’Italia può andare fiera e orgogliosa delle proprie donne rugbiste e delle proprie donne pugili. Le prime hanno disputato un Sei Nazioni che definire fantastico è addirittura riduttivo. Le azzurre del CT Andrea Di Giandomenico hanno concluso il prestigioso torneo al secondo posto, dietro solo all’imbattibile Inghilterra (5 successi su 5). Barattin e compagne hanno battuto la Scozia (a Glasgow), l’Irlanda (di misura) e la Francia delle professioniste nettamente per 31-12 e hanno costretto al pari (3-3) il Galles.

Dall’altra parte, nel recente Europeo di pugilato Under 22 tenutosi a Vladikavkaz, in Russia, l’Italia si è portata a casa cinque medaglie. Tutte targate al femminile. La più attesa, Irma Testa, non ha deluso le aspettative. La 21enne di Torre Annunziata ha bissato l’oro nei 57 kg, dopo il primo successo ottenuto lo scorso anno alla rassegna continentale di Targu Jiu (Romania). Un oro felicemente accompagnato dagli argenti di Rebecca Nicoli e Angela Carini e dai bronzi di Roberta Bonatti e Giovanna Marchese. Un bottino assolutamente positivo e che fa ben sperare in occasione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

Quindi, solo sorrisi e bando agli ultimi retaggi di retorica sulle donne che si fanno valere in sport cosiddetti “da uomini”. Anche se è giusto sottolineare come, assieme a tanti pregi, questi successi delle nostre atlete hanno esaltato un difetto. Un difetto insito nella cultura sportiva italiana purtroppo ancora troppo calciocentrica.

Negli ultimi giorni, i mezzi di comunicazione hanno speso fiumi di parole per i rapporti non facili tra Icardi e l’Inter. Vi sono stati fior fior di editoriali pro e contro il gesto di Cristiano Ronaldo rivolto ai tifosi dell’Atletico Madrid al termine dell’ottavo di finale di ritorno vinto dalla sua Juventus per 3-0 contro gli spagnoli. Cominciano a essere scritte colonne di pagine sul calciomercato, approfittando della sosta del campionato per gli impegni della Nazionale. Per gli allori prestigiosi delle ragazze del rugby e del pugilato, invece, solo brevi trafiletti. Servizi tv? Ovviamente neanche a parlarne.

Ecco, se dal punto di vista della retorica degli “sport da uomini” siamo cresciuti e tanto, molto c’è da fare per modificare leggermente la cultura sportiva italiana. Sarebbe utopistico pensare che gli altri sport abbiano un giorno lo stesso spazio e la stessa considerazione del calcio. Ma è davvero ingiusto liquidare in poche battute il sacrificio e il successo di queste atlete. Non possiamo e non potremo mai accettare in silenzio il silenzio.