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ESCLUSIVA – Gabriele Pattaro (Saluzzo, rugby league): “I nuovi arrivi ci stimolano a migliorare. Vincere ci aiuta a credere in noi stessi”

Immagine fornita dall’intervistato

Nel rugby league – o rugby a XIII, codice del rugby nato in Inghilterra nel 1895 da una scissione per professionismo – il n. 6 e il n. 7 occupano la mediana; corrispondono grossomodo ai mediani di mischia e d’apertura del rugby union. Tanti dei giocatori più forti nella storia del league hanno occupato questa posizione in campo; atleti le cui gesta resteranno sempre impresse nella mente degli appassionati, in particolare perché si tratta di una posizione delicata, nevralgica e al centro di tutto.
Tale ruolo occupa Gabriele Pattaro, già nazionale Under 21, giovane mediano dei Saluzzo North West Roosters, squadra italiana iscritta alle leghe francesi, attualmente militante nella DN2 e reduce da importanti successi in campionato.
Lo abbiamo sentito per una chiacchierata sul rugby league.

Ciao Gabriele. Ti va di presentarti ai lettori?
Sono Gabriele Pattaro, ma in squadra mi chiamano Uccio. Ho 22 anni e sono di Saluzzo.

Da quanti anni pratichi il rugby league? Hai precedenti esperienze nel rugby union?
Pratico rugby league da tre anni, prima giocavo a rugby union, sempre con il Saluzzo.
In che ruoli giochi?
Nel rugby league gioco nel ruolo di pivot, cioè numero 6 o 7; in pratica, regista.


Il Saluzzo gioca un campionato molto probante, in termini logistici e di trasferte. Come conciliare gli impegni rugbistici con studio/lavoro?
Io non studio più, e fortunatamente il lavoro che faccio mi permette di allenarmi in settimana e di scendere in campo nelle partite. Sono fortunato da questo punto di vista.

In questo 2018-2019 avete colto delle vittorie. Qual è stato il segreto del successo?
Esatto, quest’anno abbiamo avuto delle vittorie, molto importanti per il morale della squadra. Non c’è un “segreto”, solo durissimo lavoro negli allenamenti sia da parte di ogni singolo giocatore sia dallo staff che si sta impegnando un sacco per farci migliorare sempre di più. Poi grazie a questi successi abbiamo acquisito maggiore fiducia in noi stessi e ciò aiuta.

Ci sono degli sportivi, anche famosi, ai quali ti ispiri?
Mah, in particolare nessuno, per quanto possa suonare strano. Comunque, un giocatore che, da quando lo conosco, mi ha ispirato molto è il mio compagno di squadra Gioele Celerino. Il suo esempio mi sprona sempre più a migliorare, per riuscire a toccare gli obiettivi da lui raggiunti in carriera.

Immagine fornita dall’intervistato

In rosa quest’anno sono arrivati alcuni giocatori di formazione australiana e appunto Gioele Celerino, veterano della Nazionale. Cosa ha aggiunto la loro presenza?
Ovviamente siamo molto contenti per i nuovi arrivi. Gli australiani hanno un bagaglio di esperienza che a noi serve, infatti stiamo imparando molto da loro sia come individuale che come collettivo. Sono molto ben disposti , come attitudine, nell’aiutarci a crescere. Riguardo Gioele, anche lui ha un sacco di chilometraggio ad alto livello, il che ci aiuta; con lui stiamo lavorando soprattutto sulla difesa e sta funzionando, piano piano. È obiettivamente una grande risorsa sia per i singoli che per la squadra.

In cosa senti di dover ancora lavorare, per crescere come giocatore? Quali pregi e quali difetti?
Si impara sempre, non si è mai completi. Personalmente, come giocatore sento di dovermi evolvere ancora tanto. Come mi hanno detto i miei coach, per il ruolo in cui gioco dovrei essere più esplosivo, più veloce, dunque lavorare sul fisico. Non sempre riesco a farmi capire dai compagni per le giocate ed è un punto su cui mi sto impegnando: parlare molto di più e tante altre cose.  Come detto prima, non si smette mai di imparare. I miei pregi penso siano una buona visione di gioco, un buon passaggio; e poi non ho paura di buttarmi; se un avversario è più forte non mi tiro indietro, faccio di tutto per imparare ma allo stesso tempo cerco di alzare il mio livello e dunque metterlo in difficoltà, anche se è più grosso di me io ci provo sempre, a fermarlo.