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Siamo seduti a un tavolino di un tipico pub inglese la mattina di giovedì 14 marzo mentre leggiamo comodamente un giornale sportivo che parla degli appena conclusi ottavi di finale di Champions League. Intenti a mangiare il nostro piatto di uova, bacon e salsiccia e a bere una buona tazza di tè; sfogliando le pagine del quotidiano e vedendo i titoli e le foto dei successi calcistici inglesi, iniziamo a pensare a quanto successo nelle ultime settimane.

La Premier League porta infatti ai quarti di finale quattro squadre, tutte quelle che si erano presentate ai nastri di partenza. I nomi sono Manchester City, Manchester United, Liverpool e Tottenham; capaci di ripetere quanto fatto dieci anni fa sempre da United e Liverpool, e da Chelsea e Arsenal. Nelle stagioni 2007-2008 e 2008-2009 infatti ci fu un dominio totale dell’Inghilterra, che fece quattro su otto per due anni di fila con la vittoria del Manchester United sul Chelsea nel 2008 in una finale tutta inglese e la sconfitta sempre della squadra di Ferguson l’anno successivo contro uno dei Barcellona più forti di sempre.

Poi una flessione, con mai più di due squadre ai quarti di finale dal 2011 in poi e addirittura lo shock dello zero su otto del 2013 e del 2015. Quest’anno la definitiva rinascita con le prove di forza del Manchester City e del Liverpool, la consapevolezza europea ormai raggiunta dal Tottenham e la sorprendente capacità di rialzarsi di un Manchester United che sembrava allo sbando. Tre su quattro tra l’altro (City, Liverpool e Tottenham) hanno sancito la crisi del calcio tedesco sbattendo fuori nettamente Schalke 04, Bayern Monaco e Borussia Dortmund; apparse inferiori in tutto.

Ma cosa c’è dietro questo ritrovato dominio inglese? Sicuramente la mole di investimenti che possono permettersi le società; non solo le più forti. Basta pensare che il Fulham, praticamente già retrocesso, ha speso quest’estate più di cinquanta milioni di euro. Questo grazie ai diritti televisivi e a proprietari ricchissimi, come per esempio i cinesi di Fosun che stanno investendo tantissimo nel Wolverhampton. Le grandi squadre hanno risorse praticamente illimitate e possono così prendere i giocatori migliori. E anche gli allenatori migliori. Se è vero che latitano i tecnici inglesi, tutti i migliori stranieri passano prima o poi in Premier League. Questo mix di idee tattiche e progetti lascia il segno combinandosi perfettamente con l’intensità e la velocità tipiche del calcio inglese. Abbiamo così Guardiola, Klopp, Pochettino, Solskjær, Sarri e Nuno Espirito Santo per esempio. Tutti col loro stile e le loro idee di gioco provenienti dai background più vari e diversi tra loro. Questo fa sì che anche a livello di campionato ci sia un’atmosfera europea quasi ogni settimana praticamente, cosa che si riflette poi nelle competizioni europee. Atmosfera favorita anche dal fatto di poter giocare in stadi moderni e perfetti per vedere una partita di calcio. Ormai quasi tutte le squadre della Premier League hanno un impianto eccellente a disposizione, ultimo in ordine di tempo il nuovo stadio del Tottenham che verrà inaugurato ad aprile e dove gli Spurs potranno giocare i quarti di finale di Champions League. Da questo punti di vista per fare un paragone con l’Italia basta vedere come molti stadi di squadre di Championship (la seconda serie inglese) siano nettamente migliori rispetto per esempio al San Paolo, sede della seconda squadra della nostra Serie A.

Facciamo anche un’altra considerazione importante per il futuro. È vero che la Premier League è il campionato con più stranieri, ma i recenti successi delle nazionali giovanili stanno portando le squadre a considerare maggiormente i proprio talenti cresciuti nei vivai per evitare future “fughe” come quella di Sancho. Alexander-Arnold, Foden, Hudson-Odoi, Winks, Rashford, Maitland-Niles, Loftus-Cheek, Greenwood, McTominay sono per esempio tutti giocatori che stanno trovando spazio in squadre di primo livello come Liverpool, Chelsea, Tottenham e le due di Manchester. Questo era sinceramente impensabile potesse accadere cinque anni fa, quando queste squadre avevano un’età media molto più elevata di quella attuale. Le squadre inglesi non spenderanno più così tanto per comprare dall’estero? No, perché i campioni verranno sempre presi e pagati forse anche più del loro valore, ma sarà la base a essere diversa potendo disporre di giovani forti e di talento con già una sviluppata idea di calcio maturata a livello giovanile nei rispettivi settori.

Torniamo però all’edizione attuale. Con quattro squadre ai quarti è ovvio che si siano buone possibilità di vittoria. Juventus e Barcellona sono sicuramente le avversarie più temibili per le inglesi, soprattuto i bianconeri dopo la rimonta firmata Ronaldo vorranno essere evitati da tutti. Alte chiaramente le possibilità di vedere un derby inglese già nei quarti. City, Liverpool e United comunque possono tutte arrivare in fondo per diversi motivi. Il City perché, pur senza ancora una grande esperienza europea, ci sembra più consapevole dei propri mezzi rispetto alle passate stagioni in Champions League. Il Liverpool perché sta ritrovando una forma che serbava un po’ aver smarrito se se dovesse ritrovare anche un Salah al 100% potrebbero essere dolori per le avversarie. Il Manchester United perché il fato a volte conta: Solskjær ha eliminato il Paris Saint-Germain nello stesso modo in cui aveva vinto da giocatore la Champions League contro il Bayern Monaco. Qualche spicciolo sullo United nel dubbio giocatevelo. Nessuna chance invece secondo noi per il Tottenham, che a livello di mentalità non è ancora all’altezza delle altre tre né di Juventus e Barcellona.

Terminate queste riflessioni e finita di mangiare la nostra ottima English breakfast, prima di alzarci per uscire chiudiamo il quotidiano davanti a noi: in prima pagina ecco stagliarsi le foto di Mané e Van Dijk, i grandi protagonisti della vittoria 3-1 del Liverpool in casa del Bayern Monaco che ha sigillato lo storico en plein raggiunto dieci anni dopo l’ultima volta.