Uno, due, tre, stella!
Brilla la stella della Juventus nella notte del giudizio. Brilla la stella di Cristiano Ronaldo, autentico protagonista di un film dal finale dolcissimo. Brilla la stella di Massimiliano Allegri, che si prende una rivincita clamorosa nei confronti di chi, dopo l’andata, stava già recitando il de profundis.
La Juve è riuscita nell’impresa. Ancora una volta una rimonta, ancora una volta contro una squadra di Madrid. Ma stavolta l’ha completata, senza nessun finale amaro. È stata la vittoria di Allegri. Per le sue scelte, coraggiose. E per come ha preparato tatticamente la gara, non facendosi intimorire dai pensieri corrosivi dell’andata. Il tecnico livornese, da buon incassatore, ha sopportato le critiche che gli sono giunte da ogni dove. Ha protetto la sua squadra a suo modo, anche in maniera piccata. Ma ha saputo fare quadrato, toccando i tasti giusti come solo i grandi allenatori sanno fare. Ha proposto una squadra d’assalto, in cui i due terzini Spinazzola e Cancelo erano più presenti nella metà campo avversaria che nella propria. Nel corso della partita, anche quando sul 2-0 il risultato minimo era stato raggiunto, ha inserito Dybala aumentando la pericolosità dell’attacco. E i fatti gli hanno dato ragione.
La Juventus ha annichilito l’Atlético Madrid sotto tutti i punti di vista. Gli spagnoli, che erano arrivati a Torino per difendere il risultato dell’andata, si sono trovati spiazzati dal furore agonistico bianconero. Quella che era stata l’arma vincente di Simeone si è rivelata l’arma in più di Cristiano Ronaldo e compagni. Gli ospiti non sono praticamente mai entrati in partita: anziché venire fuori alla distanza, quando le risorse fisiche bianconere avrebbero dovuto appannarsi alla ricerca della rimonta, sono stati surclassati. L’impressione è che ci sia più merito della Juve che demerito dell’Atlético, ma la cosa certa i Colchoneros non hanno messo in campo le loro qualità primarie.
E poi Cristiano Ronaldo. È difficile parlare della sua partita senza cadere nell’ovvietà. I tre gol realizzati, oltre a essere stati decisivi per la qualificazione, riassumono perfettamente ciò di cui aveva bisogno la Juventus per puntare alla coppa con le orecchie. La sua classe, certo, ma anche la sua tenacia e la leadership all’interno del gruppo. Sembra che basti la sua sola presenza a far dare il meglio a tutti, nessuno escluso. Non solo è un punto di riferimento in campo, ma anche nello spogliatoio. Si vede dagli abbracci, dagli sguardi. Cristiano Ronaldo ha questo potere che solo i grandi campioni dotati di carisma hanno. E ciò non ha fatto altro che aumentare l’autostima e le potenzialità di una squadra forte a cui, però, mancava qualcosina per rasentare la perfezione.