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Serve una Juve “perfetta”. Impresa ardua ma non impossibile

Fabrizio Andrea Bertani / Shutterstock.com

Non sarà una serata come le altre, questa qui. La Juventus di Max Allegri arriva a uno spartiacque che non sancirà il successo o meno di una sola stagione ma, con ogni probabilità, la continuazione o la fine di un intero ciclo, pieno di vittorie e soddisfazioni fin qui. Juventus-Atlético Madrid non sarà per i deboli di cuore, soprattutto per quelli dal colore bianconero. Una partita infinita in cui bisognerà gestir bene le forze fisiche e mentali per compiere una vera e propria impresa e continuare l’inseguimento alla finale proprio del Wanda Metropolitano, casa dei colchoneros.

Diciotto punti di vantaggio in Serie A sul Napoli non bastano a tenere a freno le critiche dei tifosi e degli appassionati, sarà anche di cattivo gusto ammetterlo dinanzi al resto dei tifosi italiani ma ciò che conta per la Juve è alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie, perché l’ottavo scudetto consecutivo non fa più notizia, non fa ribollire il sangue come prima. Le campagne acquisti degli ultimi anni sono state volte proprio ad assicurarsi un posto in finale per poi giocarsela, ma non è andata sempre come ci si aspettava.

Quest’anno poi, con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, i presupposti sono diventati importanti. Ma proprio quest’anno, in cui la Juventus ammazza il campionato come mai prima d’ora, i bianconeri hanno dato segni di peggioramento rispetto alle passate stagioni, almeno dal punto di vista del gioco espresso. Strano il calcio, numeri alla mano non ci sarebbero storie diverse da raccontare che di una Juve straripante, ma a esser sinceri non è proprio così. Cinica, risoluta, vincente e determinata, su questo non c’è dubbio, ma meno sicura, meno dominante e a tratti impacciata, anche.

Da diversi anni a Coverciano si insegna la suddivisione in sei parti delle gare, tre per tempo di 15 minuti. Questo per gestire i vari momenti di una partita, sia per ciò che riguarda l’aspetto tattico che per la gestione del fiato e delle energie nelle gambe. E per compiere un’impresa come quella di stasera Allegri dovrà averla preparata bene, altrimenti con la sola foga e le sole motivazioni non si va da nessuna parte. Sarà determinante alternare momenti di grande pressione con un elevato consumo di energie a periodi di recupero in cui, però, non bisognerà concedere alcunché agli avversari.

Ribaltare il 2-0 subito all’andata in terra iberica non è di per sé compito impossibile ma avere contro l’Atlético di Simeone rende il tutto molto più complicato del normale. In primo luogo perché scardinare la difesa dei colchoneros è già difficile in condizioni normali di partita secca, in secondo luogo perché la forza dell’Atlético è quella di colpire sfruttando il minimo errore avversario. La Juventus, quindi, non solo dovrà fare almeno due gol per portare la sfida ai supplementari e quindi lavorare al meglio nella fase offensiva ma dovrà limitare al minimo le disattenzioni in quella difensiva. Servirà quella che di solito viene raccontata come “la partita perfetta“, portata a termine solo da un gruppo unito e forte, diretto tatticamente in maniera impeccabile dall’allenatore e dai protagonisti in campo affamati e determinati.

Forse la Juventus avrebbe dovuto evitare così presto un’avversaria di questa natura nel proprio cammino in Champions, ma guardare indietro, adesso, non serve. La partita di andata lascia poche probabilità ai bianconeri di passare il turno, ma niente è ancora perduto. Bisogna giocarsela fino alla fine per l’unico obiettivo che davvero conta quest’anno.