Nazionali Femminili

Considerazioni sparse sulla Cyprus Cup 2019

Si è appena conclusa la Cyprus Cup 2019 che ha visto la Nazionale Femminile di Milena Bertolini perdere ai rigori il trofeo davanti a una Corea del Sud che è stata capace di rimanere in partita nonostante abbia terminato la gara con nove donne in campo. Credo sia il caso di fare qualche considerazione a margine dell’evento.

La prima è che siamo per la seconda volta approdati in finale con un percorso netto, migliorando addirittua il tabellino dello scorso anno con tre vittorie di spessore contro Messico, Ungheria e Thailandia: quest’ultima per certi versi era la gara più probante perche le thailandesi, come noi, saranno di scena al prossimo Mondiale Femminile che si giocherà a giugno in Francia.

Altre due considerazioni nascono dalle parole dette dal CT a fine gara: “Abbiamo subito tre reti su palla inattiva” e “non abbiamo concretizzato le tante palle gol che abbiamo avuto”. Partiamo dalla prima.

La difesa italiana ha subito solo quattro reti in questa competizione, una a opera di Dangda che ha scavalcato la nostra difesa imbucandosi tra Fusetti e Boattin e superando Pipitone con un preciso pallonetto, e qui direi che è opera dell’attaccante thailandese, e ben tre reti su palla inattiva contro la Corea del Nord. Tralasciando il rigore, le prime due reti avversarie sono nate da un grave errore di posizionamento della difesa italiana su due calci d’angolo, che hanno lasciato libere Kim Yun-Mi e Ju Hyo-Sim di trovare la via della porta. Su questo specifico aspetto tattico Bertolini dovrà lavorare molto in previsione del Mondiale, soprattutto considerando il fatto che affronteremo formazioni con una fisicità completamente differente dalla nostra.

Parliamo ora delle palle gol non concretizzate. Soprattutto con l’uomo in più (o la donna in più, come in questo caso) la squadra italiana ha creato tantissime palle gol: al di là della traversa centrata da Mauro al 28′, si possono contare almeno quattro grandissime occasioni per le Azzurre con Cernoia, Bonansea, Sabatino e Serturini che non sono state capaci di essere fredde davanti al portiere sprecando così la possibilità di alzare la coppa. Come ha detto sempre Bertolini a fine gara, la squadra deve imparare a rimanere più lucida e razionale nei momenti decisivi. La partita è stata tesa e ad un certo punto le ragazze si sono forse fatte prendere dall’emotività, e questo è un lusso che in certi contesti non ci possiamo permettere.

Una volta esauriti i demeriti, parliamo dei meriti di questa squadra: l’Italia vista a Cipro è stata una nazionale capace di affrontare avversari fisici o climatici senza colpo ferire, cambiando per tre gare buona parte del suo assetto ma riuscendo sempre a essere vincente. La squadra è cresciuta in alcuni suoi elementi e ha fatto esordire ragazze di assoluto talento come Serturini, vero prospetto per i prossimi anni, mostrando una buona compattezza complessiva e un gran tasso offensivo.

La finale ha anche dato l’assaggio di cosa voglia dire giocare in certi contesti internazionali: al di là della prova, a tratti insufficiente, della terna arbitrale (il secondo gol delle nordcoreane è viziato da un fallo di mano e il rigore concesso è quantomeno dubbio), ci potranno essere avversarie che giocano in modo “sporco” e scorretto, e dobbiamo abituarci anche a questo genere di comportamento senza lasciarci prendere dal nervosismo. Non sto parlando delle innumerevoli perdite di tempo o delle due espulsioni, quelle fanno parte del gioco (ehm… circa, considerando che tirare i capelli alla Guagni è stata una pessima idea, vero Ri Hyang-Sim?), ma soprattutto del bruttissimo episodio del secondo tempo, quando le Azzurre hanno buttato palla fuori per far soccorrere Salvai e le asiatiche non hanno restituito il pallone, anzi hanno attaccato a testa bassa, ignorando le più elementari regole di fair play. Ecco, l’Italia ha affrontato anche questo a testa alta, senza battere ciglio e cercando soltanto di giocare a calcio. E di questo dobbiamo essere orgogliosi.

Published by
Stefano Pellone