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Con la vittoria nel torneo di Dubai di qualche giorno fa Roger Federer ha raggiunto quota 100 titoli vinti in carriera. Un traguardo importante anche per chi, come lui, faceva già parte dell’Olimpo del tennis. Soprattutto perché la leadership detenuta di Jimmy Connors non appare così lontana: sono solo 9 i tornei che dividono il campione elvetico dal suo predecessore statunitense, fermo a 109. Al di là dei numeri ciò che impressiona, della carriera di Federer, è la qualità dei tornei vinti. Ben 20, cioè un quinto, sono infatti tornei dello Slam. Impresa che, almeno finora, non è riuscita a nessuno. Nemmeno a Nadal, acerrimo rivale di Re Roger, che ne ha vinti 17.

Di record Federer ne ha tanti. Così tanti che sono difficili pure da elencare. Restiamo per esempio sui tornei dello Slam. Detiene il maggior numero di presenze (75), nonché di partite vinte (342). Ma è nelle “strisce consecutive” che Federer ha dato il meglio di sé. Nella speciale classifica delle finali consecutive, è addirittura primo e secondo, rispettivamente con 10 e 8. È l’unico tennista dell’era moderna ad aver vinto almeno tre Slam per due stagioni consecutive. Possiede il maggior numero di set vinti di fila (36), così come il record di quarti di finale, semifinali e finali raggiunte.

Senza parlare delle settimane da numero uno: Federer è stato sul trono ATP per 310 settimane, distanziando – e di tanto – Sampras (276) e Lendl (270). Complessivamente alla fine della stagione il fuoriclasse elvetico ha occupato i primi tre posti per 14 anni sui 18 di carriera complessiva. Numeri stratosferici, strabilianti, che Federer ha saputo costruire con il talento e con la classe, coltivandoli sapientemente e preservandosi anno dopo anno. Quest’anno le candeline sulla torta saranno 38, ma l’impressione è che Re Roger voglia togliersi ancora qualche altro sfizio. Per poi entrare nella Hall of Fame quale il miglior giocatore del tennis moderno.