Ci sono squadre che giocano un calcio tutt’altro che spettacolare. Eppure hanno quel qualcosa in più che spesso gli permette di portare a casa il risultato. Forse perché sono state costruite con intelligenza, assemblando una rosa di giocatori confacenti alle qualità del gruppo e delle idee tattiche dell’allenatore. In Italia l’esempio più lampante è il Parma. I ducali rientrano perfettamente nell’identikit tracciato prima. Non è un calcio sfavillante quello messo in mostra dagli uomini di D’Aversa: durante l’arco della gara aspettano che l’avversario si scopra e provano a sorprenderlo in contropiede. Il classico gioco all’italiana, con interpreti che fanno delle ripartenze il loro terreno più fertile.
Non è un caso che Gervinho sia diventato subito fondamentale per D’Aversa. Certo, in questo caso anche l’aspetto tecnico conta molto. E l’ivoriano è indubbiamente l’uomo di maggior talento, almeno tra i titolari designati. Ma non solo: questo modo di giocare permette all’ex Roma di esaltare la sua maggiore qualità, ossia quella di contropiedista. Contro difese alte, che partecipano sempre di più alla manovra e che possono sbagliare se pressate, Gervinho si scatena e crea superiorità con il suo scatto fulmineo. Anche contro l’Empoli l’attaccante del Parma ha utilizzato la sua arma migliore, contro una difesa certo non irreprensibile. Ma chiaramente il Parma non è solo Gervinho. Il centrocampo è solido e composto da giocatori di “rottura”: l’acquisto di Kucka, in questo senso, è stato mirato, visto che lo slovacco ha garantito ancora più fosforo. Proprio la grande forza fisica permette a D’Aversa di chiudere ogni spazio quando la palla è tra i piedi dell’avversario. Senza questa linea mediana, votata al contenimento, sarebbe difficile per il Parma proporsi con continuità in contropiede.
A tutto ciò aggiungiamoci pure una certa esperienza (il Parma è tra le squadre con l’età media più alta) e la scaltrezza sui calci piazzati. Contro l’Empoli le tre reti sono arrivate su altrettante azioni conseguenti da calci da fermo. Chiaro segnale che è un punto forte, sul quale D’Aversa insiste molto durante la settimana. Insomma, gli emiliani non saranno i più belli a vedersi, non giocheranno un calcio troppo propositivo. Ma sanno essere tremendamente efficaci quando possono usare le armi più congeniali al loro modo di intendere il calcio. E le salvezze, molto spesso, si ottengono così.