Dopo le polemiche per la vittoria sfumata a Firenze a causa del rigore dubbio, diciamo così, concesso dall’arbitro Abisso ai viola per un mani in area di D’Ambrosio, i nerazzurri cadono alla Sardegna Arena e stavolta non ci sono santi che tengano. Zero polemiche, l’arbitro Banti è venuto fuori alla grande da uno dei compiti più difficili della stagione: arbitrare i nerazzurri dopo il torto subito in terra toscana. Chi è venuto fuori meno bene è il gruppo di Spalletti, involuto rispetto alle ultime gare, quasi svogliato e a tratti, specialmente nel primo tempo, in balia dell’avversario.
Alla Sardegna Arena, sold out per l’occasione, è il Cagliari a fare la voce grossa e a conquistare i primi tre punti contro una grande da un anno e mezzo a questa parte, cioè da quando si gioca nel nuovo stadio. Il primo tempo, specialmente, è stato quasi tutto di marca rossoblù, con i padroni di casa che hanno segnato due gol e sprecato almeno altrettante occasioni con Faragò per incrementare il bottino. In mezzo, la rete di rapina di Lautaro Martínez, uno dei più pericolosi fra i nerazzurri e forse la sola nota lieta per Luciano Spalletti al rientro alla Pinetina.
Ha vinto il Cagliari, dunque, nonostante le tante assenze (sei giocatori non convocati e tre in panchina a mezzo servizio), contro un’Inter più forte, che doveva fare a meno dei soli Icardi e Keita, ma che poteva contare appunto su un Toro in grande spolvero. Le motivazioni c’erano per entrambe le squadre, ma forse soprattutto per i nerazzurri che sentivano, e ora sentono ancor di più, il fiato sul collo del Milan, visto che una vittoria dei rossoneri stasera contro il Sassuolo sancirebbe il sorpasso a due settimane da un derby che si preannuncia già infuocato. Eppure, il campo ha detto il contrario: rossoblù affamati, nerazzurri indisponenti, soprattutto nella prima frazione.
Pavoletti e compagni hanno messo la gara su binari a loro più congeniali: fisicità, grinta e voglia di arrivare per primi su tutti i palloni, anche a costo di rimediare qualche cartellino. Però la strategia ha ripagato, perché sono arrivati due gol, entrambi a seguito di palloni giunti dalla destra, con Ceppitelli (con la collaborazione di Perišić) e Pavoletti che hanno anticipato una difesa, solitamente impeccabile, ma ieri piuttosto ferma sulla gambe. E pensare che Faragò, in due occasioni, e João Pedro hanno mancato di un soffio il bersaglio grosso. In mezzo ai gol rossoblù, il sigillo della punta argentina dell’Inter, nell’unica occasione confezionata dai nerazzurri.
Dopo l’intervallo, la truppa di Spalletti è rientrata in campo con altro piglio, aumentando la pressione e creando diversi grattacapi dalle parti di Cragno (il palo di Lautaro soprattutto), ma la frittata era fatta. Al novantesimo, poi, il rigore calciato alle stelle da Barella (futuro nerazzurro?) ha evitato agli ospiti una sconfitta più ampia nelle proporzioni. Però i problemi restano: Politano e Perišić ieri hanno perso quasi sempre i duelli con Pellegrini e Srna, la difesa ha commesso errori che solitamente non commette (anche il fallo da rigore di Škriniar su Despodov è segno di una serata storta) e, in generale, la circolazione del pallone è stata lenta e macchinosa (solo con l’ingresso di Borja Valero al posto di Vecino si è visto qualcosa di meglio). Morale della favola, terzo posto compromesso, col Milan che ha già messo freccia e con la Roma che, in caso di vittoria nel derby, potrebbe piazzare l’aggancio.
Se Napoli-Juventus di domani sera, probabilmente, metterà fine al discorso scudetto (gli azzurri devono solo vincere per alimentare le esigue speranze), in compenso ci divertiamo con una corsa ai posti che daranno diritto alla partecipazione alla prossima Champions e con una lotta per la salvezza, dalla quale per ora il Cagliari sembra essersi tirato fuori, che si preannuncia come sempre infuocata. E allora, buon fine settimana di calcio a tutti.