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Lugano, serve più coraggio: ma bisogna anche sbagliare di meno

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Per il Lugano, andare avanti in Coppa era un obbiettivo di una certa rilevanza. Perdere a Thun era nella logica delle cose: i bernesi sono in un buon periodo, si giocava a casa loro sul campo sintetico, i ticinesi lamentavano diverse assenze (però anche i biancorossi sono scesi in campo senza gli infortunati Hediger e Tosetti). I sottocenerini erano ben coperti in retroguardia: tuttavia, sono caduti a causa di alcuni errori individuali. Davanti, è mancato un po’ di coraggio nel tenere il baricentro più avanzato di una ventina di metri: fondamentale, questo, in una partita secca a eliminazione diretta.

A fine partita, Fabio Celestini è apparso piuttosto amareggiato (FC Lugano): “Paghiamo ancora una volta i nostri errori. Sul secondo gol abbiamo lasciato un uomo libero di calciare a 5 metri dalla porta, oltre al fatto che non dovevamo concedere quel calcio d’angolo. Dobbiamo assolutamente evitare d’ora in poi questi sbagli, perché ci stanno facendo male. Stasera prevale la delusione, a differenza di domenica, dove avevamo la sensazione di avere subito un torto. Sapevamo che la partita sarebbe stata decisa dai dettagli, e così è andata: però anche noi dobbiamo impegnarci perché questi dettagli siano a nostro favore.”

“Mi è piaciuto l’atteggiamento della squadra, specialmente il gioco senza palla. Però, serve più coraggio in fase d’impostazione. Capisco che sia difficile, visto come stando andando le cose, ma servono più coraggio e fiducia. Troppe volte si ha paura a fare un passaggio al centrocampista anche se ha un avversario dietro, troppo spesso cerchiamo la soluzione con le palle lunghe. Dobbiamo privilegiare le uscite con la palla tra i piedi: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. A Zurigo bisogna andare a vincere.”

Ancora una volta, quindi, ci troviamo a commentare una sconfitta della compagine luganese. Il tecnico sta provando ad adattare la sua idea di calcio, che ricordavamo differente, alla realtà della squadra. Ieri ha impostato il gioco cercando, soprattutto, di limitare la carica offensiva dei biancorossi bernesi: a metà ripresa, i padroni di casa hanno iniziato ad andare in difficoltà, cercando la soluzione dalla distanza, anziché le azioni manovrate. I ticinesi hanno avuto qualche occasione in contropiede: ma troppe volte l’azione non è andata a buon fine, fermandosi prima della conclusione verso la porta avversaria. Gli errori, in occasione della seconda rete, hanno poi definitivamente affossato le ambizioni sottocenerine.

Giusta la scelta, poi, di giocarsi il tutto per tutto, mandando in campo Janko, altro elemento accantonato negli scorsi mesi. L’austriaco ha anche trovato il gol, purtroppo troppo tardi per riequilibrare le cose. Forse sarebbe il caso di provare, in certi momenti, a utilizzarlo, prevedendo degli schemi che ne esaltino le caratteristiche. In fondo, i bianconeri hanno uomini in grado di crossare: e non è un caso che, ieri, le reti siano venute entrambe grazie a dei colpi di testa. Sadiku ha mostrato voglia, ma non è ancora il cecchino implacabile che avevamo conosciuto due stagioni fa: certo, se fosse entrato il suo diagonale, sull’1-1, oggi forse scriveremmo altro.

A noi, ieri, è piaciuto anche Sabbatini: il capitano ha giocato una partita di sostanza, anche contrastando a centrocampo gli avversari con vigore. Anche su Čovilo a centrocampo c’è stato un ripensamento, rispetto ad alcuni mesi fa. Peccato però che il giocatore balcanico debba scontare una lunga squalifica, quando verrà deciso il suo destino dopo il ricorso, presentato alla Commissione disciplinare della SFL.

Vero che ci sono stati degli errori, da parte di tutti, negli appoggi e nelle ripartenze. Capita spesso che il pallone non arrivi pulito agli attaccanti, vanificando situazioni interessanti. A lungo andare, come dice l’allenatore, si perde fiducia, e si prediligono soluzioni differenti e molto meno performanti, come l’appoggio all’indietro o il lancio lungo in avanti, troppo spesso preda della retroguardia avversaria. La grande attenzione alla fase difensiva fa sì che il baricentro sia troppo spesso basso: gli attaccanti si sacrificano in copertura, e sono spesso distanti dalla porta, con tutto ciò che ne consegue.

Questione di testa, quindi? Anche, probabilmente. Però, analizzando le reti del Thun, vediamo prima di tutto errori individuali da parte di alcuni bianconeri. Di Baumann, che ha lasciato passare il pallone sul suo palo, e che doveva essere più reattivo in occasione dell’azione che ha concesso il calcio d’angolo che ha portato alla rete del vantaggio del Thun. Di Sulmoni, che non ha chiuso su Sutter nell’azione del raddoppio, e di Kécskes, in occasione della terza rete, quando doveva essere più incisivo su Sorgić il quale, sino a quel momento, aveva fatto poco. Al di là dell’atteggiamento mentale, servirà anche sbagliare di meno.

In tutto questo, alla squadra, anche secondo Sabbatini, sentito a fine partita dalla RSI, mancano fame e determinazione“Diamo sempre il massimo: però veniamo sempre puniti per errori individuali, e gli avversari li capitalizzano sempre. Noi ci proviamo, ma non riusciamo spesso a concretizzare a nostro favore gli errori degli avversari. Ora dobbiamo pensare a salvarci. Il Thun è bravo a fare quelle due o tre cose semplici, che a noi invece non riescono: hanno fiducia nei loro mezzi. Noi abbiamo le qualità, la rosa è importante, ma le partite non si vincono solo coi nomi sul tabellino.”

Ci si aspettava forse più rabbia, dopo quanto accaduto domenica, e in una partita da dentro o fuori. Hanno prevalso, invece, la prudenza e la paura per un avversario sicuramente forte, ma contro il quale serviva soltanto un risultato. Ora, a Celestini il compito di dare a questo squadra l’anima e il coraggio necessari per guadagnarsi la salvezza: domenica a Zurigo e la settimana dopo, a Cornaredo contro il Basilea, sarà durissima.