Il MuRo tanto CaRo a Gattuso: anche dalla panchina è grasso che CoLa
Possiamo dirlo tranquillamente: quello che stiamo vedendo negli ultimi due mesi è il Milan di Gattuso. Arrivato sulla panchina rossonera con la fama dell’allenatore le cui squadre subiscono pochissimi gol, Ringhio sta finalmente confermando questa caratteristica del suo modo di allenare. Nella prima parte della stagione i rossoneri venivano trafitti facilmente e terminare una gara senza subire reti sembrava un’utopia; a distanza di qualche mese la situazione è nettamente cambiata, in virtù di diversi fattori. Nel 2019 il Milan ha incassato 3 gol in 10 gare, affrontando anche avversari assolutamente temibili come Juventus, Roma, Lazio, Sampdoria e Napoli (due volte). La compattezza del reparto difensivo del diavolo è stata raggiunta grazie alla crescita esponenziale di alcuni interpreti e al recupero di altri, infortunati nel primo periodo.
Tutto parte da un Donnarumma finalmente in condizioni smaglianti, probabilmente nel momento migliore della sua già lunga carriera (il portiere della nazionale ha tagliato il traguardo delle 150 presenze in rossonero qualche giorno prima di compiere 20 anni, facendo meglio di un mostro sacro come Paolo Maldini). Di fronte all’estremo difensore in prima istanza troviamo la coppia di centrali, il MuRo composto da Musacchio e Romagnoli: lo spagnolo, dopo una stagione difficile passata sotto l’ombra ingombrante di Bonucci, ha trovato continuità anche grazie all’infortunio di Caldara ma è stato bravissimo a non far rimpiangere l’ex atalantino, inanellando prestazioni caparbie e attente; il capitano, invece, ha svoltato dopo il brutto errore commesso contro l’Empoli all’andata: è passato un girone intero e Alessio si sta confermando uno dei centrali più forti in circolazione, patrimonio di grande valore per il Milan e per la Nazionale per il prossimo decennio.
Un MuRo tanto CaRo a mister Gattuso, una parete di cemento difficile da sfondare ma anche da aggirare: sulle corsie esterne il rendimento di Calabria e Rodríguez è stato al di sopra delle aspettative e i due, oltre a svolgere con grande dedizione il loro mestiere in fase difensiva, hanno sfornato anche molti pregevoli assist, dimostrando affidabilità da un punto di vista squisitamente tecnico e un’ottima condizione fisica, macinando chilometri sulle corsie di competenza.
Avere quattro difensori titolari così performanti è fondamentale ma avere anche due riserve che, quando vengono chiamate in causa, non fanno rimpiangere i titolari è grasso che CoLa. Andrea Conti ha disputato una sola gara da titolare in questa stagione (nell’ultimo turno di campionato contro l’Empoli) ma è già a quota 3 assist in stagione: l’ex terzino dell’Atalanta ha avuto un impatto più che positivo in ogni partita in cui è sceso in campo, compresa la finale di Supercoppa Italiana contro la Juve, quando una sua giocata a pochi minuti dal termine ha creato scompiglio in area bianconera, con annesso episodio dubbio che avrebbe potuto portare a un calcio di rigore in favore dei rossoneri. Laxalt è stato sin qui il meno brillante ma ieri sera, contro la Lazio, ha retto l’urto della squadra biancoceleste, contribuendo a mantenere la porta di Donnarumma inviolata.
Tenendo conto anche delle ottime prestazioni offerte da Abate e da Zapata quando sono stati chiamati in causa e di un Caldara quasi pronto al rientro, sottolineando anche l’importanza della “diga nera” composta da Bakayoko e Kessié a centrocampo, si può affermare senza alcun dubbio che i risultati positivi di questo Milan dipendono principalmente da una grande fase difensiva. Il rendimento eccezionale del pacchetto arretrato sopperisce alla condizione altalenante dei giocatori che agiscono dalla cintola in su, tutti protagonisti di una stagione sin qui mediocre, eccezion fatta per i nuovi acquisti Piątek e Paquetá.