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SBK che Passione – Bautista, the Animal

Gli appassionati di wrestling conoscono bene quanto accaduto quattordici anni fa or sono. Uno dei feud – vale a dire uno scontro tra il lottatore “buono” e quello “cattivo” fatto di parole e scambi di battute, oltre che di incontri sul ring – più intensi e efficaci della storia della disciplina che unisce sport e intrattenimento. Nel ruolo del cattivo vi era Triple H, mentre in quello del buono vi era Batista, lottatore di origine filippina dalla fisicità prorompente, tanto da essere soprannominato “The Animal“.

Batista ha preso il suo nome da lottatore dal suo nome vero, Dave Bautista. Un nome che in questi giorni è tornato in auge nello sport. In particolar modo, in SBK. Questo fine settimana appena trascorso è scattato il 32/esimo Mondiale delle Derivate di Serie sul circuito – come sta accadendo in questi ultimi anni – di Phillip Island, in Australia. Un Mondiale che fino a due settimane fa aveva un unico favorito: Jonathan Rea, che sulla Kawasaki insegue il quinto titolo iridato consecutivo.

E invece il nordirlandese in questo primo Gran Premio ha fatto sì tripletta tra gara 1, gara sprint Superpole e gara 2…ma di secondi posti. Perché la tripletta più significativa, quella di primi posti, l’ha messa a segno Alvaro Bautista su Ducati. Che ci potevano essere novità, lo si era intuito la settimana scorsa dagli ultimi test stagionali. Test che hanno visto proprio Bautista primeggiare.

Test che sono stati confermati in gara, dove Bautista ha dominato in tutte e tre le prove del fine settimane. Questa volta Rea è stato il primo…degli umani, dato che ha dovuto cedere una quindicina di secondi di media in gara allo scatenato spagnolo. Bautista ha eguagliato John Kocinski, che da esordiente in SBK fece doppietta su Ducati al primo Gran Premio, quello di San Marino. Lo spagnolo ha mollato la MotoGP dopo 9 anni di onorata militanza con tre terzi posti come migliori risultati. Ha mollato la MotoGP perché attratto dalla nuova sfida tecnica Ducati, con una Panigale V4 a quattro cilindri e non più bicilindrica.

E numeri alla mano questa sfida potrebbe davvero essere vinta. Bautista nelle tre gare del fine settimana australiano è stato semplicemente fantastico. I suoi avversari l’hanno potuto vedere solamente in due occasioni: alla partenza e festante sul podio. La sua intesa con la Panigale V4 è stata stupefacente in positivo e ha messo un po’ sul “chi vive” gli appassionati di SBK, che si auguravano un po’ più di “democrazia” in pista e che ora temono che si passi da una dittatura – quella di Rea – all’altra.

Niente paura, la Kawasaki ha comunque dimostrato di essere performante. Non solo con Rea, che certo non si arrenderà così facilmente, ma anche con un ritrovato Leon Haslam. E non ci dimentichiamo dell’altro ducatista Davies. E non ci dimentichiamo delle Yamaha, con un Melandri straordinario terzo su una moto privata della Casa del Diapason.

Quindi, Bautista forte, fortissimo. Ma definirlo già dittatore ci appare quantomeno prematuro. A Buriram, GP Thailandia, avremo già qualche risposta in più.