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Lugano, un’altra sconfitta nel finale: le voci dei protagonisti

Foto FC Lugano

Dal nostro inviato a Lugano (CH)

Quando giochi con lo Young Boys, è normale mettere in preventivo di perdere. In fondo, su 22 incontri, i gialloneri ne hanno vinti 19 (3 dei quali coi bianconeri). Però, perdere all’ultimo respiro, con un contropiede partito da azione di calcio d’angolo, è una circostanza quanto meno fastidiosa, per usare un eufemismo.

Premettiamo: al di là del commento finale di Celestini, visibilmente amareggiato, i campioni svizzeri, a nostro parere, non hanno demeritato. Complessivamente, hanno fatto di più degli avversari, che si sono fatti vivi con decisione dalle parti di von Balmoos solo negli ultimi 20′. È vero, hanno trovato la rete decisiva in una circostanza favorevole, a partita praticamente conclusa, ma hanno semplicemente sfruttato con abilità un errore degli avversari. In quanto all’arbitro, sono proprio i bernesi che potrebbero avere qualcosa da dire, che si sono visti negare un rigore abbastanza netto per fallo di Daprelà su Assalé, a meno di 10′ dal termine.

Resta il dubbio, nell’azione del gol, di un contrasto non proprio limpido tra Schick e Gerndt, lanciato in pieno recupero sul portatore di palla avversario. Dalle immagini i due sembrano sfiorarsi: il giocatore giallonero, però, al momento della caduta dell’attaccante svedese del Lugano, ha lo sguardo rivolto da un’altra parte. Il bianconero rovina a terra, e non può così chiudere su Nsame, che arriva per primo sulla respinta di Baumann (prestazione sufficiente ieri la sua, con solo una piccola incertezza nel primo tempo, che poteva però costare cara) proprio sul tiro di Schick.

Fallo? Difficile dirlo: per Celestini sì, ma il tecnico non aveva però ancora rivisto le immagini televisive. Il pubblico, ovviamente, era inviperito, e anche i giocatori, in piena trance agonistica, non le hanno mandate a dire a Bieri. Marić è stato addirittura espulso: un rosso diretto che, per le regole del calcio svizzero, avrà i suoi effetti già giovedì a Thun, in Coppa, in una partita molto importante per la stagione della squadra ticinese. Poco male: la rosa è ampia, e rientrerà Sulmoni, che ha scontato la giornata di squalifica ieri. Però, un segnale di nervosismo che non è piaciuto ai vertici societari.

A fine partita, il presidente Renzetti ha infatti sottolineato alla stampa proprio questo aspetto: “Perdere ci sta con loro, anche se non sono contento dell’arbitraggio. Non è stata una direzione di gara contro di noi: però loro sono una squadra molto fisica, e serviva forse lasciare giocare di meno, punendo qualche contrasto. Ciò detto, non ci possiamo permettere di perdere il controllo in casi come questo: queste scene di isterismo non ci fanno bene. Sono dispiaciuto per questa nostra incapacità di gestire queste situazioni di gioco e di carattere. Loro sono una squadra forte, che è capace di vincere le partite in questo modo. Peccato aver perso così: ma questo nervosismo, a fine partita, è un segnale del fatto che si deve ancora crescere.”

Anche Daprelà è apparso deluso: “Siamo arrabbiati, perdere così fa male. Secondo noi Gerndt ha subito fallo: ora dobbiamo andare avanti, abbassare la testa e lavorare. Volevamo provare a vincere, abbiamo subito un contropiede in quel modo, non portiamo a casa punti. Io sono uno di quelli che preferisce andare avanti in classifica giocando male, piuttosto che ricevere complimenti e basta: la prestazione è stata buona, ma non mi consola. Speriamo di fare risultato nelle partite che ancora ci mancano.”

In definitiva, una sconfitta dolorosa per le circostanze con le quali è arrivata. I gialloneri, come scrivevamo sopra, non hanno rubato nulla: però i bianconeri hanno offerto una buona prestazione. Celestini, schierando una formazione di peso, è riuscito a contenere, nel primo tempo, la spinta offensiva degli avversari, i quali sono riusciti a rendersi seriamente pericolosi solo in un paio di occasioni. Il rigore sbagliato da Nsame, al 38′, ha fatto pensare, in tribuna, che gli dei del calcio stessero guardando favorevolmente verso i ticinesi.

Nella ripresa, la partita è stata più sofferta e, negli ultimi 20′, i padroni di casa hanno fatto valere una migliore condizione, creandosi qualche buona occasione. Un paio di errori da parte di Wütrich (il peggiore dei suoi) hanno infatti consentito al Lugano di andare vicino alla rete, senza contare le conclusioni di Junior e il gol sbagliato da Čovilo, forse troppo precipitoso a non voler lasciare a Sadiku l’onere del tiro in porta. Poi, l’azione finale, in pieno recupero, partita però da un calcio d’angolo a favore della compagine sottocenerina. Poteva essere gestita meglio? Forse sì: però è anche vero che se da quel corner fosse nata un’incornata vincente, oggi scriveremmo altro.

Tra i bianconeri, a noi è piaciuto molto Bottani. Il Figlio della città, che non giocherà per squalifica giovedì a Thun, ha fatto una partita generosissima, dimostrando buona intesa coi colleghi di reparto, e ha duellato di sciabola senza timore, contro centrocampisti e terzini di stazza molto maggiore della sua. Non è la prima volta, e pensiamo che possa fare bene da qui alla fine della stagione.

Probabilmente ha ragione Celestini, quando chiede a sé stesso e alla squadra un altro salto di qualità, nella capacità di gestire questi momenti. Semplicemente, bisogna essere in grado, in un caso del genere, di trovare un equilibrio tra la voglia di fare gol, e quella di impedire una ripartenza così velenosa. Vediamola così: valeva la pena di prendere magari un cartellino rosso per un fallo a centrocampo sul portatore di palla, piuttosto che incassarne uno per proteste, col pallone in fondo al sacco, pochi istanti prima del triplice fischio. E, forse, di questo si è discusso ieri in spogliatoio, a fine partita.