Una serata da dimenticare per la Juventus, in cui rischia di saltare l’obiettivo primario della stagione, la tanto inseguita e bramata Champions League. Un trofeo sfuggito due volte in finale negli ultimi anni e che proprio nello stadio in cui si disputerà l’atto conclusivo di questa stagione ha visto i bianconeri ridimensionarsi a semplice outsider del torneo.
Una sorta di maledizione per la Juventus ma se ci fermassimo solo al destino o al sovrannaturale non saremmo giusti e corretti nelle valutazioni. Le scelte di Allegri sono, col senno del poi, completamente rivedibili. Sia l’Atletico Madrid che i bianconeri non amano particolarmente il possesso e il controllo della partita, piuttosto sono le accelerazioni in verticale a fare la differenza, con l’infinita qualità dei propri interpreti a coronarle in azioni da gol. Che il tecnico bianconero abbia scelto una formazione con meno talento e più copertura non è una decisione condannabile a priori ma farlo al Wanda Metropolitano contro la regina europea di quel tipo di impostazione tattica suona come scelta kamikaze. Metterla sullo stesso piano non ha pagato, ecco. Come andarsela a giocare con il 4-2-4 contro la Spagna fuori casa (ahi!).
È facile ricostruire e criticare dopo il 2-0 subito, questo bisogna ammetterlo, se la Juve avesse retto e portato a casa un pareggio tutto questo “rumore” sulla formazione scelta da Allegri non sarebbe venuto fuori. In tutta onestà, le decisioni sui titolari messi in campo ieri sera non sono l’unica chiave di lettura sulla sconfitta. Sono venuti fuori tutti i limiti di questa Juventus, già visti e vissuti per settimane nella nostra massima Serie, ma nascosti da risultati positivi (ancora zero sconfitte in campionato) e da repentini cambi di rotta nelle partite in cui serviva spingere di più (vedi le trasferte in Champions a Valencia e Manchester). Ma se il tutto era mascherato da una palese mancanza di stimoli tra i nostri confini, visto il campionato in solitaria vissuto dalla Juve, ora è inevitabile tirare delle somme che non piaceranno all’ambiente bianconero.
C’è qualcosa nella testa dei giocatori che non funziona come deve. Inutile a questi livelli parlare di forma fisica, in certe partite le gambe seguono la mente ed è impossibile che una squadra abbia molta più benzina di un’altra. Non sappiamo cosa non stia funzionando da qualche settimana a questa parte ma ciò che è certo è che abbiamo pian piano assistito a un lento declino nella Juventus. A cominciare dal mese di dicembre con la sconfitta (ormai a giochi già fatti) contro lo Young Boys, per poi passare alle gare stentate ma vinte contro il Torino, la Sampdoria e la Lazio; il clamoroso pareggio interno contro il Parma e le due trasferte a Bergamo da dimenticare, in campionato e coppa. Non ci si può sempre affidare al talento di un maestoso Cristiano Ronaldo o alle invenzioni di altri giocatori in rosa. Perché quando tutto questo manca, in mano rimane solo la cenere.
La Juventus saluta il Wanda Metropolitano con qualche speranza in meno di tornarci a maggio. La strada verso la conquista della Coppa è compromessa ma non del tutto, ora i bianconeri devono ritrovare serenità e grinta adatte a giocarsi una gara di ritorno superlativa. Contro una squadra come l’Atletico Madrid serve carattere e il 110% delle energie fisiche e mentali, non è facile scardinare la difesa degli uomini di Simeone e lo sarà ancora meno allo Stadium nella gara di ritorno. Mettiamola così: questi Ottavi sono partiti con il piede sbagliato, ora l’imperativo è rimediare. A tre mesi dall’eventuale finale serve già un’impresa.