Non solo “garra”: il nuovo Atlético Madrid di Simeone
Pochi giorni fa Diego Simeone ha rinnovato il suo contratto con l’Atlético Madrid fino al 2022. La notizia è che guadagnerà ventiquattro milioni di euro a stagione, più di qualsiasi altro allenatore. E vedendo la partita fatta ieri sera dalla squadra squadra contro la corazzata Juventus non ci si meraviglia che sia così sinceramente. Nei primi anni sulla panchina dei Colchoneros, Simeone veniva spesso descritto come “difensivista”, ma ora questo aggettivo non va più bene. Sicuramente è rimasta la garra, come si è ben visto ieri al gol di Giménez, quando il Cholo ha mostrato gli attributi ai suoi tifosi. Ora però c’è molto altro oltre all’agonismo puro, anche perché gli elementi della rosa sono tutti giocatori con grandi qualità tecniche.
Lo spirito dell’Atlético è rimasto inalterato dal 2011 a oggi, ma il gioco è profondamente cambiato. La squadra di Simeone difende sempre magnificamente in queste partite a eliminazione diretta e con tutti gli effettivi quando ce n’è bisogno, ma sa anche giocare a calcio. E bene. Contro la Juventus i giocatori del Cholo sapevano sempre cosa fare quando avevano il pallone tra i piedi e anche nel finale si è vista tutta la qualità della squadra madrilena nel palleggio quando c’era da gestire il risultato. Inoltre i passaggi dei giocatori biancorossi sono stati meno ma molto più precisi ed efficaci di quelli dei loro avversari. La fase difensiva in realtà infatti non è efficace come in altre stagioni, come dimostrano gli errori in campionato contro Real Madrid e Betis. Semplicemente però nelle partite delle coppe europee l’attenzione e la dedizione dei giocatori dell’Atlético è massima (vedi scivolata di Griezamann da terzino destro al 90′).
Il secondo tempo del Wanda Metropolitano è stato un dominio tattico di Simeone su Allegri. un allenatore voleva vincere la partita, come dimostrato anche facendo giocare Koke e Diego Costa al rientro da due infortuni, l’altro tornare a Torino con lo 0-0. Ha avuto ragione il primo, vedendo premiato non solo il coraggio ma anche la qualità del gioco espresso. Basta quindi dire che l’Atlético fa giocare male gli avversari. Questo è vero, ma l’Atlético può giocare anche ottime partite fatte di passaggi verticali pericolosissimi, se mai sono gli avversari che non sono capaci a disinnescare il suo gioco. Inoltre i madrileni hanno insistentemente cercato il gol nel secondo tempo, andando a prendersene due sui calci piazzati dopo essersi visto annullare quello di Morata. La Juventus invece non ci ha neanche provato ieri sera, sonnecchiando in attesa del triplice fischio. Atteggiamento imperdonabile considerando l’enorme mole di qualità a disposizione di Allegri. Ribaltare il risultato a Torino non sarà facile, ma sarà quasi necessario per una squadra che altrimenti si ritroverà a vincere con Ronaldo un solo titolo (due considerando la Supercoppa) e a essere eliminata negli ottavi di finale, cosa mai successa invece nelle ultime stagioni.
Ma torniamo ora a Simeone. Il suo palmares dice due Europa League, due Supercoppe europee, una Liga, una Coppa del Re, una Supercoppa di Spagna, tre volte premiato miglior allenatore della Liga. Dall’anno del primo titolo, l’Europa League del 2012, il Cholo ha però avuto il merito di reinventarsi pur mantenendo l’anima e la cattiveria sportiva della squadra inalterata. Questo favorito anche dal nuovo stadio. Il passaggio dallo storico Vicente Calderón al Wanda Metropolitano veniva infatti visto inizialmente con sospetto dai tifosi, legati al vecchio impianto. Simeone però è riuscito immediatamente a trasferire tutta la passione anche nel Wanda Metropolitano, che, oltre a essere bellissimo e più capiente, è capace di trasformarsi in una polveriera come visto contro la Juventus.
Il successo più grande però, che spesso passa inosservato, è forse quello ottenuto a livello di “marchio”. Nessuno come l’allenatore argentino è infatti riuscito a portare una squadra normale nell’Olimpo del calcio europeo. L’Atlético Madrid infatti non era mai stato stabilmente tra le grandi d’Europa, era una squadra abituata a qualche saltuaria apparizione nelle coppe europee e poco più. La classica squadra di cui nessuno si comprerebbe la maglietta se non i tifosi o qualche appassionato di calcio fuori dagli schemi. Simeone nei sui anni da allenatore in riva al Manzanarre ha saputo elevare la statura della squadra e della società portandola a lottare costantemente per dei titoli e a poter trattenere un giocatore come Griezmann (giocatore che avrebbe ampiamente meritato il Pallone d’Oro quest’anno) o spendere cifre da top club per Diego Cosata e Lemar (oltre cento milioni di euro in due).
Alla luce di tutte queste considerazioni possiamo quindi capire il gesto di Simeone di ieri sera. Sicuramente non il massimo dell’eleganza, ma una dimostrazione di cosa sono lui e la sua squadra, in simbiosi dal primo giorno tra di loro e con l’ambiente del popolo dei Colchoneros.