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In Pulgatorio: il cattivo della settimana

Foto dal Web

Questa settimana, nel Pulgatorio, ci finisce Fulvio Collovati, uno dei grandi protagonisti della nostra adolescenza. La sua uscita sulle donne che parlano di calcio ci ha lasciati, francamente, stupiti.

Il capire e parlare di Pedata non è mai stata un’esclusiva maschile: al di là del fatto che esiste un movimento calcistico femminile, le donne da sempre vanno allo stadio, e non sempre semplicemente per fare compagnia ai loro mariti, figli e compagni. Conosciamo tante persone del sesso “debole” che guardano le partite per passione: la stessa che anima noi. E come noi guardano, leggono, si confrontano, discutono, soffrono e gioiscono.

Ovviamente, la competenza non è cosa di tutti. Ma, del resto, ognuno di noi conosce persone le quali, pur seguendo il calcio, non sono in grado d’interpretarlo correttamente. Credo sia capitato a tutti, specialmente il lunedì, davanti alla macchinetta del caffè, di ascoltare interpretazioni quanto meno fantasiose di quanto accaduto sui campi nel fine settimana, fatte da colleghi maschi, magari da anni abbonati allo stadio. In compenso, in più di un’occasione, ci è successo di condividere analisi e ragionamenti di amiche che avevano visto con noi la partita dagli spalti. No, non è una questione di genere.

Tutto questo, ovviamente, tralasciando che ci sono tante donne tra i giornalisti sportivi professionisti. Noi lavoriamo molto all’estero, e in più di un’occasione abbiamo apprezzato la competenza e la professionalità di colleghe come Serena Bergomi in Svizzera (ma ce ne sono tante altre, come Eva Tedesco), Jennifer Wegerup in Svezia (scrive anche per la Gazzetta dello Sport) e Frida Fagerlund in Svezia, solo per fare alcuni nomi.

Insomma, un’uscita infelice. Vero che questa convinzione è condivisa da molti, soprattutto in Italia: ma non è mai troppo tardi per cambiare idea, e per educare al rispetto e al valore dell’uguaglianza di genere. Ci piacerebbe che, un giorno, si potesse considerare una persona incompetente rispetto al proprio lavoro o, più semplicemente, non condividerne le analisi, al netto di tutto il resto. Quel giorno il mondo avrà fatto un grande salto in avanti. E non solo rispetto allo sport.