Home » Sarri, i tre errori che hanno fatto nascere il “Sorryball”

Da “Sarriball” a “Sorryball”, dagli applausi di Stamford Bridge ai cori di protesta del suo stesso pubblico, il passo è stato breve. Dalla temporanea e, a questo punto, illusoria gloria dei primi mesi, l’avventura londinese di Sarri è crollata in maniera inesorabile, settimana dopo settimana, fino a raggiungere questo stato di agonia che dura ormai da un mese. Uno stato alimentato da sconfitte più o meno pesanti e prestazioni deludenti e prevedibili che hanno cancellato quanto di buono si era visto nei primi tempi.

Il futuro del tecnico ex Napoli è ormai appeso a un filo. L’eliminazione subita lunedì sera in FA Cup per mano di un Manchester United evidentemente superiore ha tolto un altro mattone alla base dell’edificio costruito da Sarri, ormai sul punto di crollare. Non si sa quando accadrà, ma in Inghilterra sanno tutti che ormai è questione di poche partite. Difficile che succeda contro il Malmö, con cui i Blues non dovrebbero aver problemi nel difendere la qualificazione dopo il 2-1 dell’andata, ma un’eventuale sconfitta nella finale di League Cup domenica prossima contro il Manchester City potrebbe essere effettivamente il colpo di grazia.

È evidente a tutti che la squadra stia seguendo un andamento esattamente opposto rispetto alle previsioni di inizio stagione. Al momento del suo arrivo a Londra, Sarri aveva subito chiesto a tutti di avere pazienza: sapeva che per lasciare la propria impronta sul gioco di una squadra abituata a scendere in campo su un modello totalmente diverso come quello di Conte sarebbe servito del tempo. Anche qualche scivolone, come accaduto a Napoli, sarebbe stato salutare in vista dei successi futuri. Il Chelsea dei primi mesi, invece, ha sorpreso tutti, lui in primis: la squadra girava bene, i risultati arrivavano uno dietro l’altro e il gioco proposto era considerato tra i più interessanti del calcio inglese. Poi, però, alle prime difficoltà la squadra ha faticato a rialzarsi. E da lì è cominciato un crollo che il tecnico napoletano non aveva preso in considerazione. Ma di cui è a tutti gli effetti il responsabile principale.

La rigidità della tattica

Se si doveva proprio rilevare un difetto al Napoli di Sarri era quello di essere eccessivamente legato sempre ai soliti elementi, dalle scelte dell’undici titolare fino ai cambi, rimanendo fissi con il modulo del 4-3-3. Una rigidità tattica da cui il tecnico ex Empoli non è mai riuscito a liberarsi, tutto sommato confortato dai buoni risultati in azzurro, ma che alla fine dei conti si è trasformato in un limite, non potendo pretendere sempre la presenza e la continuità degli stessi giocatori in tutte le competizioni.

A Londra, la rigidità tattica è diventata una vera e propria gabbia da cui nessuno sa ora come uscire. Il gioco palla a terra, veloce e frizzante è diventato prevedibile con il passare del tempo, soprattutto quando tutti gli allenatori avversari hanno capito l’importanza di bloccare quei due, tre elementi chiave per far inceppare il sistema intero. È da questa consapevolezza che nascono le difficoltà di Jorginho e, inevitabilmente, della fluidità del gioco di Sarri: con il suo faro totalmente chiuso dal pressing avversario e incapace di adattarsi ai ritmi asfissianti della Premier League, tutti i piani sono saltati.

Jorginho, però, è considerato intoccabile da Sarri e questo faticano a digerirlo un po’ tutti: dalla dirigenza ai tifosi, fino agli stessi giocatori, dei quali alcuni (si veda Kanté) si sono ritrovati costretti a giocare in ruoli nuovi e molto limitanti delle loro doti tecniche. E così, continuando a tirare dritto con un gioco che non produce più tante reti e, al contrario, ne fa subire tante, la squadra fatica ormai a condividere la filosofia di gioco del proprio tecnico, facendo storcere il naso a qualche giocatore di troppo.

Stessi uomini, stessi cambi

Direttamente collegato alla precedente problematica è quella legata alla scelta degli uomini e, in seguito, dei cambi effettuati a partita in corso. Al Napoli era ormai celebre a tutti la sistematica sostituzione di Hamšík al 60′ per lasciar spazio a Zielinski. Al Chelsea, la stessa staffetta è stata adottata con Kovačić e Barkley. Talmente prevedibile da essere ormai diventato oggetto di facili ironie da parte dei tifosi dei Blues, che anche nella gara contro il Manchester United hanno accolto il cambio con un applauso sarcastico.

Anche a Londra, Sarri si è creato la sua formazione ideale, quella di riserva e tutti i cambi con cui far girare (poco) la squadra. Niente di differente rispetto al Napoli. Ma a Londra è diverso l’ambiente e al Chelsea, se non si vince, non è mai una buona idea escludere tanti giocatori dal campo. Per questa rigidità, il tecnico napoletano non ha saputo approfittare della crescita di un ragazzo come Loftus-Cheek e, per poco, ha rischiato di perdere Hudson-Odoi per vederlo passare al Bayern Monaco. Chiunque abbia mai visto giocare questo classe 2000 non può negare che ci si trovi di fronte a un vero fenomeno meritevole di essere lanciato. Ma nell’idea di gioco di Sarri il rischio non è affatto una delle caratteristiche peculiari.

L’errata comunicazione

Sarri non è stato un bravo comunicatore a Londra come a Napoli. Il carattere piuttosto diretto, a tratti scorbutico, lo hanno portato ad affrontare tante situazioni diverse prendendole di petto e dicendo la propria senza troppi giri di parole. In Italia questo aspetto lo ha portato su qualche prima pagina di troppo sui giornali per qualche uscita rivedibile, senza avere grossi effetti sulla squadra, ma in Inghilterra non c’è pietà per chi non capisce come muoversi nel mondo dominato dai tabloid. Se i giornali si schierano in massa per fare opposizione a un tecnico, fanno di tutto per farti ritrovare contro dirigenza, tifosi e squadra.

Il tecnico ex Napoli non ha usato parole dolci verso i suoi giocatori quando le cose hanno cominciato ad andare male. Le conferenze stampa al termine delle due gare contro il Tottenham, con Arsenal e Manchester City si sono trasformate in attacchi diretti alla squadra, senza troppi appelli. Non è stato risparmiato nemmeno Hazard, la cui insicurezza sul rinnovo e la tentazione di un passaggio al Real Madrid non sono mai stati apprezzati. La situazione del belga, uno dei migliori della rosa dei Blues, è già di per sé destabilizzante, ma i rimproveri di Sarri non hanno fatto altro che creare ancora più distanze.

Nell’ultima conferenza stampa, però, Sarri ne ha avuto anche per i tifosi, mostrando disinteresse per le polemiche arrivate dagli spalti. Ma a Londra, ormai quasi più nessuno supporta l’ex Napoli e la storia del Chelsea insegna che nessun tecnico sfiduciato è più riuscito a recuperare la propria tifoseria. Successe a Scolari e a Villas-Boas, ma anche ai vari Benítez e Mourinho. Tutti allenatori la cui avventura è finita nel modo in cui rischia di terminare anche quella di Sarri: con l’esonero.