Rugby League, ai Sydney Roosters il World Club Challenge 2019
I Sydney Roosters si sono aggiudicati il World Club Challenge. La manifestazione, che si gioca in gara unica, vede sfidarsi la squadra vincitrice della Super League inglese e quella della NRL (National Rugby League) australiana, le leghe di livello top del rugby a XIII.
Come da pronostico, anche quest’anno il titolo è andato al club proveniente dall’Emisfero Sud, nonostante il corrispettivo inglese fosse più avanti in preparazione (oltremanica il campionato è già iniziato). Vediamo protagonisti e chiavi del successo dei Roosters.
Ottima intanto la risposta del pubblico. Il DW Stadium, che ospita anche le partite interne del Wigan Athletic nel calcio in weekend alternati, non è esattamente un impianto-colosso, eppure ben si presta a questo genere di incontri. L’atmosfera infatti era “da Champions League”, volendo abbozzare un paragone con lo sport più popolare del pianeta, e certamente non capita tutti i giorni di veder giocare in Europa talenti come quelli a disposizioni dei campioni NRL. I 21.331 spettatori accorsi domenica 17 febbraio al DW, nonostante il freddo, si sono goduti 80′ di rugby league intenso e di qualità, in una sfida tutto sommato equilibrata.
Formazione, sintesi e tabellino alla mano, i Wigan Warriors, indeboliti dalla partenza dei nazionali inglesi John Bateman (Canberra Raiders) e Sam Tomkins (Catalan Dragons), oltre a Ryan Sutton (sempre Canberra) e dall’addio dello storico allenatore Shaun Wane, sono stati particolarmente vulnerabili sul lato destro della difesa, dove gli australiani hanno spesso sfondato senza difficoltà.
È il neoacquisto Brett Morris, arrivato in maglia Easts dopo un triennio ai Canterbury Bulldogs, a rompere il ghiaccio dopo appena 4′ di gara; la stessa ala, nazionale australiano dal 2009 al 2014 e campione mondiale 2013, firma 4′ dopo il bis personale, cui segue la trasformazione di Sio Siua Taukeiaho, tongano-neozelandese classe 1992. La supremazia degli uomini di Trent Robinson, che conosce il league inglese avendoci allenato nel 2011-2012, è netta sul piano della qualità della giocata e della visione. Su tutti, Cooper Cronk è come il vino: più invecchia, più migliora, e vince decisamente la sfida a distanza col mediano della nazionale inglese George Williams, ancora una volta bocciato in un grande appuntamento.
È Tom Davies, giovane 22enne prodotto dell’Academy Cherry&Whites e visto in postseason in tour in Papua Nuova Guinea con gli England Knights (la squadra “emergenti”), ad accorciare le distanza al 20′ e le squadre andranno a riposo sul 4-14 a favore dei Roosters.
Roosters win World Club Challenge https://t.co/hucxI3C3BY
— Wigan Warriors News (@WiganRugbyNews) February 20, 2019
Al rientro, gran lavoro difensivo dei campioni d’Australia, che fermano più volte sul più bello gli avanti di Wigan. Ancora Sio Siua Taukeiaho, all’ora di gioco, allunga di 2 punti scegliendo di calciare una penalità da posizione favorevole – gesto inusuale nel league, ma meno raro nelle gare secche con un trofeo in palio – lasciando frustrate le speranze del pubblico di casa. È Liam Marshall a ridurre nuovamente il gap al 65′ ma il fenomenale Daniel Tupou – semifinalista iridato nel 2017 con Tonga – chiude definitivamente i conti sugli sviluppi di un calcio da quinta azione del set, per il definitivo 8-20.
Per la quarta volta nella sua storia, i Sydney Roosters diventano campioni del mondo di rugby league a livello di club; Wigan, certamente in fase di transizione dopo le partenza eccellenti di fine stagione, ha comunque tenuto botta, ma è mancata in un alcuni elementi chiave quali Oliver Gildart e lo stesso settore destro della difesa. Storico, al solito, il capitano Sean O’Loughlin, mentre si è fatto sentire lo 0/2 in piazzola dell’estremo Zak Hardaker, chiamato a raccogliere l’eredità di Tomkins e ripartire dopo la squalifica.
Dall’altra parte, dopo lo State of Origin e il campionato NRL, l’ex nazionale azzurro James Tedesco – estremo ex Wests Tigers, visto con la maglia dell’Italia alla Coppa del Mondo 2013 e 2017 – arricchisce ulteriormente la bacheca personale di trofei, candidandosi (dopo il ritiro di Billy Slater) a miglior n. 1 al mondo in questo codice del rugby.