Right here, right now: si chiama AEW la futura concorrenza alla WWE?
Nessuno può immaginare dove il progetto AEW possa arrivare, quali traguardi possano essere raggiunti. Talvolta si fa riferimento ad un prodotto alternativo e innovativo rispetto alla WWE, in altri casi si trasmette la sensazione di mettere alla prova il gigante di Stamford, ispirarsi al modello WCW, segnali che non lasciano assolutamente indifferenti i vertici della federazione che ha monopolizzato gli ultimi decenni.
Parliamoci chiaro, a parte un breve periodo risalente all’ingaggio di Kurt Angle da parte della TNA, la WWE non ha mai avuto nemmeno il timore di un concorrente. Il mondo delle indy è sempre esistito ed esisterà probabilmente in eterno, rappresentando unicamente una “palestra” per giovani talenti ed aspiranti campioni, oltre che un potenziale e ricco serbatoio per Stamford.
In termini di roster la TNA ha raggiunto ad un certo punto un livello di straordinaria qualità, tra i talenti fatti in casa e gli acquisti di veterani, lo zoccolo duro dei fans non è mai mancato, il seguito generale è cresciuto, senza però ripagare gli sforzi della federazione. Poi tutti quanti conosciamo la storia; l’ingaggio di leggende a cifre fuori budget, la soppressione di aspetti caratteristici (es. il ring esagonale), un prodotto non più originale ecc hanno portato ad un drastico ridimensionamento e il salto all’indietro ha provocato danni incalcolabili.
La WWE ha mostrato lungimiranza e voglia di eliminare ogni possibilità ad un ipotetico e futuro rivale nel creare NXT in sostituzione delle sinergie con federazioni di sviluppo, puntando con decisione sull’acquisizione dei migliori prospetti in ogni parte del mondo, una vera e propria ricerca globalizzata.
Una decisione che ha arricchito, innovato l’offerta nel panorama statunitense, un prodotto nato nel silenzio generale ma in grado di incantare, far innamorare e meritare autentiche standing – ovation. L’entertainment ha mantenuto giustamente uno spazio ridotto, l’aspetto lottato ha conservato la predominanza, i wrestlers godono di maggiore libertà nell’esprimere il proprio talento, il taping settimanale raramente ha deluso, i Takeover hanno sempre rappresentato occasioni imperdibili.
Ciclicamente nel roster principale sono arrivati grandi talenti provenienti dallo show giovane, buona parte di loro hanno avuto modo di ritagliarsi spazi importanti, in alcuni casi da main eventer, le eccezioni deludenti non sono mancate, in questi casi bisogna però evidenziare scelte talvolta incomprensibili dei bookers che hanno bruciato prospetti meritevoli di rispetto e considerazione.
Da alcune settimane leggiamo notizie relative alla nascita e ai primi passi dell’All Elite Wrestling e alcuni aspetti generano un giustificato ottimismo; un’importante proprietà alle spalle, trattative per ricchi contratti tv, la presenza di gente esperta nell’ambiente come Cody Rhodes nel duplice ruolo atleta – dirigente, un uomo immagine del calibro di Chris Jericho, l’ingaggio di talenti che con i fatti hanno deciso di rifiutare le ricche offerte provenienti da Stamford pur di condividere e sentirsi protagonisti di un nuovo progetto.
Tra appassionati e addetti ai lavori la curiosità e l’attesa si toccano con mano. Da tanti, troppi anni non esiste un’alternativa di grosso spessore economico e organizzativo, una concorrenza ad alto livello porta sempre grossi benefici. La qualità generale dell’offerta wrestling salirebbe a dismisura con elevata probabilità, ci sarebbe un confronto quotidiano, settimanale tra gli show, un’agguerrita lotta tra le federazioni e il tasso di competizione consentirebbe di andare sempre oltre, puntare più sulla qualità che sulla quantità, ricercare qualcosa di nuovo in grado di lasciare i fans a bocca aperta.
La WWE deve anche fare i conti con il malcontento di alcuni atleti, insoddisfatti e insofferenti dinanzi ad una gestione non corrispondente alle aspettative personali. Avere all’interno un’alternativa offre all’ambiente quella ventata di novità che automaticamente crea fascino e interesse, rende più difficoltoso il rapporto con una fetta di tesserati. Non si ha più il coltello dalla parte del manico, bisogna fare i conti con contratti in scadenza, atleti da riaccontentare (alcuni cambi titolo, o match con le cinture in palio ne sono la dimostrazione) e offerte contrattuali al di fuori dei normali parametri.
I recenti casi di atleti ingaggiati dall’AEW hanno però dimostrato come i soldi possono far tanto ma talvolta non siano tutto per prevalere su qualsiasi aspetto personale, caratteriale, gestionale o di aspirazione professionale. La AEW ne è consapevole, a Stamford lo hanno compreso a tempo debito e non verrà pertanto lasciato nulla di intentato pur di trattenere ogni pezzo pregiato, in modo tale da non mandare all’esterno alcun segnale di debolezza o destabilizzazione che potrebbe alimentare polemiche, oltre che consentire alla nuova promotion di acquisire ulteriore fiducia e mostrare una prova di forza al mondo intero.
I vertici AEW vogliono far davvero sul serio, la WWE lo ha intuito fin dalle prime battute e sta curando ogni dettaglio per non farsi trovare impreparata. A noi appassionati e addetti ai lavori non ci resta altro che restare alla finestra, attendere gli eventi con la motivata speranza che il futuro a breve termine possa riservarci gradite sorprese e, perchè no, colpi di scena in grado di modificare, almeno in parte, gli equilibri del wrestling ad alto livello.