Sei Nazioni, anno nuovo problemi vecchi
Il Sei Nazioni è entrato nel vivo. Dopo due giornate Inghilterra e Galles avanzano imbattute con gli inglesi in grado di raccogliere il bonus sia con Irlanda che con la Francia. Per la nazionale italiana invece due sconfitte, a Edimburgo con la Scozia e a Roma con il Galles, con l’ombra di un nuovo cucchiaio di legno all’orizzonte. E così puntuale è partita la campagna oltremanica di chi vorrebbe estromettere l’Italia dal prestigioso torneo rugbistico. A lanciare l’accusa stavolta è stato Sam Peters dell’Independent il quale accosta il termine “bizzarro” a una squadra reduce da una pesante sconfitta, ma comunque elogiata con il giro d’onore davanti al pubblico capitolino.
Si parla di ritorno a cinque nazioni, ma questo non si sposa bene con le esigenze economiche del torneo e con le nuove sponsorizzazioni che si sono affacciate in quest’ultimo anno. L’alternativa è una sorta di spareggio per definire la sesta squadra partecipante, ma anche questa proposta è ricca di critiche, perché dietro le tradizionali “cinque” sembra esserci un divario ampio e tale da rendere difficile la ricerca di una nazionale abbastanza competitiva. L’Italia quindi per il momento può respirare e allontanare eventuali esclusioni, però non può certo chiudere gli occhi su quanto sta accadendo al nostro movimento. Una situazione strana. O’Shea sta facendo un lavoro buono con grande impegno eppure questa squadra non riesce a raggiungere un livello almeno pari alle prime edizioni in cui ha debuttato l’Italia. Paradossale poi che per una nazionale ferma ci sia invece una situazione positiva a livello di di club: nel Pro 14 Treviso potrebbe raggiungere i playoff e anche le Zebre hanno mostrato miglioramenti anche se si mantengono nelle ultime posizioni. Il segnale però meno incoraggiante viene dal pubblico. Gli spettatori di Italia-Galles hanno mostrato un calo: il fascino della novità del rugby non c’è più, la possibilità di seguire una gara dall’esito scontato spegne la voglia, poi le nostre rivali iniziano ad applicare un pesante turn over calando gli argomenti dal punto di vista tecnico. Insomma l’Italia resterà nel Sei Nazioni, ma deve intervenire perché la situazione sta sfuggendo di mano.