Una stagione strana sotto al Vesuvio, arrivata a febbraio ma mai decollata del tutto per ambizioni e obiettivi. Un secondo posto in solitaria in Serie A, che molti invidierebbero ma che (strano a dirsi) non regala emozioni ai tifosi viste le quasi certezze che sarà difficile migliorare o andar peggio da qui a maggio.
Un vero e proprio limbo da cui è difficile tirar fuori il meglio di sé, in campionato sono undici le lunghezze che dividono i partenopei dalla Juventus e ben quattordici quelle di vantaggio da conservare per assicurarsi la qualificazione alla prossima Champions League. Motivazioni e stimoli fotografati perfettamente dall’ultima uscita a Firenze: una buona prestazione ma poco mordente sotto porta, come se il punto non fosse vincere ma svolgere il proprio compito, senza fame e rabbia agonistica per scaraventare la palla in rete. Non è un’accusa alla squadra sia chiaro, i calciatori sudano la propria maglia per dare il meglio ma, nel profondo della propria mente, sanno che cambia poco vincere o pareggiare in una trasferta come quella di Firenze, ad esempio. Consapevolezza inconscia che si esplicita nei momenti determinanti come con Mertens a un metro dalla porta.
L’eliminazione dalla Coppa Italia per mani di un Milan rinvigorito dai movimenti in entrata e in uscita di gennaio, poi, ha tolto uno degli obiettivi per cui valeva crederci, con foga e impegno massimi. Ci sta sbagliare una o più partite in una stagione ma in un’annata così anomala i partenopei sono andati a toppare quella che avrebbe consentito loro di giocarsi un trofeo alla portata.
Un errore da non commettere adesso, l’Europa League è una competizione lunga fino alla finale di Baku, stasera si giocano i sedicesimi di finale, ma il Napoli ha sia il diritto che il dovere di crederci. C’è bisogno di mettere in fila ben nove partite perfette, con avversari che saranno sempre più ostici, l’impresa non è affatto semplice, anzi. Gli uomini di Ancelotti dovranno però mettere in campo il cento per cento della motivazione e dell’impegno, quantomeno per avere la consapevolezza di star giocando per qualcosa nei prossimi tre mesi. Si parte da Zurigo, dal Letzigrund Stadion, per lanciare la sfida a un obiettivo difficile ma non impossibile. Lo si deve fare per la piazza, i tifosi e una città con voglia di alzare al cielo un trofeo importante. Ma lo si deve per l’intero movimento calcistico nostrano, la seconda in classifica della Serie A che si gioca i turni finali della seconda competizione europea.
Da stasera il Napoli torna a giocarsi qualcosa, i giocatori devono crederci. C’è bisogno di rivedere un Napoli straripante in attacco come ha avuto modi di abituarci negli ultimi anni, un Napoli affamato e in cerca di gloria.