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In Pulgatorio: il cattivo della settimana

Foto dal Web

Questa settimana, è semplice trovare chi mettere in Pulgatorio. Mauro Icardi, infatti, si è messo d’impegno per entrare a pieno titolo nella nostra rubrica. Sia chiaro: un giocatore di livello può sentirsi sottostimato. Non c’è dubbio che Maurito sia uno dei cannonieri più prolifici della nostra Serie A. Le sue doti realizzative, i numeri, le percentuali, sono lì da vedere. E l’Inter, se vuole tornare ai livelli di un tempo, quelli che la tifoseria pretende, ha bisogno di giocatori di questa caratura.

Però, l’esposizione mediatica, le pretese economiche e tutto ciò che ne consegue richiedono una contropartita. Solo pochi giorni fa, Icardi si era comportato da capitano, distribuendo patenti di interismo. Ci stava: il ruolo di un leader è anche quello di chiamare a raccolta i tifosi, se necessario con parole scomode. Tuttavia, a questa doverosa levata di scudi a difesa dei compagni, non ne ha fatta seguito un’altra, rispetto alle parole della moglie/procuratrice (“Servono in squadra giocatori che gli diano palloni giocabili durante le partite”).

La decisione di togliergli la fascia di capitano, da parte della Società, è stata senz’altro un gesto forte. Si possono criticare tempi e modi (non abbiamo tutti gli elementi però: non ci cambiamo nello spogliatoio dell’Inter). Però, ci piace pensare, visto che la polemica va avanti da tempo, che ci siano stati, in precedenza, discussioni e trattative tra il giocatore, Spalletti e la dirigenza. La risposta del giocatore, che non ha risposto alla convocazione per la partita di stasera di Europa League, ci lascia, quindi, davvero con l’amaro in bocca.

Un giocatore di calcio a questo livello dovrebbe sapere che, seppure ormai disincantato, al tifoso interessa solo la Maglia. Sì viaggia, si soffre, si impreca, si discute per la Maglia. Sei un idolo fin quando la porti, entri nella storia se te la togli assieme agli scarpini da appendere al chiodo; vieni superato da altri, nell’affetto della tifoseria, quando la togli per indossarne un’altra. E il come te la sei tolta, nel ricordo degli appassionati, e nella loro riconoscenza, fa tutta la differenza del mondo. Intendiamoci: cambiare squadra è normale, le bandiere sono sempre meno. Però, il confronto tra le parole di Wanda Nara (ahimè: devono parlare i giocatori, non i procuratori, anche se usano le parole di chi sta dietro di loro e ne condividono le strategie) e quelle di Romagnoli, capitano dei rivali rossoneri, accostato nei giorni scorsi alla Juventus, è impietoso.

L’attaccamento alla Maglia resta ancora l’unico parametro in comune tra tutti i tifosi, siamo essi ultras o tranquilli spettatori da tribuna centrale numerata. Non sappiamo se Icardi abbia o meno fatto certi ragionamenti. Di sicuro, se pensava che la tifoseria si sarebbe ribellata alle scelte societarie, in nome del suo talento, ha probabilmente sbagliato i suoi conti. I gol sono importanti, è vero: ma l’Inter, per i suoi tifosi, molto di più. Speriamo che Maurito lo capisca alla svelta: a Milano o altrove, ha ancora un futuro. E l’amore per la Maglia è trasversale: certi comportamenti restano nei ricordi degli appassionati. Anche di quelli non di fede nerazzurra.