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Una chiacchierata con…Francesca Indelicato – 2/a puntata

Immagine su gentile concessione di Francesca Indelicato

La seconda parte dell’intervista a Francesca Indelicato, la lottatrice italiana attuale vicecampionessa del mondo nei 60 kg nel beach wrestling (e campionessa mondiale nel 2017). Qui la 1/a puntata.

Se la lotta fosse stata definitivamente esclusa dal panorama olimpico, avresti continuato a gareggiare?
L’Olimpiade sicuramente è un punto fisso per ogni atleta, il più grande stimolo per allenarsi. Non tutti riescono ad arrivarci, ma se ci riesci puoi dire di aver fatto il massimo. Se la lotta fosse stata esclusa dai Giochi, penso che comunque sarebbe rimasta la passione per la disciplina. Una passione che ti porta sia a fare cose che non avresti mai pensato di essere capace di fare e una passione che compensa tutti i sacrifici che si fanno. Personalmente ora l’Olimpiade è un traguardo lontano, che cercherò di raggiungere ma se non ci arrivassi resterebbe la soddisfazione di averci provato.

In un Paese dove il calcio cattura la gran parte della cassa di risonanza comunicativa, è un peso non aver riflesso mediatico?
Sì, alle volte può essere un peso. Per esempio, i successi della lotta italiana che ti ho menzionato prima sono purtroppo conosciuti solo da chi è nel settore e questo fa pensare.

A proposito, segui il calcio o qualche altro sport particolare? Hai qualche atleta di riferimento?
No, non seguo il calcio perché non mi piace tutto ciò che gira intorno al calcio. Seguo solo la Nazionale per puro spirito patriottico nei grandi eventi (sebbene non ci siamo qualificati ai Mondiali). Mi piacciono gli sport individuali, anche se ne approfitto per dire che la lotta è uno sport individuale un po’ particolare. Nel senso che è vero che sei da sola sulla materassina, ma dietro di te vi è tutto un team che lavora assieme a te e senza questo non riesci ad arrivare ad alti livelli. Il mio atleta di riferimento? Helen Maroulis, lottatrice statunitense che alle scorse Olimpiadi ha detronizzato la grande giapponese Saori Yoshida, quest’ultima per tre volte campionessa olimpica. Anzi, io ho avuto anche la soddisfazione di combattere con lei in una gara nel 2015, quando era già una campionessa affermata, e per me è stato un onore sia sfidarla sia riuscire a strapparle 2 punti. Una bella soddisfazione.

In Italia nel 2019 è ancora “strano” che una donna pratichi la lotta? Cosa ti dice la gente comune appena sa dello sport che fai?
Beh, in primis parecchi mi dicono le solite banalità: “ah, fai lotta? Allora meglio non farti arrabbiare”. Quello che però mi colpisce è l’ignoranza dello sport della lotta sia maschile che femminile. Parecchi pensano che nella lotta si tirano pugni o cose similari (quando nella lotta sono assolutamente proibiti qualunque tipo di colpo e qualunque tipo di presa di sottomissione, ndr). Chissà che magari con il riflesso mediatico di Frank, le cose possano cambiare in tal senso e ci sia un salto di qualità dal punto di vista della conoscenza dello sport.

Fantastichiamo un po’. Francesca Indelicato presidente della UWW. Cosa faresti?
Ti faccio un duplice tipo di ragionamento. Da dirigente, contribuirei alla promozione dello sport della lotta nelle nuove generazioni per far sì che la disciplina possa essere conosciuta nei vari Paesi allo stesso livello dei Paesi dove è sport nazionale come Russia, Turchia e anche un po’ Stati Uniti. Anzi, magari proprio dagli States importerei il modello americano dei college, che tanto bene ha fatto allo sport. Qui in Italia, certe volte magari lo sport è visto come un ostacolo. Per esempio, da alcuni professori di scuola che si lamentano che i propri studenti “perdano tempo” con lo sport. Da atleta, invece, ripristinerei i 2 kg di tolleranza nel peso che c’erano una volta al 2/o giorno di gare e che ora sono rimasti solo per chi deve fare i ripescaggi e la fase finale.

Per concludere, il tuo sogno nel cassetto?
Risposta semplice. Il mio sogno nel cassetto resta l’Olimpiade. Si tratta di un sogno comune a tutti gli atleti. Tutti ci provano, tutti ci mettono l’impegno ma in pochi riescono a tramutare quello che è il sogno di tutti in realtà.

Si ringrazia il CUS Torino per la cortese collaborazione.