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Week Leaks #20 – Quagliarecord, il crollo di Inzaghi. Ma come si fa a fermare la Juve?

  • La prima pagina dell’editoriale di questa giornata non poteva che essere dedicata a un nuovo recordman della nostra Serie A: Fabio Quagliarella. Da sabato, il giocatore napoletano è nella storia al fianco di un certo Batistuta, uno di quei campioni di cui si parla ai propri figli, per numero di partite consecutive con gol, undici per l’esattezza. A 36 anni, dopo una carriera fatta di tanta gavetta, scalate, ma anche dolorose cadute (legate a eventi che, purtroppo, nulla hanno a che vedere con il calcio giocato) Quagliarella ha trovato la forza e la motivazione per regalarsi questo record e le lacrime a fine partita ci fanno capire tutta la sofferenza e lo spirito di sacrificio che si nascondono dietro questo momento d’oro. Lo abbiamo detto settimana scorsa: è quel momento della carriera in cui a “Quaglia” riesce quasi tutto. È arrivato con qualche anno di ritardo, ma è giusto che ora se lo goda, magari con l’obiettivo di stabilire un proprio record settimana prossima. E intanto, con la doppietta all’Udinese, sale a quota 16 ed è attualmente il capocannoniere della Serie A, mentre sua Sampdoria è alle porte dell’Europa che conta.
  • 33 gol la scorsa giornata, 33 anche in questa e manca ancora Empoli-Genoa. Il mito della Serie A come il campionato in cui si fa fatica a segnare forse non è più solido come si credeva…
  • Ma se la Juventus riesce a trovare i tre punti persino in una gara sofferta come quella contro la Lazio, come si può fermare? Nel 2-1 dell’Olimpico c’è tutto quello che ha reso i bianconeri i dominatori assoluti di questi anni e probabilmente anche dei prossimi: c’è la capacità di saper gestire le energie, saper soffrire ma con la consapevolezza che una gara dura 90′ e la si può ribaltare, ci sono i grandi campioni dalla difesa (da applausi Szczęsny, un giocatore che non è stato esaltato abbastanza), c’è il tocco magico di Allegri, che con il cambio geniale di Cancelo ha dato ai suoi la verve offensiva ideale per cambiare le sorti di una sfida difficile. I bianconeri sono a più 11 dal Napoli, che non solo non è più riuscito ad accorciare, ma piano piano sta pure perdendo terreno. Ma che la Juventus avesse una marcia in più quest’anno si era già visto da tempo.
  • Ennesimo big-match fallito dalla Lazio e questo risultato deve mandare su tutte le furie Inzaghi. Gara controllata per lunghi tratti anche con ottima intensità, tante interessanti occasioni, ma alla fine il gol arriva in maniera fortunosa e, in compenso, la difesa ne concede due nel finale, al momento decisivo. I biancocelesti confermano di non avere la giusta maturità per questo tipo di gare. Ed è un peccato, perché a fine stagione tutti questi punti persi faranno sentire il loro peso.
  • Lo 0-0 tra Milan e Napoli non rende giustizia a una sfida in realtà molto combattuta e con tanti spunti. Due scuole diverse, quella di Ancelotti e di Gattuso, che alla fine si sono annullate, anche grazie all’ottima prestazione dei due portieri e dei capisaldi difensivi delle due squadre, Koulibaly e Romagnoli. Qualche rimpianto in più per gli azzurri, a cui è mancata la giusta cattiveria in un paio di occasioni, soprattutto quando ai rossoneri mancava un po’ di ossigeno.
  • Onore a un Torino solido e di grande carattere, ennesima prestazione anonima di un’Inter partita malissimo in questo 2019. L’impressione di molti tifosi è che qualcuno si stia accontentando troppo presto. Ci si è convinti che le prime due siano irraggiungibili e che quelle alle spalle vadano troppo lentamente per insidiare il terzo posto, ma la posizione in classifica in realtà non è così sicura come si possa credere. E stavolta, qualche responsabilità cade anche su Spalletti, che ha perso la scommessa del nuovo modulo a inizio gara, senza riuscire a rimediare in corso d’opera. Non è un bel momento in casa nerazzurra e forse è il caso di riportare un minimo di motivazioni ed entusiasmo prima di ritrovarsi in situazioni problematiche.
  • L’Atalanta conferma di essere una squadra che quando i risultati non riescono ad arrivare con la qualità del suo calcio, arrivano grazie al cuore e alla voglia. In una gara con delle difese da incubo (e, tutto sommato, faccio fatica a capire chi si diverte davanti a disastri simili anche se la partita poi finisce 3-3 in rimonta), la Roma getta all’aria tre punti che avrebbero dato tutto un altro sapore al suo momento. La squadra di Di Francesco sembrava in ripresa, oggi aveva pure ritrovato il suo Dzeko e invece la gara di Bergamo ha fatto tornare a galla qualche perplessità. La zona Champions resta lì a portata di mano, ma mancano l’affondo decisivo e la continuità necessaria per conquistarsela sul campo. La grande nota positiva? Ancora Zaniolo: ma vi lascio all’articolo del nostro direttore.
  • Intanto, Gabbiadini si unisce a Muriel e Okaka tra i grandi ritorni in Serie A che sono già riusciti a lasciare il segno. Bello rivederlo sorridente a festeggiare sotto una curva che lo ha tanto amato. A Genova, l’ex Napoli può tornare a essere protagonista e in Giampaolo troverà un ottimo maestro.
  • A proposito, Muriel ha segnato ancora. Tre gol in due partite e comunque un’altra prestazione importante offerta all’attacco della Fiorentina. Grande impatto del colombiano che, assieme a un Chiesa che vale una bella fetta della qualità offensiva di questa squadra, può garantire una bella media reti ai viola. Peccato che la difesa sembra aver fatto qualche passo indietro nelle ultime due gare e con il ChievoVerona la vittoria è stata decisamente un premio generoso. Se Pioli ritrova l’equilibrio giusto nel reparto arretrato, questa Fiorentina può fare cose molto interessanti.
  • L’avventura di Inzaghi a Bologna finisce come peggio non si poteva. L’esonero era nell’aria da tempo, ma un 4-0 in casa contro una squadra comunque provata dagli ultimi risultati come il Frosinone renderà la scelta più semplice da accettare per tutti. Pippo divide le sue colpe con la dirigenza, che non gli ha messo a disposizione una squadra adeguata per lottare per obiettivi diversi da una salvezza tirata. La questione è che in fondo alla classifica si sta andando a un passo molto lento, ma prima o poi, se si vuole rimanere in Serie A, lo scatto decisivo deve essere fatto. E l’impressione è che con Inzaghi questo salto di qualità fosse destinato a rimanere una promessa.