Una chiacchierata con…Francesca Indelicato – 1/a puntata
Nel “mare magnum” dello sport italiano, ci sono sì i pesci grandi che rappresentano gli atleti noti anche ai non addetti ai lavori, capaci di essersi ritagliati una forte immagine mediatica accanto alla loro indubbia classe sportiva. Allo stesso tempo, ci sono anche perle meno note a chi non segue assiduamente lo sport, ma che stanno dando altrettanto lustro e orgoglio all’Italia dei precedenti menzionati. Perle che vanno assolutamente conosciute e portate “alla luce”.
E la prima perla di questa preziosa collana porta il nome e cognome di Francesca Indelicato. L’abbiamo già conosciuta lo scorso ottobre, quando si era portata a casa l’argento ai Mondiali di Beach Wrestling nella categoria 60 kg tenutisi a Sarigerme (Turchia), sfiorando il bis iridato dopo l’oro nel 2017 a Daryan, sempre a Turchia. Ma non solo sabbia, dato che Francesca eccelle alla grande anche nella lotta “tradizionale”, quella sulla materassina. Ma sarà lei stessa a spiegarcelo, dato che abbiamo fatto con lei una piacevolissima chiacchierata nella quale abbiamo affrontato diversi temi.
Ciao Francesca. Innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Siamo a inizio 2019, quindi ti chiediamo quali obiettivi sportivi ti poni per quest’anno. E, allo stesso tempo, un passo indietro: traccia un bilancio del tuo 2018.
Ciao. Il mio 2018 è partito con… un crociato rotto. Mi sono accorta di essermi infortunata il martedì prima dell’ultima gara del 2017, “Sfida al Campione” (disputatasi il 16 dicembre, ndr). E me ne sono accorta subito, in quanto purtroppo ho “esperienza” in questo genere di infortuni, avendolo già patito con relativa operazione chirurgica. Nonostante questo, ho gareggiato e ho vinto a “Sfida al Campione” e essendo l’Assoluto relativamente vicino, il 4 febbraio, d’accordo con il mio allenatore e con il mio medico, ho deciso di tenere duro fino alla rassegna tricolore. Una rassegna dove mi sono portata a casa il terzo titolo Assoluto senior nei 60 kg. Il mercoledì dopo la gara mi sono operata e sono stata ferma 6 mesi, dove ho affrontato tutto il percorso di recupero e di fisioterapia. Ho ri-calpestato la materassina a settembre, rientrando con tutta tranquillità. A novembre ho fatto una gara a Rovereto nei 57 kg, giungendo seconda dietro la campionessa italiana (Carola Rainero, ndr) della categoria e a dicembre ho vinto la gara di Coppa Italia nella mia categoria di peso. Il primo obiettivo del 2019 è prossimo, dato che il 10-11 febbraio disputerò il Campionato Italiano Assoluto nei 57 kg, che è categoria olimpica. Sperando di rientrare nel peso (sorride, ndr).
A ottobre, l’argento ai Mondiali di Beach Wrestling
Già. Volevo bissare il titolo mondiale conquistato nel 2017 sempre in Turchia, ma ho potuto preparare la gara solo in un mese, quindi, tutto sommato, posso ritenermi soddisfatta dell’argento.
Parlaci un po’ di come riesci a far conciliare la materassina con la sabbia. Quali sono le differenze principali?
Innanzitutto il terreno. Quello della sabbia è ovviamente più instabile e poi c’è sempre da considerare l’insidia di competere all’aperto. Dal punto di vista della gara in sé, invece, quelle sulla sabbia sono più rilassanti anche grazie a elementi “esterni” come il suono del mare e la musica del vivo. Mi diverto di più, ho meno ansia rispetto alle gare sulla materassina. Però, ci tengo a sottolineare come se si è in prossimità di una gara importante, la materassina ha la precedenza.
La differenza negli allenamenti nel preparare una gara sulla sabbia rispetto a una tradizionale sulla materassina?
Io abito a Torino, quindi per preparare una gara sulla sabbia o mi adatto sulla sabbia artificiale oppure cerco di riportare sulla materassina i movimenti di una gara sulla sabbia. E quando si deve preparare una competizione del genere, ci si concentra maggiormente sulla forza e sugli spostamenti veloci.
Come vedi il futuro del Beach Wrestling? Da qui a 10 anni te lo riesci a immaginare come sport olimpico?
Guarda, agli scorsi Mondiali in Turchia girava la voce che il Beach Wrestling potesse essere ammesso ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 come sport di esibizione e ti lascio immaginare come noi atleti di questa particolare disciplina eravamo tutti gasati alla sola idea. Comunque quest’anno ad ottobre a San Diego si terranno i World Beach Games (la prima edizione, ndr), le Olimpiadi degli sport della sabbia. I Mondiali dello scorso anno sono, giustappunto, stati la 1/a prova di qualificazione ai World Beach Games.
Tu ci sarai?
Parteciperanno a questa gara le prime 10 del ranking mondiale, che ancora deve essere comunicato. Non dovrei avere problemi, perché dovrei essere al secondo posto. Comunque c’è da aspettare un po’ per l’ufficialità poiché ora tutte le attenzioni sono rivolte alle qualifiche per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e attualmente il Beach Wrestling è messo un po’ da parte.
Nello sport moderno, stanno acquisendo maggiore importanza i cosiddetti “picchi di forma”. Esistono anche per te e quando non sei al 100% gareggi o preferisci solo allenarti?
I picchi di forma ci sono ed è l’allenatore a programmare quando devono essere collocati nel corso di una stagione. Ovviamente ci sono tante variabili in gioco e alle volte non riesci a raggiungere il 100% nel periodo che ti eri prefissato. Però, io penso che non bisogna aspettare di essere in forma per gareggiare. Ad esempio, nella gara di Coppa Italia che ho vinto lo scorso dicembre non ero al massimo fisicamente e mentalmente, ma sono riuscita a primeggiare. Quindi, sempre meglio gareggiare.
A proposito di allenamenti, spesso ti trovi in collegiale, sia in Italia che all’estero. Puoi descriverci le due esperienze?
Beh, quando ti alleni in collegiale in Italia (e cioè spesso e volentieri a Roma) conduci una vita di routine: ti alzi, ti alleni, vai a pranzo, ti alleni, ceni e vai a dormire. Una settimana così vale un mese. Da questo lato è un’esperienza pesante, da un altro lato sei a casa, con persone che conosci e quindi da questo punto di vista è un’esperienza rilassante. All’estero invece coniughi l’utile al dilettevole. Nel senso che cresci sia dal punto di vista sportivo, poiché ti confronti con altri atleti e con altri partner di allenamento. E poi hai l’opportunità di conoscere nuove culture. Certo che però per rimanere fuori dall’Italia a lungo devi avere una grande forza sia fisica quanto soprattutto mentale.
Lo stato di salute della lotta italiana. Il faro è Frank Chamizo, ma l’intero movimento appare in crescita.
Giusto. Frank in questo momento è la colonna portante del movimento e sta contribuendo alla diffusione della conoscenza della lotta in Italia. Però anche noi “normali” ci stiamo difendendo bene. Lo scorso anno agli Europei juniores di Roma, l’Italia ha conquistato 7 medaglie, delle quali 4 femminili. E in totale tra senior e school boy, passando per cadetti e esordienti, sono state 14 le medaglie tricolori. Mi sembra che sia un bilancio positivo.
-continua-