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Inter, il meccanismo si è inceppato sul più bello

Il terzo posto è ancora saldamente nelle mani della truppa di Luciano Spalletti. Ma se il 2018 si era chiuso nel migliore dei modi, con una doppia vittoria per 1-0 contro Napoli ed Empoli, il 2019, esclusa la Coppa Italia, è iniziato davvero male per i nerazzurri, che dopo il pareggio a San Siro contro il Sassuolo, sono caduti ieri allo stadio Olimpico Grande Torino. Non è tanto la sconfitta in sé a destare preoccupazioni, perché i granata in casa sono una brutta bestia da affrontare, quanto la prestazione della squadra e una situazione di confusione che appare quanto mai evidente. A nostro avviso, sono diversi i punti critici sui quali tecnico e dirigenza (visto che il mercato può ancora dire la sua sia in entrata che in uscita) dovranno lavorare.

LA CONFUSIONE TATTICA – Non è un caso che la prima volta in cui Spalletti abbia proposto un 3-5-2 sia coincisa con una sconfitta. Con gli esterni offensivi fuori gioco per un motivo o per un altro (Keita infortunato, Politano non al meglio e Perišić col mal di pancia da mercato), il tecnico toscano ha dovuto disporre i suoi secondo uno schieramento tattico speculare a quello del Torino, con la differenza che la squadra di Mazzarri è abituata a quel modulo e, probabilmente, ha gli interpreti migliori per metterlo in pratica. Se la difesa tutto sommato ha funzionato, con Miranda, de Vrij e Škriniar che compongono una linea Maginot niente male, i problemi si sono palesati dal centrocampo in su. D’Ambrosio e Dalbert, le due pedine fondamentali del 3-5-2, hanno iniziato bene, perdendosi però in corso d’opera. Normale, considerando che il brasiliano non giocava in campionato dallo scorso 3 novembre (Inter-Genoa 5-0) e che il test di inizio anno contro il Benevento in Coppa Italia è troppo poco per garantire la stessa resa contro avversari di caratura maggiore. Lo stesso D’Ambrosio, seppur non nuovo al 3-5-2, non ha il passo giusto per accompagnare l’azione offensiva e nemmeno il piede per mettere in mezzo cross importanti per le punte. Discorso centrali: Vecino e João Mário non si sono mai inseriti, finendo per isolare le due punte. Quando sono arrivati i cambi, poi, la situazione è sembrata perfino peggiorare: difesa a quattro, rombo di centrocampo, poi gli ingressi di Politano e Candreva per un tentativo disperato di 4-2-4 finale. Insomma, tanta confusione e zero occasioni da gol.

ATTACCO STERILE – Zero gol in oltre 180 minuti di gioco contro Sassuolo e Torino. Decisamente poco per una squadra che ha chiuso l’anno sognando il secondo posto e che ora, dopo un mesetto, ha accantonato i propri sogni di gloria e vede la terza piazza sempre meno stabile. Le punte non segnano. Icardi, soprattutto, non segna. Quinta partita consecutiva senza gol per il capitano nerazzurro, che evidentemente è distratto dai discorsi relativi al rinnovo del contratto. L’accoppiata argentina con Lautaro Martínez non ha funzionato, con i due che hanno avuto a disposizione pochissime palle per rendersi pericolosi e non hanno dimostrato nemmeno una grande intesa. La più grande occasione da gol nerazzurra se l’è creata proprio il numero 10, andandosi a prendere una palla sulla trequarti e chiudendo poi l’azione sviluppatasi sulla sinistra. È evidente che due punte del genere non possano permettersi di retrocedere il proprio raggio d’azione, ma che debbano soprattutto attaccare la profondità, sempre che il resto della squadra crei i presupposti giusti per innescarli.

NERVOSISMO LATENTE – Quando le cose non vanno, la squadra perde tutte le proprie certezze e si innervosisce. Due giocatori su tutti ci sono parsi più nervosi: Nainggolan e Politano. Il belga è entrato in campo a inizio ripresa con la voglia di spaccare il mondo, ma ha voluto strafare, finendo per sbagliare anche le cose più semplici e per innervosirsi. L’esterno della Nazionale ha fatto peggio, perché dopo un quarto d’ora dal suo ingresso in campo si è fatto sventolare in faccia da Maresca un cartellino rosso, evidentemente dopo aver rivolto al direttore di gare alcune parole non proprio al miele. Spalletti a questo punto dovrà lavorare anche sul piano mentale, cercando di tenere a freno i nervi dei propri giocatori.

LA GRANA PERIŠIĆ – Che il croato fosse demotivato ce n’eravamo accorti già da tempo (non è normale che uno dei migliori esterni in circolazione faccia fatica a saltare l’uomo), ma lo scoppio del caso Perišić a meno di una settimana dalla chiusura del calciomercato è una brutta gatta da pelare per Marotta e per la dirigenza nerazzurra. Intanto, c’è un patrimonio da tutelare, perché questa Inter non può permettersi di fare le cose in fretta e di rischiare di svendere uno dei propri pezzi pregiati. In questo senso, fa sperare il fatto che sul giocatore ci siano squadre come il Manchester United e l’Arsenal, con i Gunners che, secondo gli ultimi rumors, vorrebbero accelerare per accaparrarsi il giocatore già a gennaio. Questa settimana sarà cruciale in tutti i sensi: se Perišić verrà ceduto, Marotta dovrà garantire a Spalletti un altro esterno di qualità (il nome più gettonato è quello di Carrasco), tanto più ora che è fallito l’esperimento del cambio modulo; se invece il giocatore resterà fino a giugno, ci sarà da lavorare per recuperarlo sul piano mentale e delle motivazioni. Senza contare che la tifoseria ha esaurito il proprio bagaglio di pazienza nei confronti del giocatore. Insomma, un altro banco di prova impegnativo per Beppe Marotta, che tra rinnovo di Icardi e cessione di Perišić ha iniziato la propria esperienza nerazzurra alla grande. Si fa per dire.

Mercato e campo, dunque. Questi sono i due terreni sui quali dovranno lavorare dirigenza e staff tecnico. E lo dovranno fare in fretta, perché giovedì 31 è fissato lo stop alle trattative e nello stesso giorno è in programma il quarto di finale di Coppa Italia contro la Lazio. Domenica, poi, la sfida di campionato contro il Bologna, ancora a San Siro, mentre a metà febbraio la sfida di Europa League contro il Rapid Vienna. L’Inter è ancora in corsa su tre fronti, ma è palese che occorra sbloccare in fretta gli ingranaggi di un dispositivo che sembra essersi inceppato sul più bello.