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Un equilibrio ancora da trovare: le due facce del Milan

Dopo venti giornate di campionato il Milan è in linea con gli obiettivi prefissati a inizio stagione: il diavolo staziona al quarto posto ma non può rilassarsi, in quanto le inseguitrici sono tante e tutte in scia. La prima parte del torneo è stata molto stressante per i rossoneri perché, in pochi mesi, è capitato di tutto e di più: infortuni a raffica, squalifiche, voci incalzanti sul possibile allontanamento dell’allenatore, l’eliminazione dall’Europa League, l’ammutinamento del giocatore più pagato della rosa, i paletti del FFP, gli ingenti investimenti sul mercato di gennaio. In questo marasma il Milan è riuscito a rimanere a galla in campionato, anche grazie alle difficoltà che hanno incontrato altre squadre come Roma e Lazio.

Analizzando le prime 20 giornate dei rossoneri, però, ci si accorge di quanto sia cambiata questa squadra; i numeri parlano e chiaro: nelle prime dieci partite il Milan era una squadra nettamente a trazione offensiva, capace di realizzare 20 gol, ma facilmente perforabile, come indica il numero delle reti incassate, ben 14. In queste prime dieci gare i rossoneri non sono riusciti a trovare la via del gol in una sola partita, subendo almeno una rete in ogni match. Dall’11a giornata alla 20a, invece, il Milan si è trasformato: il numero dei gol fatti è drasticamente calato, solo 8, ma al contempo la fase difensiva si è notevolmente rafforzata e la squadra di Gattuso è stata bucata solo 6 volte. Gli incontri terminati senza segnare sono stati addirittura 5 su 10 e fanno da contraltare al numero di cleen sheets, anch’esso pari a 5.

I motivi legati a questa metamorfosi totale sono principalmente da ricercarsi nelle condizioni della rosa a disposizione di Gattuso: quando il Milan, a inizio stagione, era quasi a pieno organico, il tecnico rossonero ha sempre optato per una formazione molto propositiva, tentando di schierare sempre una squadra ricca di qualità e piedi buoni. Man mano che alcuni tra gli elementi di maggiore talento si sono infortunati (pensiamo in particolar modo a Bonaventura e Biglia), Gattuso ha dovuto ridisegnare la sua squadra, piazzando due mastini come Kessié e Bakayoko davanti alla difesa, irrobustendo in tal modo il centrocampo ma sacrificando il livello generale di fantasia.

Un’altra variabile molto importante è rappresentata da Higuaín: nel primo scorcio di campionato il Pipita era determinato e decisivo, capace di innalzare nettamente il livello di qualità squadra. Non è una coincidenza, infatti, che i rossoneri si siano inceppati a livello offensivo proprio all’undicesima giornata: contro l’Udinese l’attaccante argentino è stato sostituito per infortunio, la partita è terminata con la zampata decisiva di Romagnoli, ma da lì in poi (la partita successiva è stata contro la Juventus e tutti ricordiamo come è andata a finire) il Milan ha perso definitivamente il suo centravanti. Scontata la squalifica, Higuaín non è più stato determinante, sbagliando in modo grossolano giocate banali e gol semplici da realizzare, incupendosi sempre più e facendo pesare questo suo malessere su tutta la squadra. Il suo atteggiamento indolente e insofferente prima e le voci relative al Chelsea poi hanno tolto serenità al gruppo che ha pagato a caro prezzo lo scarso rendimento del Pipita e la dose di nervosismo che faceva ricadere sui suoi compagni.

Così come la fase offensiva ha patito le lune dell’attaccante titolare, la solidità della difesa rossonera è aumentata notevolmente grazie allo stato di forma dei suoi interpreti: Donnarumma in primis, dopo un inizio di stagione in cui è stato spesso criticato, ha blindato la porta del Milan in diverse partite, risultando decisivo e spesso anche migliore in campo. Gli infortuni dei titolari Romagnoli e Musacchio hanno fatto sì che Gattuso rispolverasse Zapata e chiamasse in causa Abate come difensore centrale: entrambe le scelte (forzate) sono risultate vincenti, dal momento che il colombiano ha dato sicurezza al reparto e Abate si è scoperto più forte in mezzo alla difesa che sulla fascia. Entrambi sono due valide riserve per questa squadra: Zapata ha mezzi straordinari e, giocando saltuariamente, non deve fare i conti con il suo principale difetto, la continuità. Abate potrebbe aprire una nuova fase della sua carriera da centrale, mettendo a disposizione della squadra le sue qualità fisiche e l’esperienza maturata negli anni. Anche sulle fasce le note sono liete: Ricardo Rodríguez è affidabile, Calabria in costante crescita e il rientro di Conti ha portato qualità anche in fase offensiva, come dimostrano i due preziosi assist contro Sampdoria e Genoa. Aspettando che rientri un talento come Caldara (e non dimentichiamo Strinic), possiamo asserire che la difesa è il reparto in cui il Milan è più tranquillo.

Ora che lo scambio Higuaín-Piątek si è concretizzato, Gattuso ha il compito di ridare verve alla fase offensiva: a Genova il Milan ha creato 4 occasioni da gol realizzandone 2, e questo è già un buon inizio. L’innesto di Paquetá è stato fondamentale per colmare il vuoto di fantasia lasciato da Bonaventura: il giovane brasiliano ha dimostrato personalità e classe e, nonostante debba imparare ancora molto sul nostro calcio, è già decisivo negli schemi di Gattuso, in quanto unico giocatore del centrocampo rossonero ad avere visione di gioco, unico a tentare numeri e giocate in verticale anziché prodigarsi in stucchevoli passaggi elementari fino a raggiungere il proprio portiere.