Tutto pronto, ormai, per la notte degli Award in Svizzera: le votazioni di pubblico ed esperti hanno scelto i tre gol più belli del 2018 della SFL. Ieri, in serata, l’annuncio via Twitter della Swiss Football League. Le reti sono quelle di Simon Grether del Lucerna (una prodezza balistica in occasione di una partita casalinga contro lo Zurigo), di Taulant Xhaka del Basilea a Berna contro lo Young Boys (una sciabolata da fuori area che ha letteralmente tolto le ragnatele dall’incrocio dei pali) e l’acrobazia vincente di Guillaume Hoarau, sempre in occasione di una partita contro il Basilea.
Vi alleghiamo, di seguito, il Tweet con i riflessi filmati dei gol: pur essendo tutti e tre molto belli, pensiamo che il gesto tecnico dell’attaccante francese dello Young Boys abbia qualcosa in più.
Una grande annata, quella trascorsa, per l’ex centravanti del PSG: vincitore del campionato, finalista in Coppa, in lizza per essere votato come miglior giocatore dell’anno in SFL (era già accaduto nel 2017). Insomma, la possibilità di vederlo più volte sul palco, lunedì sera, a ritirare premi, è più che concreta.
Scelti, nei giorni scorsi, anche i migliori tre allenatori dell’anno: Ludo Magnin dello Zurigo, Gerardo Seoane (Young Boys, proveniente dal Lucerna) e Marc Schneider, tecnico del Thun rivelazione e cresciuto in casa. Si annuncia una scelta appassionante e difficile. Lo scorso anno la spuntò, a sorpresa, Murat Yakin, ora al Sion e, ai tempi, a Zurigo sponda Grasshopper. Dal momento che si confrontava con Wicky del Basilea e, soprattutto, Hütter (che stava portando lo Young Boys alla conquista di un titolo storico), la scelta lascio perplessi molti addetti ai lavori presenti in platea.
Nelle parole scambiate più tardi in sala stampa coi colleghi elvetici, emerse la sensazione che si era voluto probabilmente premiare il lavoro del tecnico allo Sciaffusa. L’allenatore, di origine turca e con grandi trascorsi al Basilea, era stato infatti capace di risollevare la squadra giallonera dall’ultimo alle prime posizioni in Challenge League, impresa che gli aveva consentito di tornare a sedersi su una panchina in massima serie. In ogni caso, si trattava di tre tecnici capaci e di grande preparazione calcistica.
Anche quest’anno, la scelta è stata tra i migliori, tra l’altro tutti giovani (Sono tutti e tre alla soglia dei 40 anni). Seoane (l’unico che li ha già compiuti, essendo classe 1978) ha infatti disputato una grande girone d’andata con i campioni uscenti e, lo scorso anno, a Lucerna, ha portato i suoi dalla zona retrocessione alla qualificazione europea. Preparato, mai sopra le righe (non ricordiamo di averlo mai sentito coinvolto in una polemica), ha perfezionato una macchina di per se già di alto livello come i panzer di Berna, facendoli tutto sommato ben figurare anche in Europa.
Ludo Magnin (nato nel 1979) è forse il più esplosivo allenatore della massima serie elvetica: l’uomo giusto per una piazza calda e appassionata come quella dello Zurigo. Lo scorso anno, subentrato a Uli Forte, e proveniente dalle giovanili del club tigurino, si trovò a dover subito affrontare il Grasshopper, prima in campionato e poi in semifinale di Coppa svizzera: non proprio una partenza facile. In campionato venne sconfitto di misura, ma si aggiudicò la partita che contava davvero, quella che gli garantì l’accesso alla finale di Berna. Allo Stade de Suisse, in uno stadio bollente di entusiasmo, davanti ai neo campioni svizzeri e al loro pubblico (ma, trattandosi della finale di Coppa, la rappresentanza biancoblù sugli spalti era numerosissima) il tecnico romando (è nato a Losanna) fece il capolavoro, battendo 3-1 i gialloneri.
Marc Schneider è il più giovane (classe 1980), di scuola Thun, dov’è nato non solo calcisticamente. Alla corte di Gerber (uno dei dirigenti più abili del calcio svizzero) s’impara alla svelta. Il tecnico, dopo la gavetta alla giovanili, si è trovato a dover sostituire non uno qualunque ma Jeff Saibene, uno che di esperienza ne ha. Tra l’altro, il subentro doveva avvenire a fine stagione (nel 2017): invece, il lussemburghese emigrò a metà marzo di quell’anno in Bundesliga 2, e Schneider si trovò catapultato in anticipo sulla panchina biancorossa.
I risultati gli diedero ragione (il suo Thun si salvò), e altrettanto è successo nella scorsa stagione, con anche qualche risultato di grande prestigio (una vittoria 0-4 in trasferta sul campo dello Young Boys futuro campione, per esempio). L’attuale piazzamento in classifica, il bel gioco mostrato dai suoi nel girone d’andata, la valorizzazione di tanti elementi (Fassnacht e Lauper su tutti, ma di bei giocatori in maglia biancorossa ce ne sono tanti) gli fanno meritare questo riconoscimento. Vedremo, lunedì sera, cosa deciderà la giuria.