Finalmente, riparte anche il nostro campionato, dopo l’antipasto forse meno insapore del solito della Coppa Italia e la Supercoppa. Una giornata che ha regalato tante sfide belle e combattute, da Roma-Torino a Napoli-Lazio, passando per Fiorentina-Samp e Cagliari-Empoli: tanti gol, un buon spettacolo e anche alcuni nuovi campioni che si preparano a diventare protagonisti del calcio che verrà.
Unico problema di questo momento? Il calciomercato in corso. Eravamo riusciti a iniziare la stagione senza doverne più parlare, con le squadre già fatte e finite prima dell’avvio. Niente, ha vinto ancora una volta la fame di notizie di chi sul calciomercato ci ha costruito una carriera e così ci ritroviamo a dover riempire conferenze stampa a fare domande di mercato, lanciando ipotesi sempre più strambe. Il risultato? Chiedetelo al Milan, per esempio, che si ritrova a dover gestire un attaccante che ha la testa già da un’altra parte e costringe il suo tecnico a lasciarlo fuori, in un momento in cui le cose già non vanno troppo bene.
Ciò che succede all’esterno sta distraendo in parte anche l’Inter, Icardi soprattutto. Sulla storia del rinnovo si sta creando un polverone fastidioso e l’argentino ha fatto vedere più volte in passato di non riuscire a rendere in campo senza avere serenità e chiarezza sul suo futuro. Inesistente sabato sera e senza di lui l’Inter perde tanto. Il Sassuolo si conferma la bestia nera dei nerazzurri e per poco il calcio propositivo di De Zerbi riusciva a far fruttare persino tre punti, miracoli di Handanovič permettendo. E ora la squadra di Spalletti si trova in una sorta di limbo in classifica: più forte delle inseguitrici, ma non abbastanza continua per raggiungere le prime due della classe.
In attesa della Juventus, il Napoli riparte vincendo la gara contro la Lazio che si è confermata molto insidiosa come previsto. Il 2-1 però non rende merito a una partita divertente e vissuta dal primo all’ultimo minuto: merito del bel calcio degli azzurri, che avrebbero potuto (e forse anche dovuto) segnare di più, ma anche del cuore dei biancocelesti, capaci di soffrire, difendere lo svantaggio e poi, anche con l’uomo in meno, mettere i brividi fino alla fine.
Sin da inizio anno, Ancelotti aveva fatto capire che per lui non esistevano titolari o riserve. Un segno di rottura rispetto all’epoca di Sarri di cui ora vediamo gli effetti, perché il mister degli azzurri ha avuto il coraggio di sperimentare e ora si gode dei campioni che forse, senza questa fiducia, non avremmo mai conosciuto. Malcuit si sta dimostrando un signor terzino, ma sarebbe da vedere e rivedere la partita di Fabian Ruiz e Milik: meravigliosa la classe dello spagnolo, che ha una visione di gioco degna di un grande campione e in mezzo al campo regala tocchi e giocate difficili da vedere, spiace dirlo, da Hamšík; l’altro, invece, sta diventando un attaccante totale, difficile da marcare in area, capace di fare i movimenti giusti, con un piede eccezionale. Una conferma in più, se mai fosse stata necessaria, che agli azzurri non serve spendere una fortuna sul mercato per prendersi il grande nome per l’attacco. Ah, e da ora in poi, quando ci saranno delle punizioni per un mancino, il Napoli saprà a chi farle battere per mettere i brividi ai portieri avversari.
Lazio che, nonostante tutto, esce con qualche rammarico dal San Paolo. È una squadra che sa soffrire e ha anche una buona praticità, ha delle ottime personalità (grande impatto di Correa dalla panchina e non è la prima volta quest’anno), ma resta sempre un qualcosa che manca. Un pizzico di maturità collettivo, ma anche di alcuni singoli come Luis Alberto e Milinković-Savić, quel cartellino di troppo che ti costringe a giocare con un uomo in meno quando hai tutto pronto per l’assalto finale.
In qualche modo, vince ancora la Roma (quarto successo di fila) e almeno per il momento si ritrova quarta in classifica. Nel gioco dei giallorossi ci sono ancora tanti interrogativi, ma almeno i risultati stanno arrivando. Piace l’idea di una squadra composta da tanti italiani, di cui alcuni si stanno dimostrando giovani dall’ottimo futuro, come Pellegrini, ma anche quello Zaniolo arrivato nell’ombra in estate. È presto per cominciare a tessere elogi e fare scomodi paragoni come stanno facendo già alcuni, ma questo ragazzo di sicuro ha talento e tanta fame. E mi sembrano già due discreti punti di partenza per diventare davvero forte.
Curioso il fatto che, almeno per il momento, la classifica marcatori sia dominata da tre giocatori a 14 reti: Cristiano Ronaldo, Duván Zapata e Fabio Quagliarella. Il primo certo non sorprende, decisamente di più gli altri due. Su Quagliarella si è scritto e detto tanto: è un calciatore dal grande cuore, che si sta meritando questa seconda giovinezza. Farà 36 anni a fine mese, ma ha la spensieratezza di un ragazzino ed è quel momento in cui ti puoi permettere di provare, sperimentare, perché ti sta venendo tutto. Alla Fiorentina rifila un’altra doppietta, segnando per la decima gara consecutiva. Ora, davanti agli occhi, c’è forse un ultimo appuntamento con la storia: le undici di fila di Batistuta stagione 1994-1995. E Quagliarella ora ci deve credere.
Zapata, invece, ha decisamente molti meno anni, ma il discorso è simile. Ci ha messo un po’ per sbloccarsi, poi all’improvviso ha rotto il ghiaccio e ora fermarlo sembra impossibile. Matura anno dopo anno e Gasperini ha finalmente trovato una punta davvero prolifica capace di tramutare in oro tutta la quantità di occasioni che crea la sua squadra. Quattro gol a un Frosinone non pervenuto, tutti da attaccante di grande livello. L’Atalanta si sta trasformando in una macchina da gol paurosa, 44 reti in 20 partite, nettamente il miglior attacco del campionato.
Intanto, a Firenze forse si è risolto il problema dell’attacco. Muriel torna in Italia e all’esordio fa doppietta. Conosciamo bene il colombiano e sappiamo quali sono le sue potenzialità, se rispetta le aspettative i viola si sono presi un giocatore completo e di ottimo talento. L’esperienza a Siviglia deve rimanere una parentesi di chiaroscuri, senza influenzarlo su quello che accadrà nei prossimi mesi, perché Pioli ha davvero bisogno di un bomber da doppia cifra. Basta non rovinare tutto facendo disastri in difesa, come accaduto ieri contro la Samp.